
Mi è giunta dalla mia amica Anna la foto di un meraviglioso castello, fotografato durante una delle sue visite a Tosi Vallombrosa. E'il Castello dei conti Guidi, dove, secondo la tradizione, sarebbe stato ospitato il Divino Poeta.
L'immagine è stupenda, desta stupore e venerazione, come giusto è che sia per ogni reliquia che ci rimane del passato, di un nobile, grande passato che dobbiamo amare e rispettare. La foto è stata scattata con profonda indignazione, sentimento che io condivido pienamente, perchè al di là della sua facciata, a guardarci dentro il castello è ora divenuto la sede di un agriturismo. La storia è vecchia, tutti la conosciamo, monumenti, statue, colonne sono stati trasformati, prelevati, destinati ad altri luoghi e ad altri scopi. Templi pagani sono divenuti chiese cristiane,reliquie preziose del passato hanno adornato ville e castelli di ricchi signori. Ora c'è di peggio! Trasformare significa rendere comune, volgare, usuale.Ve l'immaginate il turista che soggiorna in una delle antiche stanze, che mangia qualche specialità della saporita cucina toscana nel cortile di un castello antico; cosa può sapere o gustare dell'atmosfera che circonda questi luoghi? Ripenso ad un vecchio film"L'uomo dal guanto grigio", ladro di preziosi quadri che accumulava nella sua casa, non per venalità, solo per preservarli dagli sguardi indiscreti e irriverenti di chi non li sapeva apprezzare e, perdonatemi il tuffo nell'estetismo, Andrea Sperelli di D'annuzio che assiste alla vendita all'asta dei mobili di casa Ferres e viene assalito da una profonda nausea, pensando ai ricchi borghesi che avrebbero adornato le loro case con quei mobili fragili e preziosi senza gustarne la bellezza. Quando i nostri figli erano ancora ragazzi li abbiamo portati e visitare Castel Sant'Angelo; mentre io tentavo con somma fatica di scendere la scaletta che conduceva alle anguste, soffocanti prigioni, ripensavo a Benvenuto Cellini, riudivo le note della Tosca, Danilo nauseato contemplava il bar e il piccolo ristorante nella corte centrale e giurava a se stesso che quella era l'ultima volta che veniva a vedere un luogo così barbaramente profanato. Chissà com'è adesso! Chissà quante orde di "barbari" sono passate in quel luogo e hanno guardato con falso interesse torri merlate e colubrine, mangiando pane e porchetta? Cara, carissima Anna, capisco la tua indignazione! Non sono nata in Toscana, ma luoghi e antiche famiglie mi sono noti, li ho conosciuti, prima di averne notizia studiando la Divina Commedia, tramite le leggende delle "Novelle della nonna" di Emma Perodi, una scrittrice che, se fosse vissuta nel nostro secolo, avrebbe eguagliato la fama della Rowlings. Con le sue storie, scovate nella biblioteca di casa, mia sorella ed io abbiamo trascorso parecchie ore della nostra infanzia. .Chissà quanti film dalle sue affascinanti leggende toscane!Cerchiamo di consolarci ammirando quello che resta e giocando con la nostra fantasia, calandoci nello spirito dei secoli passati con la dovuta venerazione, anche se si fa di tutto per distruggere il nostro ricco patrimonio culturale.
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