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venerdì 31 dicembre 2010

Vigilia di Capodanno

 
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Con l'ultima delle mie creazioni natalizie ( ma sarà proprio l'ultima? ) siamo giunti alla Vigilia di Capodanno. "L'anno vecchio se ne va/ e mai più ritornerà/ io gli ho dato una valigia/ di bugie e disobbedienze.." Mi torna in mente la filastrocca di quando ero bambina con quella sensazione dolce amara dei canti e delle storie della fanciulezza. "Sentia nel cuore la dolcezza amara dei canti uditi da fanciullo.." Ohimé chi l'ha scritto? Pascoli, sì Pascoli sicuramente ed anche questa è una poesia dell'infanzia. Chi fa più imparare a memoria i poeti? Bando alle divagazioni!I giorni tra Natale e Capodanno, quando andavo a scuola e non solo da studentessa,erano i più "gustosi", ti davano la sensazione che le vacanze fossero ancora lunghe; ricordo di aver letto, credo a dodici o tredici anni il mio primo libro di Delly, dono di Natale, ricordo che quello stesso anno la gattina di casa scodellò i suoi micetti in una cesta preparata da nonna Titta. Tutto ha un sapore di attesa e di placido godimento. Da Capodanno in poi i giorni rovinosamente pecipitano verso la fine delle vacanze. E il Primo dell'anno? Come diceva la filastrocca? "Anno nuovo,avanti, avanti/ ti fan festa tutti quanti! /Tu la gioia e la salute dona ai cari genitori/ ai parenti ed agli amici,/rendi lieti tutti i cuori". Ecco è lì il problema: sogni, speranze, promesse (D'esser buono ti prometto/ Anno Nuovo benedetto." Ecco promesse tante, ogni anno, faccio buoni propositi, anzi i miei li ho formulati in un piccolo decalogo che pubblicherò, forse nei prossimi giorni, ma poi? L'ombra del "venditore di almanacchi e del passeggere" sta lì, dietro l'angolo ad ammonirti. Stamattina ho fatto gli auguri all'amico Manfredo e gli ho chiesto" Come va?" Mi ha detto: " Ci risentiamo dopo Capodanno, così vediamo se c'è qualcosa di nuovo da raccontare." Anche lui ha citato Leopardi. Mi manca la sua fine ironia che rendeva piacevoli gli scrutini, il suo modo inconfondibile di ammonire "Ragioniamo!" quando si accendeva qualche discussione. Tante cose mancano, ma chissà, tante altre buone stanno lì dietro l'angolo pronte ad essere afferrate. Riusciremo a cogliere il meglio che questo pazzo mondo ci può offrire? E' l'augurio che faccio di cuore a tutti quelli che amo.Tanto per scaramanzia sul blog ho messo l'albero col peperoncino, rosso e piccante che tiene lontane streghe ed altri spiriti maligni.

mercoledì 29 dicembre 2010

Condividi!!

 
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E' un imperativo categorico.Altro che Kant! Mi fa un baffo. "Io devo" non mi dice niente, non perché non sappia la sacralità del concetto, ma perché in pratica mi pone mille dubbi. Devo, lo so , ma cosa , cosa devo fare in questo momento, tacere, parlare, o che altro? Condividi, lo apprezzo di più, è la funzione essenziale di Facebook e sono ben felice che il suo inventore sia stato proclamato"Uomo dell'anno"Sì, va bene, sono d'accordo, anche Facebook può essere pericoloso, lo so bene; d'altra parte non lo amo al 100%, amo il principio della condivisione. E l'Albero che c'entra? Beh! Anzitutto è una delle mie creazioni prenatalizie ( non avevo detto che dovevo recuperare i gioni dal 6 al 26 dicembre? Molte ore mattutine in quei giorni sono state dedicate alla confezione dei regali per le mie amiche,motivo di grnde soddisfazione, ma anche di ansie e di foga creativa. Avete presente Benvenuro Cellini e la fusione del Perseo? Paragone irriverente, senza dubbio, ma rende l'idea di certi momenti in cui sogni di avere un piccolo esercito di cucitrici al tuo servizio perché vorresti vedere già il progetto finito. Con l'Albero ho condiviso un'ora di compagnia con Isavel, amica emigrata in Abbruzzo; con lei ho trascorso fino a qualche anno fa ore felici. Ci univa la passione per le casette delle bambole (impossibile dimenticare la mia prima roombox per la quale abbiamo scelto insieme dopo un ora di ripensamenti il tappeto da mettero sotto al mini tavolino). E le uova di Pasqua? E i preparativi per il Natale? Isavel cominciava a pensarci subito dopo Ferragosto con grande scandalizzato divertimento dei suoi famigliari che la prendevano in giro. Due ore di felice condivisione con Elena,la più cara e preziose delle mie ex alunne, quella che mi sta ancora vicino. Per lei una piccola agenda planning da borsetta, degna di una giovane donna in carriera. e, dato che il motto non può mancare "Tristo è quell'allievo che non supera lo so maestro." Non posso dimenticare che le ho insegnato i primi rudimenti del computer per una tesina universitaria. Quanta strada ha fatto! Ha impostato egregiamente il sito web di Fabrizio, ha abbozzato il mio. Chissà se nel 2011 mi slancerò in questa nuova impresa? Condividere non è sempre facile, qualche volte è noioso, vedasi preparazione per Assemblea condominiale con mille file excel per il mio adorato pignolissimo marito, vedasi il serale appuntamento con Texas Ranger; per quanto cerchi di ritardare l'ora della cena lui è sempre là con le sue impropabili avventure già viste non meno di tre o quattro volte. Purtroppo condividere è anche penoso; ho vissuto l'ansia di Anna per la amata sorella in fin di vita, il suo desiderio di abbracciarla un'ultima volta ,mentre la neve rendeva impossibile il viaggio in Toscana. Alla fine ce l'ha fatta, ma Nonna Dina se n'é andata e la sua fine ha gettato un'ombra buia su questo Natale. Il mio vecchio Preside diceva che "comprendere " significa "prendere con sé". Caro " Fisarmonica", avevi ragione!
Il mop cuore è piccolo, non riesco ad abbracciare le pene del mondo, ma già così è molto frazionato. Bene, è ora di finirla! per quanto riguarda chi legge questo blog, cercate di condividere la confusione di questo ultimo e di perdonare se sono stata incoerente.

lunedì 27 dicembre 2010

Dopo Natale


Aprendo questo nuovo post mi sono accorta di quanti giorni sono trascorsi dall'ultimo.Non era nelle mie intenzioni; mentalmente ne ho scritti tanti, ma non ho avuto il tempo di metterli sulla carta. Sono rimasti lì, sospesi nel limbo delle buone intenzioni ed ora questo lungo periodo si presenta come una matassa ingarbugliata ,fitta di sentimenti, sensazioni, fatti piccoli e grandi da riordinare, proprio come il filo di lurex che stamattina ho dipanato un po' per sfida con me stessa, un po' forse per dare un verso ai miei pensieri.Forse però è meglio cominciare proprio dal giorno di Natale, piccola, grande parentesi rosea, sospesa tra una Vigilia fitta di attività e lavoretti diversi (sostegno per il Presepe, come tutti gli anni opera di Danilo, un'ultima palla da attaccare all'albero, e tanto cibo da cucinare ) e un Santo Stefano calmo di riassestamento e godimento dei regali ricevuti.La mattina del 25 ho cominciato ad ore antelucane a preparare la tavola con tovaglia rossa cangiante e decorazioni diverse, nonché reperimento di piatti, posate e bicchieri. Telefonata rituale con Marina nella pace e nel silenzio della casa addormentata, ricordi di altri Natali, condivisi con chi non c'è più ( ma la memoria non si "sfolla" e ancora adesso quando ricevo qualche bella notizia per un nanosecondo mi dico:"Adesso vado a dirlo a mamma"). Sforzi immani per svegliare Danilo e convincerlo a sedersi al tavolo della colazione, poi uscita per la Messa delle dieci per essere in casa per l'arrivo di Fulvia, Luca e Sabina. Momento bellissimo come al solito per lo scambio dei doni, studiati e meditati in anticipo,quanche lacrima di commozione per la dedica del regalo di Danilo a Luca (il suo vecchio libro di meccanica razionale fitto di foglietti di appunti con sudatissimi esercizi risolti). Ho chiesto a Fabrizio un libro su Petronilla, personaggio forse sconosciuto alle mie amiche e lettrici, autrice per anni di ricette di cucina sulla "Domenica del Corriere" che puntualmente entrava in casa mia quando ero ragazzina. Una sua ricetta, ritagliata con cura l'ho trovata nel vecchio "Artusi" di mia nonna, da me recuperato anche se mancante purtroppo di qualche pagina. Un regalo desiderato, un tuffo nel passato che mi scalda il cuore. Atteso, attesissimo il telefonino che era di Fulvia, superacessoriato, ma superato per lei, com'è giusto che sia. Per me stupendo, anche a rischio di passare per scema, dato che è di un tenerissimo rosa ed ha un microscopico micetto sul frontale e un altro pupazzetto sul retro. Del resto questa nonna stranocchia ci ha azzeccato con uno dei suoi regali alla giovane nipote, scegliendo un borsello con un meraviglioso stregatto di Alice. Perché non ho più diciannove anni? Pranzo lieto e divertente con nonno Danilo che, per la giovane nipote, s'improvvisa Mentore di schermaglie amorose e di approcci sentimentali con l'altro sesso (- Ma è proprio il mio padre Cerbero? - si domanda Sabina)e nonna Luciana che rievoca i suoi inesperti diciannove anni e i suoi primi incontri con il futuro marito ( sempre Danilo, naturalmente). Passato e presente s'intrecciano in una vivace conversazione nell'attesa di un futuro che si spera sempre miglore per tutti. Questo il Natale, ai prossimi giorni il recupero del pregresso e le nuove esperienze, tra l'altro ho ancora qualche regalino da fare, Natale non è finito e l'atmosfera di attesa, amore e condivisione non dovrebbe finire mai.

lunedì 6 dicembre 2010

Il villaggio di Babbo Natale

 
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Mentre i lavoretti "fai da te" stanno prendendo una forma accettabile, la casa sta cominciando ad assumere una prima configurazione natalizia. Compaiono le decorazioni accessorie tra cui la mia prediletta ed orronunciabile, il piccolo villaggio di Babbo Natale, quanto mai improbabile e fatto di casette, omini-candeline che stanno da anni nella credenza in attesa di ricomparire a tempo debito sul davanzale. Ogni anno qualche particolare cambia, ma alcuni pezzi sono sempre gli stessi, come la casetta di ceramica bianca, che mi ricorda Luca e Sabina appena sposati e il loro primo Natale insieme. Oggi è il loro ventesimo anniversario. Giornata lavorativa per Sabina, convalescenza per Luca, Fulvia e scuola, noi qui, lontano, ma sempre vicini col pensiero. Credo che a tutti sia capitato di sentire il cuore diviso,- A metà? -No, sarebbe troppo comodo. Il cuore è frammentato perché vorrei essere in tre parti diverse, ma non dico quali. Meglio dedicarsi ai lavoretti natalizi, alle immancabili faccende domenstiche, alla spesa quotidiana, per non parlare di arance condominiali, raccolte sabato pomeriggio con Anna, che volteggia agile sulla scala, mentre a me al secondo gradino gira la testa. Meraviglioso bottino di frutti profumati che mi guardano male, perchè attendono di essere puliti, tagliati e cotti per la fatidica marmellata di arance con ricetta all'inglese, fornita dalla sempre preziosa Anna. Nel frattempo la cameretta laboratorio assume un aspetto sempre più caotico, mentre gli oggetti messi da parte per decorazioni ed altro, appaiono e scompaiono peggio dello stregatto di Alice.Il problema è che con gli anni sono un po' meno disordinata, anzi ho forti aspirazioni all'ordine per cui mi sono prefissa di catalogare e sistemare decorazioni, legni, palle, colori, stoffe, angeli e Babbi Natale ( a proposito dov'è finito quello che si arrampica?) per generi e sottogeneri ( sic!) , ma la natura di fondo è sempre quella.Sono una disordinata pentita sulla via della redenzione. Danilo ha sempre sostenuto che mi calza a pennello una opportuna modifica, inventata da lui, del noto principio di Archimede,"Datemi un punto di appoggio ed io ci appoggio qualcosa" Carina vero? Ma col tempo posso sempre migliorare ........

sabato 4 dicembre 2010

Anche questo è Natale!

 
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Lo so che la foto non è un gran che, tra l'altro non si legge il nome del teatrino; ebbene, lo scrivo qui:"Il tempo ritrovato". E questo spiega perché questo rozzo teatrino, rozzo e raffinato (Avete visto la scritta del Globe dove si rappresentava Shakespeare? " Totus mundus agit histrionem" Ovvero tutti recitiamo) ha qualcosa a che vedere con il Natale che è ormai alle porte.
E' il teatrino della memoria, quello del mio primo Natale dopo la guerra. Ricordo ancora che mi sono svegliata prestissimo per l'ansia di vedere cosa c'era dietro la porta del salone chiusa a chiave. Un Natale post bellico, un Natale con pochi soldi. L'unico giocattolo comprato era la mia prima bambola,( ricordo solo che aveva i capelli neri, morbidi e ricci), c'erano due meraviglie di creatività. opera di zio Silvano e zio Roberto, un teatrino grande di compensato con tanto di scenari dipinti e un letto per la bambola. Gli zii si erano dati da fare in base alle loro diversissime abilità. Uno era stato l'artefice di tutte le strutture, l'altro aveva dipinto scenari e fronte del teatrino. Ecco perché il mio teatrino ha due maschere ai lati del tendone, ma io ho solo fatto del banalissimo decoupage. E il letto della bambola? Sulla testiera e sulla pediera lo zio aveva dipinto le testine dei sette nani di Biancaneve, quella di Walt Disney che la T.V. ci ripresenterà durante le feste. Il mio primo cartone animato. Indimenticabile! Eppure, negli anni caldi della scuola, che sembrano essere tornati, quante gliene hanno detto al magico creatore di favole: che peccava di facile buonismo, che era diseducativo perché presentava una falsa ed edulcorata visione della vita... Perchè mai dovremmo privare i bambini delle favole? Anche quella del mio teatrino lo è; è la favola di Biancastella, una canzoncina che cantava sempre mio zio Umberto. Mi sembra ancora di risentirlo: "Un bel dì Biancastella, nel boschetto andò e incontrò, baldo e fier sulla sella il bel cavalier del mister." La ricordo ancora tutta.... E mentre Biancastella se ne va col suo misterioso cavaliere, che poi è un re che la porta nel suo regno della fantasia, io sto qui e penso che la magia del Natale, anche quando tante persone care ormai non ci sono più ,è viverlo con "il di più di ieri" ( non conoscete la "quarta dimensione" di Vittorini?) e nell'attesa del 25 dicembre 2010 rievocare tanti bei momenti trascorsi e sommarli nella nostra mente in uno splendido collage. So che anche voi avete qualche Natale speciale da ricordare, mi piacerebbe conoscerli tutti.

martedì 30 novembre 2010

Anteprima di Natale

 
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Il "gioco" degli angeli è incominciato, perché Marina ha parlato a Ginevra del'angelo custode e ha scelto un buffo e tenero angioletto di nome Ginevro al quale la piccola si deve rivolgere per essere meno capricciosa. Io credo negli angeli, ma credo anche che ai piccoli la loro spirituale dimensione debba essere resa più accessible. Angeli buffi e strani sono tra le cose di Natale che mi piace realizzare. Così da un piccolo riciclo è nato l'angelo Stefano, per la piccola Stefania, e l'angelo Marino, che è un po' cicciottello, tanto quanto mia sorella è, ed è sempre stata magra. Credo che il gioco continuerà; mi domando ,come sarà l'angelo Sabino? Magia del Natale! Una magia che è cominciata da tempo, compulsando fascicoli e riviste rispolverando il quaderno iniziato due anni fa, dove ci sono i progetti realizzati, quelli incompiuti e il diario dei miei tormentoni creativi. Ho quasi ultimato una tegola con presepe; è un debito di affetto e di amicizia, che ho dall'anno scorso. Non è stato facile farla decollare, perché i progetti degli altri in genere mi stanno stretti, perché la scelta tra le carte da decoupage è spesso impervia. Stamattina mi sono impuntata sulla immancabile stella cometa, ritagliata da un album come unica virtualmente possibile, ma che alla posa in opera rischiava di somigliare ad una deflagrazione atomica. Dopo circa venti minuti di tagli e ritagli, circondata da altre stelline ha assunto, almeno spero, un aspetto più consono alla sua natura, salvo ulteriori abbellimenti rimandati a domani.Nel frattempo in questi ultimi giorni il caos nella mia cameretta - laboratorio sta crescendo vertiginosamente, perchè si accumulano nei diversi punti di appoggio materiali degli scorsi anni che penso di poter utilizzare per qualche progetto. Già perché la tegola è solo il primo dei regali che ho in mente di fare....e le idee che spuntano come i funghi si accavallano,un po' di ordine non guasterebbe, ci provo sempre, ma poi.........

giovedì 25 novembre 2010

Un angolo per la poesia

Sarà perché ho trascorso tre giorni in trasferta a casa di mia figlia e nella sua collezione di pupazzi e pelouche ( è un vizio di famiglia ) ho ripercorso le tappe della nascita e della crescita di Fulvia, mia adorata nipote ora diciottenne, sarà perché Natale è alle porte, ma anche nelle strade e nelle vetrine dei negozi e nella nascita del Bimbo Divino, io rivivo ogni nascita, gioia e speranza, promessa del futuro, sarà perché ( vedi Proust ) la memoria è involontaria, mi sono improvvisamente ricordata le due piccole poesie ( io le chiamo così, ma forse non lo sono veramente) che Danilo ha scritto per la nascita dei nostri figli. Così ha salutato l'arrivo di Sabina:" Bianca come le nuvole, azzurra come il cielo, profonda come il mare, Sempre nel mio pensiero come l'onda sulla sabbia. -Chi sei tu bimba mia?- Non lo so ,Papà-" E questo è stato scritto per Fabrizio :" Quando con te divido il cuscino, Tengo tra le braccia un mondo piccino, E' il mondo degli angeli, E' il mondo dei bimbi, E' il mondo degli occhi limpidi."
Leggendo queste poesie , andate poi a dirmi che " le donne discendono da Venere e gli uomini da Marte"! Sarà pur vero, ma anche Marte si riposa in grembo a Venere e dimentica le furie della guerra. E il Divino Omero ( o chi per lui )dove lo mettiamo? Ettore che dalla battaglia, nella sua pesante ( Dio solo lo sa quanto pesavano!)armatura solleva con le sue forti braccia in alto suo figlio, pieno di tenerezza e di orgoglio,è una immagine eterna. E non mi venite a dire che aveva assisito al parto, come ora si vuole che sia, o che cambiava lui i pannolini al piccolo, quella era roba da donne, come lo è stata per secoli. Danilo quando i suoi figli erano appena nati non aveva nemmeno il coraggio di toccarli, sfiorava appena la testolina con un dito o con le labbra, aveva paura di romperli, l'idea poi di averlo tra i piedi mentre partorivo mi avrebbe fatto orrore. Perché un vero uomo senta la gioia e la tenerezza della paternità non c'è bisogno che al momento opportuno ( o meglio per me inopportuno) indossi il camice ed entri in sala parto,il fatto che accudisca il bambino è una necessità dei nostri tempi ( si dice che gli uomini americani siano bravissimi a fare i "mammi", quando le mogli vanno a lavorare), ma questo non toglie o aggiunge nulla alla paternità, al legame che si istituisce tra padre e figli. Fulvia adorava la sua mamma, chiamava sempre lei quando aveva qualche piccolo malanno, ma non posso dimenticare che prima di sdraiarsi per la rituale pennichella pomeridiava, che faceva rifiatare una povera nonna indifesa ( io ) si avvolgeva tutta nella giacca della tuta del suo papà, scudo e difesa contro ogni occulta minaccia. E se un bimbo un papà non ce l'ha? Bene,spero che trovi sempre qualcuno che lo sappia sostituire, dando regole e consigli,aiuto e protezione e.. che il Cielo e qualche angelo buono ( io credo negli angeli, alcuni girano su questa terra travestiti da umani )lo assista!

giovedì 11 novembre 2010

riciclo creativo

 
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Ecco, vi presento Grigetto innamorato, il gatto fermporta ( le mie porte non hanno bisogno di fermo ,ma lui ci sta tanto bene ),l'ultima mia creazione. In realtà niente di originale, se non fosse che è nato dal riciclo del contenitore di plastica dello sgrassatore universale,da un paio di orribili calzettoni grigi di Fabrizio, più adatti a temperature polari, da un nastro conservato di non so quale confezione. Il muso? E' la pianta di un calzino di Danilo ridotto ai minimi termini. Quella del riciclo è uno dei miei tormentoni, ci sono degli oggetti che fatico molto a buttare nella spazzatura. Per esempio, adesso ci sono altri due contenitori di detersivo, più grossi e ciccioni che mi guardano male dall'angolo della cucina in cui li ho relegati. La tentazione è forte; uno di questi sicuramente diventerà un Babbo Natale,personaggio che mi sta estremamente simpatico e che ogni anno tento di riprodurre in modo diverso. So benissimo che ci sono designer che riescono a fare cose meravigliose con materiali molto umili,ma io non ho questa genialità,né gli strumenti adatti per il bricolage pesante. Fatto sta che quando su qualche rivista c'è la pagina del riciclo creativo, è la prima che vado a compulsare freneticamente, cercando idee da realizzare. Non bisogna confondere il riciclo che realizza oggetti diversi, quanto mai diversi dal materiale originale, con quello che la Rai chiama pomposamente rewind, perché dicendolo in inglese tenta di nobilitare una bassa operazione con cui rifila agli spettatori episodi di serial già visti, come se migliaia di persone fossero in attesa frenetica di rivederli. Nessuno ha insegnato a questi illustri signori che solo le opere veramente ben riuscite meritano di essere viste e riviste. o lette e rilette perché ogni volta scopri qualche particolare che prima non avevi notato, perché riesci a ridere o a piangere o a stupirti come se fosse la prima volta. Bene, come al solito, sono un po' uscita dal seminato; ditemi cosa ne pensate del mio gattone e la prossima volta...beh! per la prosima volta ho già un'idea che mi frulla, ma non rilascio dichiarazioni.

martedì 9 novembre 2010

Strani oggetti sparsi per casa

 
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Capita a volte di essere in sintonia con qualcuno che scrive e interpreta i tuoi sentimenti.Qualche tempo fa ho letto un articolo di un illustre personaggio,non ricordo asolutamente chi fosse,che manifestava il suo attaccamento per certi"oggetti" della sua villa.Citava anche Proust, ma avrebbe potuto citare il mio amato Montale.Ci sono delle cose che non hanno un valore intrinseco, ma che sono cariche di sentimenti, di ricordi, di amore. La sintonia con l'illustre personaggio finisce qui, perché gli "oggetti" da lui elencati un valore ce l'avevano, eccome! Si trattava di mobili antichi ereditati dalla sua famiglia, di libri preziosi della sua consorte non meno altolocata di lui. La mia casa è popolata di strani oggetti, alcuni forse hanno un certo valore, altri, come il grosso e ciccione elefante di ceramica mi sono infinitamente cari perché ad essi é legato un brandello della mia vita. Guardatelo! Non è tanto bello con le sue improbabili margherite, quattro per ogni decennio di matrimonio? L'ha fatto Sabina, mia figlia per festeggiare, qualche anno fa i quarantanni di matrimonio mio e di Danilo. Siccome è arrivato in ritardo (problemi di cottura) é stato preceduto da un elefantino piccolo, acquistato, grigio anche lui. Vi ricordate il piccolo Dumbo? Ecco, io me li guardo la mattina dalla mia prediletta poltrona e mi fanno compagnia.Lui è diventato il capomandria dei miei numerosi elefanti, mi fa pensare alle cose belle della mia vita, ai momenti preziosi, quelli sì, che bisogna custodire nella memoria perché ci aiutano a superare le tempeste. Ed è proprio a Sabina che voglio cedere la parola; sin da piccola mi scriveva dele lettere che io trovavo sotto al mio cuscino quando andavo a letto, in cui mi raccontava le sensazioni, le piccole grandi emozioni della sua giornata. Adesso ogni tanto mi manda "un pezzo" che io conservo in una cartella del computer che porta il suo nome. Questo è lo stralcio di un brano che ha lo stesso titolo di questo blog:
" A novembre mi piace girellare per casa, rileggere i miei libri dall'inizio, dalla fine, a sbalzi, l'uno chiama l'altro: Sono tutti nella librria dello studio. C'é anche << Il paese di Sgobbonia>> e << Tutti a scuola>. Di questo mi piace il calendario: ad ottobre il bidello brucia le foglie, a novembre la maestra Dolcina si impantana per andare a scuola, poi arriva il ventoso gennaio... Le giornate si accorciano... La sera c'é l'ora magica, era l'ora del gioco con le carte degli Aristogatti. Il mazzo è in libreria, lo tengo sempre a portata di mano, in modo da incontrarlo quando prendo il vocabolario di Fulvia, quando sistemo un pupazzo. Noi ci giocavamo sempre con nonno. erano possibili vari giochi; il nostro preferito era << sputo nell'Oceano >>, pescavi una carta e poi un'altra, se erano uguali ,bene, altrimenti dovevi posarle di nuovo nel mucchio: Ogni carta aveva il suo personaggio, a noi piaceva quella che raffigurava lo zio Reginald: Nonno lo chiamava cornacchione e fingeva di disperarsi quando gli capitava e noi ci divertivamo moltissimo." Così spesso sono le cose più banali ad acquistare signficati profondi, a riportarci indietro nel tempo per fissare momenti che non possono essere dimenticati. Penso che ognuno di noi abbia di queste strane cose sparse per casa. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano le mie poche, ma sempre amate lettrici.

lunedì 25 ottobre 2010

caretta caretta

 
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Io sto con le tartarughe, con le caretta caretta,gigantesche quando sono cresciute,piccole, tanto piccole da stare nel palmo di una mano quando, schiudendosi le uova iniziano la loro corsa verso il mare, verso la vita. Una corsa breve, lunghissima per loro, insidiosa tanto che poche sopravviverebbero se giovani naturalisti e/o amanti della natura non vegliassero di notte per proteggerle dai gabbiani che se le mangiano. Sto con le tartarughe, sto con mio figlio Fabrizio che ormai da quattro o cinque anni passa una parte dell'estate a Linosa e lavora con altri come lui per proteggere e salvare tanti esemplari di questa specie. E gli elefanti? No, non ho tradito gli elefanti, pazienti, forti, laboriosi, servizievoli e DI BUONA MEMORIA .Li amo perché vorrei avere tutti i loro pregi, mentre ho solo una caratteristica in comune, quella della memoria lunga. Non dimentico mai il bene che ho ricevuto, purtroppo neanche il male, soprattutto quello che è stato fatto a chiunque amo. Per questo quando penso a mio figlio che è senza lavoro,( e quando non ci penso?) e a tanti come lui sono presa da una rabbia infinita e vorrei.....non so cosa vorrei fare per cambiare questo mondo che va alla rovescia. Le piccole caretta caretta sono lo specchio di una realtà tragica, quanti giovani ( e non sono BAMBOCCIONI!)non riescono ancora ad arrivare al mare, si arenano negli scogli della disoccupazione,perchè nessuno li protegge, nessuno li aiuta nella loro corsa verso la vita. Oh! sì, i problemi sono tanti,il momento è difficile, ma quanti invece arrivano , magari senza merito? Non vorrei essere retorica,né ho intenzione di far spargere lacrime inutili, ma ogni volta che squilla il telefono e devo dire di no a qualche giovane che vuole vendermi qualcosa non posso fare a meno di provare una stretta al cuore e sono colta da "astratti furori". Ebbene, la citazione non poteva mancare. Vittorini me l'ha prestata, uno che aveva capito qual'è la tragica situazione di chi vede tanto male intorno a sé e non può prendersela con nessuno, perchè i nemici sono tanti, perché dovrebbe distruggere il mondo e poi rifarlo,e allora s'infuria quando sente alla TV la voce da cornacchia gracchiante della presentatrice TANTO BRAVA,che ti rompe i timpani e ha pure una sgradevole cadenza dialettale,quando assiste a certe interviste e si accorge dell'ignoranza dilagante.L'ultima battuta che mi ricordo, ma non è la sola "L'Italia è il paese di Goldoni, infatti LA CALUNNIA è UN VENTICELLO" (sic!) Povero Rossini!, Povero Barbiere di Siviglia che non è ispirato a nessuna commedia di Goldoni! Oddio! nessuno è obbligato a saperlo, ma almeno evitiamo di fare citazioni inappropriate.Adesso basta! Bisogna comunque andare avanti e cercare di sopravvivere,facendo lavorare il cuore e il cervello, pregando che il Signore ci assista nella quotidiana battaglia.

domenica 17 ottobre 2010

Io parlo da sola.

Ebbene,sì, lo confesso, parlo da sola, anzi a a volte straparlo; spesso mi viene il dubbio che si tratti di un inizio di demenza senile, ma forse è solo la conseguenza del mio difficile rapporto con le faccende casalinghe, o anche, perché no?, della malignitità insita negli oggetti che usiamo quotidianamente.Se è vero che "anche i bancari hanno un'anima",cosa di cui dubito fortemente, sicuramente gli oggetti ne hanno una, ed è perversa. Se dovessimo cercare un esempio efficace della nota legge di Murphy," Se qualcosa deve andare male, certamente lo farà", ebbene, la potremmo subito trovare nelle tazzine da caffé ( oggetto per il quale nutro un'insana passione) che trovano il modo di sgusciarti dalle mani con serpentina agilità, mentre le stai lavando,e sono proprio quelle che ti piacciono di più a finire miseramente sul pavimento.Qualche anno fa, non so quale marca di caffé dava, raccogliendo i punti, delle belle tazzine con raffigurati celebri dipinti. Per essere sicuri di averne almeno sei,abbiamo proseguito la collezione, raggiungendo la quota "nove tazzine"; ora ce ne sono solo quattro. Inutile dire che i miei pittori preferiti se ne sono andati per primi.E che dire dei tappi? Se qualche volta vado in escandescenze è colpa della passata di pomodoro sigillata peggio della cassaforte della banca d'Inghilterra o della varechina che riesco ad aprire solo con il pappagallo. Spesso, lasciandomi andare alle fantasticherie, penso che scriverò un libro sul genere del "Solo il budino ascolta i miei sospiri" che ho letto svariati anni fa. Io non faccio più i budini da un pezzo (eppure erano il mio cavallo di battaglia),mi cimento piuttosto nella non facile impresa di fare cibi saporiti senza usare il sale, evitando i grassi animali e usando poco olio.Secondo il nutrizionista che ha prescritto la dieta a Danilo dovrebbe essere facile usano le spezie( sic!). Posso assicurarvi che tanto facile non è, ma a forza di tentativi e di qualche piccolo compromesso qualche risultato l'ho ottenuto. Dicevo del libro, si protrebbe intitolare "Memorie di una ex prof. casalinga disperata" Chissà che non mi frutterebbe interviste televisive e un telefilm del genere "Desperate housewifes"? Eppure non è vero che non amo del tutto le faccende domestiche, odio solo quelle ripetitive. Per esempio, datemi un bell'angolo da affrescare col decoupage, un nuovo cuscino da confezionare,( ne ho in programma uno delizioso a forma di gatto),fatemi rivoluzionare una stanza da capo a fondo o almeno la disposizione dei soprammobili, mi fate felice. E' la noioso routine, spazza, lava, asciuga, spolvera, che mi uccide, sempre la stessa, sempre uguale, senza un pizzico di imprevisto che lasci spazio alla creatività. Qualcuno potremme dirmi,"Non hai per anni insegnato quasi le stesse cose?" Eh no! C'è una bella differenza. Se il tuo interlocutore è la scopa o lo straccio da lavare per terra,anche se gli parli, lo sgridi o gli dici "bravo, bravo" il discorso non cambia. Ogni classe è diversa da quella dell'anno prima, ogni alunno è un mondo da scoprire, le parole non cadono nel vuoto, ma vengono recepite o rifiutate o contestate o commentate e ogni volta è differente. Come al solito la sto facendo troppo lunga, è ora di chiudere perché inizia una nuova giornata ed anche la domenica non prevede esoneri dalle incombenze quotidiane, forse solo qualche piccolo sconto.P.S. Non ho un'immagine per questo blog, solo Chiara Nocentini con la sua agile matita saprebbe ilustrarlo a dovere.

venerdì 15 ottobre 2010

Vi presento Remigino

 
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Remigino è un prodotto della mia fantasia,è il folletto del buon mattino, quello che, se ti svegli di cattivo umore e pensi alle diecimila cose noiose che devi superare durante il giorno ti racconta una storia, una storia vera che assume un alone fantastico perché riguarda l'infanzia. Mattine fa mi ha raccontato questa storia:non l'ho scritta io, ma qualcuno che mi è molto vicino da sempre e per sempre.
"C'erano una volta due bambine che vivevano in una casa così grande e così poco illuminata che, quando d'inverno scendeva la sera, gli angoli bui sembravano sempre pronti ad aprirsi su un universo di mostri. In particolare il lunghissimo corridoio, che portava al portone d'ingresso,si popolava al crepuscolo di ombre inquietanti e, se non fosse stato per l'occhio rosso della stufa ( era una monumentale, stupenda Becchi di terracotta n.d.r. ) e i rintocchi della pendola, non avrebbero avuto il coraggio di passare da una stanza all'altra.Comunque,prima di addormentarsi, la più grande non poteva fare a meno di controllare che sotto al letto non ci fossero intrusi, e la più piccola infilava la testa sotto le coperte per non vedere e non essere vista. Le loro manovre, tuttavia,non sarebbero bastate a rasserenarle se non ci fosse stata in quella grande casa una famiglia tanto numerosa da scoraggiare qualsiasi ospite indesiderato, più o meno immaginario.
Si volevano bene le due sorelle,che pur sembravano così lontane per età e per carattere: dolce, pacata e paziente la maggiore, capricciosa e irrequieta la minore, che spesso era costretta a letto da qualche malanno, ma ne era ben contenta perché quella permanenza forzata le apriva le porte di nuovi mondi. Storie, favole, leggende riempivano le lunghe giornate perché la sorella leggeva, raccontava e inventava scenari e personaggi e la piccola si nutriva di fantasia e d'amore.E oggi non vivrebbe mille vite nei libri, se la più grande non avesse sfogliato con lei le prime pagine scritte, né avrebbe il coraggio di proseguire lungo la via se non si sentisse costantemente sostenuta dal suo abbraccio" Sicuramente chi mi legge ha qualcosa da raccontare di bello da raccontare, basta farsi aiutare da Remigino, se lo si chiama, lui vi aiuta a ricordare e a scrivere.

venerdì 8 ottobre 2010

natura e arte

 
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Sabato scorso, mattinata di creatività e fantasia, complice la natura con" coloriti fiori et herba" ( chi non ricorda San Francesco?) Un paradosso? No, perché arte, natura e fantasia convivono in perfetta simbiosi nella creatività dell'uomo che selziona, compone e ricompone gli elementi che la natura gli offre e realizza la sua piccola o grande opera d'arte, seguendo l'idea della sua mente. Del resto i Greci, che di arte se ne intendevano, non hanno un verbo specifico che indichi la creazione artistica, loro usavano "poiéin" che vuol dire semplicemente "fare" per cui.... Uffa! ci sono ricascata! Mi sembra di sentire la mia mamma:"Nani, non la fare lunga!" Ebbene, sabato mattina ore 10,30 partenza da casa con Anna e Marcello Vanni. Obiettivo:missione P.A.C. ( leggesi:Pro aiuola condominiale) Godimento perfetto, visita a due garden center alla ricerca di ciclamini. Lì mi sono perduta nella conemplazione delle erbe odorose dai nomi affascinanti,menta piperita, dragoncello, timo, maggiorana e quant'altro. Ho cominciato a sognare un mio "orto dei semplici", mi sono vista davanti ad un bel terrapieno con tutte quelle erbe piantate in bella fila, magari un po' disordinata, perché io ordinata non sono. Le immagini si sono accavallate nella mia mente, ho "visto" monaci al lavoro , ho rivisitato la farmacia di non so più quale antico convento a Parma, con i vasi di ceramica e le antiche ricette..Comunque, lì niente ciclamini degni di considerazione. Approdo finale al magico Euro Garden dove abbiamo trovato quello che l'esperto del settore, dottor Marcello Vanni ha giudicato degno di acquisto.Il risultato della proficua mattinata si può vedere nella foto, ma ancora di più godere ogni volta che si entra dal cancello della nostra palazzina.Quindi,natura e arte,un connubio perfetto.
Piccolo corollario: siccome i sogni fanno bene all'anima, non ho potuto fare a meno di asquistare un rosmarino repens e di mettere nella borsa un piccolo catalogo di bulbi da fiore e il depliant di promettenti corsi di pittura floreale, tanto per arricchire l'elenco dei corsi che non avrò mai il tempo di frequentare.

venerdì 1 ottobre 2010

Meglio un mercatino che...

 
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Mia figli Sabina sostiene che è meglio un mercatino dello psicoterapeuta e la sua amica d'infanzia, Cristina, che psicologa lo è di professione, le dà ragione pienamente. Figuriamoci io ! Del resto, non è una novità; non si diceva una volta che le donne si consolano dei loro piccoli guai comprando un capellino nuovo?. Comprare qualcosa che ci piace, concludere un piccolo affare,o meglio avere l'illusione di averlo concluso, comprando a un terzo quello che in boutique è inaccostabile, è veramente gratificante. C'è qualcosa per me che lo è di più: creare un oggetto con le mie mani, partire da un progetto, vedi piccoli gatti nella foto, e slanciarsi nella ricerca di pezze e pezzette di tutti i colori, frugando nell'armadio delle stoffe da riciclare (ne ho tante, merito dell'amica Jsavele delle sue incursioni nei diversi negozi alla riceca di campionari),cercare i giusti accoppiamenti con nastrini vari, che spuntano come funghi dopo la piogga, da scatole e scatolette diverse, è una grande godimento. Per questo il tavolino rotondo vicino alla poltrona è sempre pieno di riviste, stoffette, fili di vari colori, anche se periodicamente tento di mettere ordine. Se è vero che "tutte le arti contribuiscono ad un'unica arte, quella di vivere", ebbene questa piccola arte, oh! veramente minima, è un modo per superare momenti di noia, per me anche di incominciare la giornata con il piede giusto. E ognuno ha la sua, o meglio io penso che sia così, anzi c'è chi di queste risorse ne ha tante. Se avessi il tempo organizzerei riunioni con altre persone per mettere insieme esperienze e abilità. Un gioco della fantasia che non mi costa niente? Sfogliare le riviste di fai da te e fare mentalmente l'elenco dei corsi ai quali vorrei iscrivermi, progettare lavori, anche quelli che so che non potrei realizzare per mancanza di tempo e di attrezzi. Forse sono un po' matta,ma qualche istante di innocua follia non fa male alla salute. Parola di Ellebi, cioè io.

martedì 21 settembre 2010

Un tunnel di uva

 
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Colle Romito ore 21- 22 agosto
Il piccolo Alessio, detto Ale (anni 5) quella sera era molto fiero di aver attraversato il mio giardino semibuio (già, ogni anni dico che devo metterci una lampada, ma poi rimando all'anno successivo) sotto il pergolato dell'uva per giungere alla porta di casa con l'annuncio:"Vi aspettiamo per mangiare il gelato". Il nonno lo guardava dal cancello, ma lui era ugualmente molto soddisfatto della sua piccola impresa che ha subito confidato a nonna Fiorella. Così il pergolato lungo è stretto è stato ribattezzato "tunnel di uva", ma quest'anno di uva nemmeno un grappolo. Scherzi della natura o imperizia di chi si spaccia per giardiniere, ma sa solo usare la tosaerba? Ahimé! da quando Gidio ( si chiama proprio così, fa il paio con una signora conosciuta in ospedale di nome Giziana )si è ritirato al suo paese, dopo decenni di onorata fatica e di sapienti potature, quest'anno niente uva con grande dispiacere nostro e delle gazze, nonché dei passeri "saputi" che ci si ingrassavano lietamente alla faccia di tutti gli espedienti usati per tenerli lontani.
Il piccolo Ale non sa che il suo percorso era la strada abituale del suo papà, Ale pure lui, ma per Alessandro, quando veniva a reclamare da mia zia "Andina" il rituale biscotto del mattino. La vita continua, a volte si ripete, ma c'è sempre qualcosa di nuovo e di diverso.Qualcosa che cresce, che germoglia e si fortifica, mentre noi a poco a poco cambiamo. Le grandi cene serali,affollate da componenti di tre o quattro generazioni, sono diventate partite di burraco a quattro, animate da accese discussioni ( mogli contro mariti in gara per la vittoria).Non manca il caffé, quest'anno servito nelle stupende tazzine portate dalla Croazia, con tanto di sfondo marino e piccolo faro bianco e blù in primo piano, a volte il gelatino, a volte i biscotti, alla faccia della linea. Anche questo è Colle Romito e è quanto basta a rendere serena una vacanza sempre troppo breve.

Non buttate le calze rotte!

 
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Anche questa idea nasce da Colle Romito, dalla prima parte della mia vacanza,dalla mia amicizia con Cristina, tanto più giovane di me (è stata l'amica del cuore di mia figlia),con deliziosi scambi "culturali". Le ho insegnato a fare le borsette e lei mi ha rifornito di preziosi legnetti erosi dal mare e dal vento che trovava sulla spiaggia, nonché di conchiglie ed altri piccoli relitti,dai quali sono nate diverse gustose creazioni. In cerca di nuove idee sui mercatini ha trovato delle borsette fatte con le calze, quelle colorate, con tinte vivaci, adatte alla stagione estiva. Di qui è nata la mia versione autunnale, nonché un nuovo hobby,quello di recuperare vecchie calze, ma anche di cercare nei mercatini calze colorate che vivacizzino la monotonia del beige o del nero con tocchi di colore. Ieri ho scovato un paio di leggins, a righe con inserti luminescenti; una nuova borsa sta nascendo nei momenti liberi e la cosa mi diverte molto. Naturalmente ho passato parola, Sabina mi ha promesso delle autoreggenti che non usa più, ma la ricerca non finisce qui; c' è qualcuno che, per esempio, in un momento di follia ha comprato dei collant lilla, o bordeau, bene, io sono qui e aspetto, in cambio posso fornire una borsetta con i colori da voi preferiti.

domenica 5 settembre 2010

Ritorno a Colle Romito

 
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Colle Romito 6 agosto. Senza computer, ci mancava pure quello!, scrivo questo blog su tanti pizzini che poi forse ricopierò al ritorno. Prima mattina del 6 agosto, dopo colazione con caffé e latte senza la quale non so rimettere in moto "le celluline grigie", siedo sul divanetto del saloncino e medito, come Caio Mario sulle rovine di Cartagine, circondata da borse e buste non bene identificate e con la consapevolezza che quasi altrettante sono ancora nel portabagagli della macchina.Ho già fatto il mio rituale giro in giardino (fumare la prima sigaretta della giornata all' aria aperta è tutta un'altra cosa!), ho contemplato ancora una volta lo stato di desolazione e di abbandono che ci ha colpito ieri sera da cui telefonata piuttosto concitata (beh! forse un altro aggettivo sarebbe più appropriato) alla giardiniera. Il 5 di agosto avrebbe dovuto immaginare che , a meno di decesso o infortunio forse prima o poi saremmo arrivati e dare quindi una parvenza di ordine. Ora aspetto l'arrivo di Beatrice amica e colf da più di trent'anni che placherà le mie ansie e risolverà tutti i problemi. Vedo dinanzi a me il paralume ricamato a punto a croce dalla mia mamma, che sovrasta la vetrinetta dei miei suoceri e come al solito sono invasa da un senso di profonda tristezza. Colle Romito è il luogo dove più forte si avverte la presenza degli assenti, dove il passato rischia di sommergerti, dove, direbbe l'amico Montale,"affonda un viluppo di memorie". LORO sono qui negli oggetti che mi circondano, persino gli attrezzi da giardino, quelli grandi che usava papà Raniero, quelli piccoli, ce ne sono ancora due, zappetta e rastrellino che "nonna" Andreina aveva regalato a Sabina per insegnarle un po' di giardinaggio e Cicciobello, regalo delle nonne e la collezione di macchine dei personaggi Disney, regalo del nonno a Fabrizio e.........il grosso gnomo, seduto sul termosifone, mi guarda sorridente e benevolo ( strano, non mi ricordo dove l'ho comprato, questo non è da me),Beatrice è arrivata con suo primo cestino di fichi appena colti.Ci aspetta il rituale caffè insieme con lo scambio reciproco di ultime notizie sui nostri cari e la programmazione dei lavori. Le vacanze sono incominciate e l'aria fresca di un agosto, per ora, ventoso ci invita a darci da fare.Il vento è entrato nel "pomario" portando " l'ondata della vita".

giovedì 5 agosto 2010

Storie di donne senza frontiere

Avevo deciso di finirla e di rimandare il blog a settembre come un alunno che non ha studiato il latino o la matematica.Oggi,tra l'altro sembra debba essere il giorno della partenza, con altri diecimila impicci da caricare in macchina.Manca solo, come dicono in Sicilia, la iargia (gabbia) col canarino. Quella non c'è, ma un tempo c'era Uga la tartaruga, ereditata da mia figlia, dopo che ha traslocato a Grottaferrata e che per qualche anno ci ha dato un po' da fare e poi a Colle Romito è sparita, lasciando un piccolo vuoto dietro di sé. Non è di questo che volevo parlare; ieri ha telefonato Liuba dal suo paese in Ucraina dove sta sistemando la casa in attesa della figlia che andrà lì per la prima volta con il suo fidanzato. In mezzo alle diverse faccende e agli operai che stanno ultimando i lavori ha trovato il tempo e la voglia di telefonare per informarsi della nostra salute, della partenza di Fabrizio e di rassicurarmi che avrebbe provveduto al più presto a comprarmi il mazzo di carte che le ho chiesto. (- Tanto devo andare al centro commerciale per il frigorifero nuovo..-) E' da un pezzo che volevo parlare di lei,ex prof. di letteratura russa, una collega dunque, che ha piantato lì lavoro e famiglia per cercare in Italia i soldi per andare avanti, dato che era in arretrato di sette mesi di stipendio e non poteva pagare il riscaldamento. Storie orribili si leggono sui giornali di badanti sadiche e perverse, altre storie me le ha raccontate la mia amica Nanda che per anni ha dovuto combattere con badanti che hanno portato via tutto dalla casa dei suoi genitori e la facevano da padrone approfittando di due persone anziane e malate. E' giusto, però anche parlare di donne come Liuba e la sua amica Natàlia (già in russo l'accento è diverso)che lavorano duramente e seriamente, senza risparmiarsi, che diventano amiche e confidenti, che sanno entrare in casa sempre col sorriso sulle labbra e con una forte, invidiabile carica di umanità. Oggi, noi donne, anche anziane,siamo in prima linea,i tempi e le circostanze non ci permettono di" andare in pensione" e forse è meglio così. Spesso siamo stanche, o perdiamo la pazienza e ci piacerebbe, almeno a me, dedicare più tempo agli hobbies o a qualche innocente svago, comunque "giochiamo in casa". So bene i miei limiti; non sarei mai potuta essere una donna "senza frontiera".

domenica 1 agosto 2010

Linosa - La Deposizione


Domenica mattina, per neutralizzare l'ansia per la partenza di Fabrizio mi sono proriettata su Internet per seguirlo nel suo viaggio. La mamma chioccia, accidenti a me!, anche se è molto contenta della sua vacanza ,non può fare a meno di condividere,una parte delle sue esperienze. Ecco tra tanti che ho trovato il filmino sulle amate e ormai conosciutissime in tutta la famiglia, Caretta caretta, di cui seguaiamo le gesta durante il mese che Fabrizio trascorre a Linosa.Da quel momento non sono più riuscita a scrivere un rigo:preparativi per la partenza (di cui ho detto abbastanza),sistemazione delle piante (non ho un impianto di irrigazione elettrico da programmare), partenza di Liuba, baci e abbracci, rotture condominiali da completare ( sono o non sono la segretaria tuttofare di mio marito?), partenza di Anna, unica amica del condominio, unica anche per la sua calda affettuosa, intelligente umanità, telefonate ( perché poi le altre mie amiche non sono informatizzate?, tutto sarebbe più semplice se ci incontrassimo sul mio blog e/o su facebook),telefonate chilometriche con mia sorella alle prese con Ricciolina e Spazzoletta, alias Ginevra e Stefania e altro ancora. Oggi, 4 agosto sono ancora qui.
Pulman di turisti vanno e vengono sotto casa, il palazzo si svuota, domani sarò ancora qui e, a questo punto, la partenza che dovrebbe essere giovedì è diventata lontana, lontanissima, a volte impossibile e anche indesiderata. Sono fatta male, quando aspetto troppo una cosa,man mano me ne distacco, la vedo come inutile o addirittura priva di significato.In tutto questo, altre due borsette, sogni e progetti vari che si gonfiano e si sgonfiano come palloncini, preoccupazioni per la salute di Danilo ....... Sto andando alla deriva e mi lascio cullare dalle onde e dal vento, tanto non so più quello che voglio veramente. Solo al ritorno potrò dire qualcosa. Spero che sia positivo, eccitante è pretendere troppo!

martedì 27 luglio 2010

Ragazza con orecchino di perla


maric ha detto...
Torci, stendi e ritorci, avanti e indietro. Appena ti sembra di aver intravisto un disegno è il filo che si attorciglia 'motu proprio' e costruisce altre immagini. La mano può solo assecondarlo e seguire un tracciato imprevisto, bello forse,ma non voluto sicuramente. E rimane comunque la nostalgia per l'ennesimo sogno perduto.

Unica, preziosa sorella non hai descritto solo le tue sensazioni; qualcosa di simile provo quando arrivo alla fine di un oggetto,pupazzo o borsetta o collana che ho realizzato.Forse per questo sento il bisogno di fotografare le mie piccole creazioni; è un modo per vederle dall'esterno, come se non fossero mie e così riesco a distaccarmene un po' e a non provare la nostalgia del finito che non è mai un finito perfetto, ma solo uno dei tanti che si potrebbero realizzare.In un altro modo,ma molto simile provo una certa sensazione di malinconia quando finisco un libro che mi ha appagato completamente. Ricordo ancora l'ultimo capitolo del settimo libro della saga di Harry Potter; l'ho centellinato, poi sono tornata indietro, rileggendo qua e là qualche brano. Non riuscivo ad accettare l'idea che non ci sarebbero state le attese degli anni scorsi per la pubblicazione dei diversi romanzi e Marina che ci fregava tutti, perché comprava l'edzione in in inglese che usciva prima. Poi ho riletto qua e là il primo della serie e ho cercato di far riemergere lo stupore e il gradimento della prima lettura. Capisco perché piacciono tanto quei personaggi dei fumetti, che non invecchiano mai,che hanno sempre la stessa ragazza, che vivono mille avventure. Con loro ritorniamo bambini, è come se ci facessimo rileggere tante volte la stessa storia .Nel caso dei libri,è diverso, a volte l'autore è costretto ad uccidere il protagonista di una serie per liberarsene; se la Rowlings l'avesse fatto, avrei nutrito nei suoi confronti pericolosi istinti omicidi. E' raro, oggi, provare il desiderio che non sia finito un libro. Ieri mi è successo con "La ragazza con l'orecchino di perla".Per la prima volta ho fatto una ricerca su Google e ho pescato due o tre video tratti dal film; volevo ritrovare le sensazioni provate nel leggere il libro e ci sono riuscita con somma soddisfazione.Non solo gli attori, ma anche tutta l'ambientazione rispecchiano perfettamente ciò che si immagina leggendo.
E anche questo succede raramente. Se è vero che un'opera d'arte vive mille vite, perché ognuno di noi la sente in modo diverso, figuriamoci quando ciò che vede in un libro il regista di un film non è quello che "vediamo" noi,o quando per esigenze di cassetta stravolge del tutto un romanzo imponendo un lieto fine che non è mai esistito nella mente dell'autore. Il libro su Vermeer e la sua modella, ha un fascino particolare anche perché parla di un artista,che sicuramente prova nei confronti della sua opera il tormento della creazione per rendere fisso ciò che è mobile e mutevole, imprigionando l'essenza della vita in qualcosa che rimane poi lì fermo e stabile, immobile sul cavalletto o sul muro,ma mobile e vitale in chi lo osserva. Leopardi ha colto bene questa condanna che ci ha inflitto la natura matrigna,ogni piacere che deriva dal possesso di un oggetto è qualcosa di finito, mentre l'uomo aspira all'infinito. Così ora, mi accorgo che la routine quotidiana deve iniziare, ritorno con i piedi per terra e scopro che c'è una cosa che non finsce mai, ma non dà nessun piacere né prima né dopo: le faccende domestiche!

Oggi, martedì sono ancora a Roma

 
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SPAGHETTI CON ALICI E MOLLICA DI PANE

IN UN PADELLINO, TOSTARE CON POCO OLIO, 2 FETTE CIRCA DI MOLLICA DI PANE BEN SBRICIOLATA E CON UNO SPICCHIO D’AGLIO TRITATO.
IN UNA GRANDE PADELLA SCALDARE UN PO’ DI OLIO, POCO PEPERONCINO, AGGIUNGERE CINQUE O SEI FILETTI DI ALICE SOTTO SALE, BEN PULITI E LAVATI, FARLI DISFARE MOLTO BENE NELL’OLIO . SPENGERE IL FUOCO. SCOLARE GLI SPAGHETTI METTERLI NELLA PADELLA, UNIRE LA MOLLICA DI PANE TOSTATA E GIRARE MOLTO BENE E SERVIRE .

SPAGHETTI CON ALICI FRESCHE
FARE UN SUGHETTO DI POMODORO FRESCO, CON AGLIO E OLIO. E COTTO MOLTO VELOCEMENTE. AGGIUNGERVI I FILETTI DI ALICE FRESCA CUOCERE DUE MINUTI, SPENGERE E AGGIUNGERE DEL PREZZEMOLO TRITATO. CONDIRE CON QUESTO SUGHETTO LA PASTA.

( ZIA RITA )
Ieri mattina ero partita con le migliori intenzioni; il mio solitario difficile era riuscito per ben due volte consecutive e questo per me era di buon auspicio, avevo finito altre due borsette, che ho pubblicato, e mi accingevo a descrivere le mie sensazioni di aspirante vacanziera ancora in città, si spera per pochi giorni. Poi la mia attività si è limitata a copiare le due ricette con le alici che avevo promesso.Qualcosa ha interrotto la mia produzione, o meglio il mio sfogo mattutino che perde il suo significato quando gli altri membri della famiglia si alzano.Questa del blog diventa a volte una esigenza imprescindibile, credo che mi mancherà quando sarò a Colle Romito. Forse mi sfogherò con tanti"pizzini" scritti a mano. Il fatto è che il passaggio da Roma a Colle Romito (solo 40KM) diventa a volte un ostacolo da superare che richiede nervi saldi e una programmazione efficiente. Teoricamente, avendo una casa mia completamente attrezzata non ci dovrebbero essere problemi di bagagli, il fatto è che ogni anno tutti i buoni propositi,- parto solo con un sacchetto a mano e vado, libera e leggera-,se ne vanno in fumo, perché trovo mille e una cose che starebbero meglio là che qua. Ho bisogno dei miei piccoli attrezzi del mestiere, le pinze per i metalli, qualche vasetto di colore particolare che non mi va di ricomprare e altro ancora. Inizia allora il tormentone, questo lo porto?, e se quest'altro mi servisse? e se mi viene in mente di fare un'altra borsetta, perché non dovrei portare quella bobina di fettuccia che ancora non ho utilizzato? La cosa più difficle è scegliere e decidere una volta per tutte, l'altra, di conseguenza è trovare il modo di non stipare eccessivamente il portabagagli della macchina e lasciare posto a Danilo che più o meno ha i miei stessi problemi con qualche variante. Ogni anno sente l'irrefrenabile esigenza di portare con sé qualche libro-mattone che ha comprato e mai letto perchè pensa che, cambiando aria, si allegerisca e diventi più commestibile. E il poblema del vestiario dove lo mettiamo? La teoria, due reggiseni e due mutande non regge, perché ci sono i completi da appaiare.Il top viola,tanto per fare un esempio, con la gonna che è restata a Colle e poi bracciali e collane che ogni anno vanno su e giù e cambiano sede a seconda dell'umore,come se poi non trovassi lì qualcosa di nuovo ed accitante da comprare. Logorata da questi frivoli pensieri, vorrei per magia una sera addormentarmi qua e svegliarmi già nel mio letto a Colle Romito, magari senza altro con me, perché tanto so benissimo che sopravviverei anche senza tutte le cose che ogni anno mi porto appresso.Stamattina, comunque, ho deciso: farò un elenco rigoroso e ristretto al massimo e mi atterrò a quello senza deviare di una virgola.Boh!?

domenica 25 luglio 2010

idee fresche

 
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Da ieri il tempo è cambiato secondo le previsioni.Le idee sono divenute più fresche e sembrano circolare liberamente nel cervello o dovunque circolino, non so bene. Si affollano alla mente brandelli di poesie "Godi se il vento ch'entra nel pomario. vi rimena l'ondata della vita." Montale, ancora lui, si vede che non ne posso fare a meno, ma anche "Fresche le mie parole nella sera, ti sieno come le foglie del gelso.." Qualche volte anche D'Annunzio non ci sta male. L'unico vero male è il mio imprinting di Prof. del quale non mi posso liberare, ormai è la mia seconda pelle. E. tanto per restare in tema, quella delle idee fresche l'ho copiata dal papà di una mia collega, ex prof. di mate; quando un alunno sparava qualche fanfaronata lui , con voce garbata:"Figliolo mio, tu non hai le idee fresche" Non so a quale voto corrispondesse questa valutazione, so che c'è da temere quando un prof.è troppo dolce.Una mia carissima amica esordiva con " tesoro mio,tu.." quando stroncava ogni più vaga ed illusoria speranza di promozione.Una volta, un suo alunno fu sorpreso da una collega mentre piangeva come una vite tagliata, accasciato sul banco." La prof. di filo, mi ha detto, Tesoro mio!" rispose a chi gli domandava cosa gli fosse successo. Basta! E' ora di andare fuori tema e dalle idee fresche passare alle mie fresche borsine, diventate quattro, con i colori pastellosi dei fiori e dei gelati e alle alici fresche, ottime d'estate soprattutto se cucinate con ricette veloci e gustose come quelle che mi ha dato la mia amica Anna. Ne copio una, utilizzata qualche sera fa, quando le alici dal frigo mi guardavano male, ma io non avevo nessuna voglia di arroventare la cucina accendendo il forno.
ALICI IN PADELLA

TOGLIERE LA TESTA E L’INTERNO ALLE ALICI, LASCANDOLE INTERE, METTERE IN PADELLA CON POCO OLIO , AGLIO E PEPERONCINO E SALE (POCO). CUOCERE POCHI MINUTI DA UNA PARTE E DALL’ALTRA, SPRUZZARE ABBONDANTEMENTE DI ACETO BALSAMICO, FARE SFUMARE UN POCO E SPENGERE. ( L'aceto balsamico può essere sostituito dall'aceto di vino)
Ottime! Provare per credere. Pubblicherò le altre ricette domani. Parola di ex prof.

martedì 20 luglio 2010

Ebbene sì, lo confesso

 
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Lo confesso, mi piacciono i giochi di carte, mi piacciono i solitari, quelli che faccio col computer, in cui l'apparente facilitazione consiste nel poter annullare la mossa e tornare indietro. Mi piacciono quelli difficili che riescono raramente, perché ti danno l'illusione, quando riescono, di aver conquistato chissache, ti consentono di trarne dei pronostici su come andrà la giornata, o su qualcosa a cui tieni e che deve riuscire. Mi sono sempre ben guardata dal giocare a soldi, perché so benissimo che avrei rischiato molto. Si dice che le carte siano state inventate dagli arabi e che addirittura Goffredo di Buglione abbia importato in Occidente questa novità appresa dai suoi nemici, nonché infedeli da sconfiggere. Quindi un certo fascino devono averlo esercitato pure su di lui, irreprensibile eroe della prima crociata! So benissimo che i giochi del computer seguono un programma prestabilito, eppure non posso fare a meno di pensare che tutto sia casuale, quindi imprevedibile e che la vittoria sia di buon auspicio. Vai a capire dove in certi casi va a finire la logica! Altrettanto illogica può sembrare l'immagine dei gioielli, opera di Marina, messi su questa pagina. Ebbene no! Un qualche nesso c'è; anche loro nascono dal caso, o meglio dalla fantasia che guida la mano e fa compiere mille giravolte al filo di metallo, imprigionando pietre e conchiglie, indietro e avanti,a volte distruggendo tutto perché il progetto non è riuscito bene. Quando il lavoro riesce, ci si sente realizzati. Abbiamo piegato la materia secondo la nosra volontà, come con le carte abbiamo costretto la sorte a dirci di sì. Forse quello che sto dicendo è piuttosto sconclusionato, è colpa dell'estate calda, della nostalgia che a volte ti prende di luoghi e di tempi perduti, del desiderio di qualcosa di bello e imprevedibile ....Chissà se " lo sbaglio di natura" di Montale era una non pronosticata perturbazione atlantica?

domenica 18 luglio 2010

esserci e condividere

Dove la rupe scoscesa bacia il mare e il sole feroce martella a mezzogiorno, la' fra rocce, ginestre e castelli sommersi è la mia casa. torneremo un giorno e passeremo indenni fra Scilla e Cariddi. Marina

17 luglio 2010 14.47
E' il commento di mia sorella al blog sul mare nostrum;non sapevo di dove cominciare le mie riflessioni di oggi,e lei , senza saperlo, ha scritto quello che mi serviva, o forse Lei lo sapeva, perchè esiste spesso tra di noi una condivisione a distanza.Una psicologa cretina con la quale ne ho casualmente parlato, mi ha chiesto se siamo gemelle; dico "cretina" perché non sa che certe condivisioni non fanno parte della carne e del sangue, ma dello spirito. Oggi è un giorno speciale, Fulvia viene con la sua mamma e il suo papà a festeggiare con i nonni e lo zio, il suo diciottesimo compleanno,peraltro ormai trascorso da tre giorni e condiviso solo in modo virtuale.Anche la condivisione con mia sorella è, ormai da tempo solo virtuale, telefono, facebook e blog. "Noi della razza di chi rimane a terra", direbbe Montale ( e chi se non lui ?) possiamo solo accontentarci di quello che la odierna tecnologia ci offre,ma soprattutto di quello che il buon Dio ha dato agli esseri umani, la capacità di vedere con gli occhi della mente, quando i piedi o le ali che vorremmo indossare non ci consentono di essere là dove vorremmo. So già che le ore che trascorreremo insieme passeranno troppo in fretta, mentre l'attesa è stata lunga; Fulvia avrà il suo regalo, scelto con amore, parentesi rosea in questi giorni soffocanti; scambieremo libri con Sabina in una allegra e confusa ricerca di quello che è stato messo da parte e regolarmente spostato qua e là da Danilo, anche il telo da mare, comprato con un assurdo desiderio di acqua fresca in cui immergersi, troverà la sua giusta destinazione. Anche Fulvia aspetta l'abbraccio del mare, l'ha scritto su facebook,e io ho condiviso la sua attesa.Poi tutto tornerà nella normale routine e spesso ci troveremo, rimanendo qui, a condividere beghe condominiali,sognando appunto quella casa sul mare di cui parla Marina, passando indenni tra Scilla e Cariddi,depressione e malinconia, caldo afoso e scocciature quotidiane...... Dicono che i popoli del Nord, immersi per tanti mesi nel buio che incomincia alle tre del pomeriggio, siano più inclini alla malinconia, alla riflessione e alle fantasie lugubri. E' sicuramente vero,ma anche "il sole che abbaglia" fa perdere i giusti contorni delle cose e non solo a me. Strani effetti dell'estate torrida! Forse è il caso di finirla qui; la mia mamma, quando mi lamentavo di qualche cosa che andava storta diceva sempre:" Nani, non la fare lunga!" Appunto, diamoci un taglio!

martedì 13 luglio 2010

Oh, che bel castello!


Mi è giunta dalla mia amica Anna la foto di un meraviglioso castello, fotografato durante una delle sue visite a Tosi Vallombrosa. E'il Castello dei conti Guidi, dove, secondo la tradizione, sarebbe stato ospitato il Divino Poeta.
L'immagine è stupenda, desta stupore e venerazione, come giusto è che sia per ogni reliquia che ci rimane del passato, di un nobile, grande passato che dobbiamo amare e rispettare. La foto è stata scattata con profonda indignazione, sentimento che io condivido pienamente, perchè al di là della sua facciata, a guardarci dentro il castello è ora divenuto la sede di un agriturismo. La storia è vecchia, tutti la conosciamo, monumenti, statue, colonne sono stati trasformati, prelevati, destinati ad altri luoghi e ad altri scopi. Templi pagani sono divenuti chiese cristiane,reliquie preziose del passato hanno adornato ville e castelli di ricchi signori. Ora c'è di peggio! Trasformare significa rendere comune, volgare, usuale.Ve l'immaginate il turista che soggiorna in una delle antiche stanze, che mangia qualche specialità della saporita cucina toscana nel cortile di un castello antico; cosa può sapere o gustare dell'atmosfera che circonda questi luoghi? Ripenso ad un vecchio film"L'uomo dal guanto grigio", ladro di preziosi quadri che accumulava nella sua casa, non per venalità, solo per preservarli dagli sguardi indiscreti e irriverenti di chi non li sapeva apprezzare e, perdonatemi il tuffo nell'estetismo, Andrea Sperelli di D'annuzio che assiste alla vendita all'asta dei mobili di casa Ferres e viene assalito da una profonda nausea, pensando ai ricchi borghesi che avrebbero adornato le loro case con quei mobili fragili e preziosi senza gustarne la bellezza. Quando i nostri figli erano ancora ragazzi li abbiamo portati e visitare Castel Sant'Angelo; mentre io tentavo con somma fatica di scendere la scaletta che conduceva alle anguste, soffocanti prigioni, ripensavo a Benvenuto Cellini, riudivo le note della Tosca, Danilo nauseato contemplava il bar e il piccolo ristorante nella corte centrale e giurava a se stesso che quella era l'ultima volta che veniva a vedere un luogo così barbaramente profanato. Chissà com'è adesso! Chissà quante orde di "barbari" sono passate in quel luogo e hanno guardato con falso interesse torri merlate e colubrine, mangiando pane e porchetta? Cara, carissima Anna, capisco la tua indignazione! Non sono nata in Toscana, ma luoghi e antiche famiglie mi sono noti, li ho conosciuti, prima di averne notizia studiando la Divina Commedia, tramite le leggende delle "Novelle della nonna" di Emma Perodi, una scrittrice che, se fosse vissuta nel nostro secolo, avrebbe eguagliato la fama della Rowlings. Con le sue storie, scovate nella biblioteca di casa, mia sorella ed io abbiamo trascorso parecchie ore della nostra infanzia. .Chissà quanti film dalle sue affascinanti leggende toscane!Cerchiamo di consolarci ammirando quello che resta e giocando con la nostra fantasia, calandoci nello spirito dei secoli passati con la dovuta venerazione, anche se si fa di tutto per distruggere il nostro ricco patrimonio culturale.

mercoledì 7 luglio 2010

mare nostrum

 
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In questi giorni in cui la temperatura sale e l'umdità ti fa sentire come uno straccetto umido, sogno il mare, l'abbraccio invitante dell'acqua nella quale distendersi, nuotando pigramente. Ma quale mare? Non certo quello delle spiagge affollate, della sabbia rovente, del bagnasciuga popolato di bagnanti esitanti e di bambini che giocano a fare le buche. Quel mare lì lo conosco bene,l'ho vissuto per tanti anni, quando i figli erano piccoli, sorvegliandoli per ore sulla riva, dove l'acqua ti bagnava appena fino alla caviglia, poi, quando, muniti di ciambella facevano il bagno godevi dell'acqua che ti bagnava anche le gambe, raramente saliva fino ai fianchi. Quello non è il "mio" mare e neanche quello di mia sorella che ha dipinto la tavola "mare nostrum";so bene che per gli antichi romani, fieri delle loro conquiste, "nostrum" era tutto il Mediterraneo, ma sono sicura che Marina pensava a quel mare che NOI abbiamo goduto, quando lei era ragazzina ed io poco più grande. Il mare di scoglio o dalle calette sassose, quello impietoso con chi non sa nuotare, perché a quattro passi dalla riva ti trovi immerso fino al collo e dopo cinque o sei non hai più piede e ti affidi al sicuro e confortante nido di un'acqua profonda, ma trasparente, di un intenso colore azzurro o turchese che ti invita ad andare un po' più in là, ma senza nessuna fretta per godere ogni istante di una intensa beatitudine.Sono anni che non vado più sulla spiaggia, ma non ne ho alcuna voglia,è QUEL mare che suscita in me una profonda nostalgia, forse perché i luoghi della giovinezza hanno sempre un fascino particolare. Ricordo che parecchi anni fa (poteva mancare un ricordo di scuola?)le aule erano ridotte maluccio, sporche e poco invitanti e la Provincia, come sempre piuttosto avara, non aveva nessuna intenzione di ripulire l'edificio. Il Preside diede ad ogni classe due giorni di tempo-scuola per ripulire la propria aula. Come premio di tanta fatica il permesso di decorare a piacere una delle quattro pareti. La mia meravigliosa quinta riempì tutta la parete di fondo, quella di fronte alla cattedra con un meraviglios scorcio di fondali marini, popolati di pesci, alghe, molluschi; ogni ragazzo si sbizzarrì nell'aggiungere alla vasta distesa azzurro-verdina i soggetti più rari, mescolando anche razze e specie di mari diversi. Quell'anno credo di aver fatto delle lezioni bellissime, avendo di fronte quello scenario, che, anche nel più freddo inverno ( la provincia era tirchia anche nel riscaldamento) ti faceva sognare l'estate e le vacanze. Compativo le mie colleghe che non erano state così fortunate; ripenso con orrore a una parete con gli orribili e antipatici Simpson,ad un'altra ispirata ad un fumetto horror.... Il momento magico è finito,qui sotto un pulman di turisti vocianti si accinge a partire verso chissà quali mete ed io mi preparo ad affrontare un'altra giornata che si prevede caldissima.. forse farò una doccia, ma.. odio la doccia, dà solo un momentaneo refrigerio.. l'acqua dolce per me è buona solo per bere e cucinare ..

Una barchetta di salvataggio

 
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Lo sapevo che ci sarei cascata! Avevo detto che la mia manovra anticaldo (e quello di questi giorni è asfissiante) sarebbe stata di realizzare un oggetto per la mia casetta di Colle Romito, un qualcosa che ricordasse il mare. Ebbene eccola lì la mia barchetta in tela jeans, altro avanzo recuperato dall'armadio della cameretta,una barchetta da mettere nel mio minibagno, per infilarci pettini o spazzole o fermagli o creme e oli solari. Il progetto è semplice perché basta ricordarsi di come facevamo le barchette di carta e per le dimensioni basta fare un modellino con la carta del giornale. La tela deve essere un po' rigida e se non lo è, basta metterla a bagno in acqua e vinavil ( o acqua e zucchero come facevano le nostre nonne; i loro centrini inamidati erano da leccare, perché sempre dolci). L'oggetto è, come è giusto che sia, del tutto inutile, altrimenti non avrebbe senso.Aveva ragione mia nonna, lei si arrabbiava sempre se qualcuno pensava di regalare una cosa utile per una festività o un compleanno, perché le cose utili, diceva uno se le può comprare, mentre per quelle inutili, a volte ci facciamo scrupolo di spendere i soldi. Altri tempi! e, soprattutto altri budget! Consuetudini aristocratiche che da tempo abbiamo abbandonato, ma almeno negli hobby questa eredità psicologica mi è rimasta, soprattuto se sono quasi a costo zero. Il problema sta nel fatto che, non contenta della barchetta, al supermercato ho comprato un telo da mare, quello su cui ho poggiato la barchetta per fotografarla. Ora, mi domando, cosa ci faccio con l'ennesimo telo da mare, se io da un pezzo non vado sulla spiaggia? Qualche soluzione la troverò, per esempio posso adagiarlo, così, come buttato per caso, sul divanetto del saloncino. Può sempre dare l'illusione che si stia per andare al mare, oppure.. ci penserò, non domani, come Rossella, ma, ahimé, fra una ventina di giorni.
Nell'attesa di qualche provvidenziale perturbazione atlantica, non prevista (Qualche volta l'imprevisto non guasta ) chiudo il blog e procedo con la normale, noiosa routine.

lunedì 5 luglio 2010

Di luglio

"Quando su ci si butta lei
si fa di un triste colore di rose
il bel fogliame"
Ecco, me ne sono liberata, dei versi di Ungaretti sull'estate; da quando è cominciato il caldo opprimente, mi ronzano in testa come calabroni impazziti. Effetto dell'afa che mi fa sentire come la "foglia riarsa" di Montale,che manda in tilt i miei circuiti celebrali per cui non ho voglia di fare niente e durante il giorno mi trascino tra una faccenduola e l'altra senza troppa convinzione.Il fatto che illustri poeti la pensassero come me sull'estate non mi conforta più che tanto, anzi lo considero uno dei tanti rigurgiti di ex prof. in pensione che non sa liberarsi di certi frammnenti di un passato, comunque abbastanza recente. Eppure un antidoto ci deve essere. Ieri ne ho escogitati due. Di ritorno dalla messa ho cercato di rianimarmi seduta in poltrona con un bel ventilatore e mi sono messa a sfogliare una delle mie riviste "fai da te" di qualche anno fa.Ne è venuto fuori un progettino facile, facile che pubblicherò, forse domani, per la casa al mare. Ecco, pensare a qualche oggetto per la casa al mare ( come se non ce ne fossero abbastanza!) può essere una risorsa, anche se fa venire una voglia matta di passeggiare sulla battigia e di immergersi nell'unica acqua che dà refrigerio. Spesso mi domando se il mare sta ancora lì, per me ora è come se fosse scomparso, inghiottito da qualche catastrofe inaudita e imprevedibile. Ci sono ricascata! L'estate mi fa questo brutti scherzi, se non sto attenta pensieri allucinanti si impadroniscono di me. Colpa della pressione bassa e della noia.... Ebbene l'altra risorsa è venuta nel pomeriggio: Una bella granita di caffé da fare in casa. Ci vuole un bel po' di caffè e un adeguato quantitativo di zuzzhero sciolto sul gas in un pentolino con l'acqua (circa un terzo del quantitativo di caffé). Le dosi derivano dal gusto personale, bisogna assaggiare, prima di mettere il liquido in una ciotola, possibilmete di vetro, nel freezer. Poi ogni venti minuti circa aprire lo sportello e mescolare accuratamente la miscela che comincia a rapprendersi in modo che non si attacchi sul fondo. Ci vogliono tre ore circa per avere una bella granita, il vantaggio è duplice, gustarla è un piacere, ma anche mettere ogni venti minuti la testa nel freezer, rinfresca notevolmente le idee. Provare per credere! Se il caffé vi rende nervosi, c'é sempre quella di limone. N.B. A Lipari, nei verdi anni abbiamo fatto anche la granita con il caffé e latte ed era squisita.

venerdì 2 luglio 2010

Due borsine per l'estate


Ecco le due borsine che volevo pubblicare nel blog precedente.Spero che questa volta siano visibili, non perché abbiamo qualche pregio particolare, solo per la soddisfazione di vedere che ancora una volta ho sconfitto il computer che ogni tanto fa le bizze.

Quando la calda estate

 
Il caldo è arrivato e si fa sentire soprattutto durante il giorno; mi ero affezionata all'idea di un'estate fresca, invece.... Le ore del pomeriggio sono lunghe; l'ora legale in questo periodo è implacabile, soprattutto per chi, come me, non riesce a stare del tutto senza far niente. La lettura? Quella purtroppo per inveterata abitudine è confinata alla sera, a letto, perché non riesco a leggere quando ho qualcuno intorno che fa qualcos'altro. Allora?. L'unica risorsa è inventarsi qualcosa di piacevole da fare,qualcosa che non ti faccia sentire troppo il caldo e che consenta comunque alla mente di essere impegnata nella scelta delle stoffe e dei colori, del modello o delle piccole aggiunte personali ad uno schema ripreso da qualche rivista. Così sono nate queste due borsine, destinate a moltiplicarsi e a riprodursi con altri colori. Forse non serviranno a nessuno, forse le userò solo una volta, ma il piacere è tutto nel fare, con tutte le annesse operazioni, scelta del colore del fiocco, dei materiali da aggiungere per decorare, frugando nelle scatole o negli armadi dove di trova sempre di tutto un po'. Così la calda estate, ormai da tempo divenuta nemica, è allontanata per un po'. Il resto della giornata è normale routine.

mercoledì 30 giugno 2010

Ritorno a Colle Romito

 
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Bello il titolo, sembra quello di un romanzo! Ancora più bello sarebbe:Ritorno all'Hermitage. Già perché la nostra cooperativa, che ha tirato su queste casette, si chiamava nientedimeno che Hermitage, residenza di Zar. La mia casetta si chiama AQUILONE perché è il nome della prima nave sulla quale è stato imbarcato mio padre. Sto tergiversando, perchè è difficile descrivere l'insieme di emozioni che provo ogni volta che ritorno alla casa delle vacanze dopo l'inverno. Significa prendere coscienza, come se il calendario e il mutarsi delle stagioni non ce l'avesse detto da un pezzo,che è trascorso un anno.
Durante il tragitto ( breve, eppure lungo perché, pur essendo pensionati, ci ostiniamo ad andare in fine settimana)il mio occhio indaga la strada percosa da quarant'anni, scopro le cose diverse, un nuovo ipermercato,una pasticceria che promette bombe calde a tutte le ore, sul ciglio i gigli dei campi con i loro colori vivaci che "neanche Salomone in tutta la sua gloria...con quel che segue), l'Elefantino re dello sport" che si è ulteriormente ingrandito, la mostra di Manzù che ogni anno mi riprometto di andare a visitare..... In realtà, tutto questo serve a ricoprire di frivolezze il rimugino interno, cosa è successo di nuovo dentro e fuori di me? Un anno è trascorso, ma nessuno degli annosi problemi, quelli che mi stanno a cuore e di cui non voglio parlare, nessuno è stato risolto. Arrivati al cancello, solito rituale; Danilo parcheggia la macchina ed io velocemente attraverso il giardino per andare ad aprire il portoncino e alzare le serrande. Veloce passagio in mezzo al prato, ma l'occhio indagatore cerca di cogliere se tutto è a posto, quale pianta è stata fagocitata dall'inverno, quali hanno resistito. Il caprifoglio è scomparso, rimane un tronchetto che si attorciglia lungo la rete, le begonie nelle ciotole sono miracolosamente in fiore, il fico abusivo, nato non si sa come, ha per la prima volta due frutti, per ora acerbi.Breve scarico dei bagagli, siamo venuti solo per due giorni. Immancabile , prima del pranzo a pagnottelle portato da casa, la ricognizione nell'armadio, con la scusa di andare a sollevare le serrande al piano di sopra, in realtà per vedere se ho lasciato qui la gonna abbinata al top che sta a Roms. Questa è la nostra casa, strana quanto basta, ci convivono i mobili seriosi di mia suocere,primo novecento, con mille oggetti sparsi qua e là, Cicciobello di Sabina seduto su di una seggiolina da bambini sopra uno scialle multicolor, primo esperimento di lavorazione all'uncinetto di mia figlia,imperfetto e bellissimo, cinque o sei borse da mare,attaccate alla ringhiera della scala.Guai a levarle di lì! E la testa di tigre in ceramica, testimone della passione di Fabrizio per gli animali,e la lampada con le rose ricamate a punto a croce da mia madre e... mille altri "nounours"nella vetrinetta. Bella questa parola francese,mi piace molto perché le due negazioni di cui è composta definiscono quegli oggetti fatti di niente,che non hanno alcun valore venale, preziosi solo per noi, perché intessuti col filo dei ricordi.Questo è Colle Romito, una dolce amarezza che ti invade per la quale ,unico antitodo la condivisione con la amici di sempre. Fiorella e Vittorio sono lì e con loro i nipotini; tutto rientra nell'ordine naturale delle cose, i fantasmi del passato diventano dolci presenze famigliari. E la sera l'immancabile partita a burraco. Danilo riprende il quaderno dello scorso anno dove con precisione sono segnate le vittorie e le sconfitte delle coppie in gara: "maschietti", contro "femminucce". Una nuova estate è cominciata, chissà che non porti qualcosa di buono?

giovedì 24 giugno 2010

una aiuola con i colori dell'estate

 
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La foto rappresenta l'opera della premiata Ditta A&M ( leggasi Anna, la mia amica, regina delle orchidee e il suo marito esperto di fiori, piante e quant'altro), è un dono che con amore e pazienza hanno fatto al nostro ingrato condominio. Scusatemi l'acredine, ma l'applauso incondizionato è venuto da tutti gli amici e conoscenti che frequenano la mia casa, oltre che da me e Danilo autore della foto."Tutto il resto è stato silenzio".
( Perdonami Shakespeare per questa interpolazione!)Eppure ho letto di recente che una ricerca dell'Università di Rochester ( manco a dirlo Usa, sono loro che fanno le ricerche più strane) ha evidenziato l'importanza di una immersione nella natura per curare la depressione. Bastano, dicono, 20 minuti al giorno e raccomandano pertanto di aumentare le aree verdi nelle città. Donare un fiore quindi è fare un'opera di bene, figuriamoci un'aiuola in questo Eur devastato dal progresso in cui solo i giardini possono salvarci dall'affogare in mare di cemento e metallo.
Amo i fiori e le piante, ma non ho la pazienza necessaria per farle prosperare,però quando qualcuna soffre, soffro anch'io.La cura dei fiori e dell'orto mi ricorda zia Andreina ( il salone di Via Baglivi aveva due enormi fiorere colme di piante stupende che lei curava amorosamente. Nel giardino di Colle Romito, il papà di Danilo ritrovava le sue radici campagnole e con un'energia insopettabile alla sua età dedicava almeno due ore al giorno alla cura delle piante, rivoltava le zolle di terra per farle respirare, annaffiava e potava con mano esperta. Per me i fiori sono una gioia degli occhi, ma anche un nesso con i poeti che amo di più.Il"girasole impazzito di luce" di Montale, messagero di speranza in una realtà ostile, la ginestra, umile "fiore del deserto" di Leopardi, simbolo della ostinata volontà di fiorire malgrado tutto per offrire il dono del suo profumo e dei suoi grappoli gialli al mondo che soffre,il "gelsomino notturno" del Pascoli, simbolo del mistero dell'amore ...Mi accorgo che se mi lascio andare finisco per impartire una lezione barbogia;concludo proponendo una mia variante al "non fiori, ma opere di bene": TANTI FIORI E TANTE OPERE DI BENE, non è meglio così?