
Capita a volte di essere in sintonia con qualcuno che scrive e interpreta i tuoi sentimenti.Qualche tempo fa ho letto un articolo di un illustre personaggio,non ricordo asolutamente chi fosse,che manifestava il suo attaccamento per certi"oggetti" della sua villa.Citava anche Proust, ma avrebbe potuto citare il mio amato Montale.Ci sono delle cose che non hanno un valore intrinseco, ma che sono cariche di sentimenti, di ricordi, di amore. La sintonia con l'illustre personaggio finisce qui, perché gli "oggetti" da lui elencati un valore ce l'avevano, eccome! Si trattava di mobili antichi ereditati dalla sua famiglia, di libri preziosi della sua consorte non meno altolocata di lui. La mia casa è popolata di strani oggetti, alcuni forse hanno un certo valore, altri, come il grosso e ciccione elefante di ceramica mi sono infinitamente cari perché ad essi é legato un brandello della mia vita. Guardatelo! Non è tanto bello con le sue improbabili margherite, quattro per ogni decennio di matrimonio? L'ha fatto Sabina, mia figlia per festeggiare, qualche anno fa i quarantanni di matrimonio mio e di Danilo. Siccome è arrivato in ritardo (problemi di cottura) é stato preceduto da un elefantino piccolo, acquistato, grigio anche lui. Vi ricordate il piccolo Dumbo? Ecco, io me li guardo la mattina dalla mia prediletta poltrona e mi fanno compagnia.Lui è diventato il capomandria dei miei numerosi elefanti, mi fa pensare alle cose belle della mia vita, ai momenti preziosi, quelli sì, che bisogna custodire nella memoria perché ci aiutano a superare le tempeste. Ed è proprio a Sabina che voglio cedere la parola; sin da piccola mi scriveva dele lettere che io trovavo sotto al mio cuscino quando andavo a letto, in cui mi raccontava le sensazioni, le piccole grandi emozioni della sua giornata. Adesso ogni tanto mi manda "un pezzo" che io conservo in una cartella del computer che porta il suo nome. Questo è lo stralcio di un brano che ha lo stesso titolo di questo blog:
" A novembre mi piace girellare per casa, rileggere i miei libri dall'inizio, dalla fine, a sbalzi, l'uno chiama l'altro: Sono tutti nella librria dello studio. C'é anche << Il paese di Sgobbonia>> e << Tutti a scuola>. Di questo mi piace il calendario: ad ottobre il bidello brucia le foglie, a novembre la maestra Dolcina si impantana per andare a scuola, poi arriva il ventoso gennaio... Le giornate si accorciano... La sera c'é l'ora magica, era l'ora del gioco con le carte degli Aristogatti. Il mazzo è in libreria, lo tengo sempre a portata di mano, in modo da incontrarlo quando prendo il vocabolario di Fulvia, quando sistemo un pupazzo. Noi ci giocavamo sempre con nonno. erano possibili vari giochi; il nostro preferito era << sputo nell'Oceano >>, pescavi una carta e poi un'altra, se erano uguali ,bene, altrimenti dovevi posarle di nuovo nel mucchio: Ogni carta aveva il suo personaggio, a noi piaceva quella che raffigurava lo zio Reginald: Nonno lo chiamava cornacchione e fingeva di disperarsi quando gli capitava e noi ci divertivamo moltissimo." Così spesso sono le cose più banali ad acquistare signficati profondi, a riportarci indietro nel tempo per fissare momenti che non possono essere dimenticati. Penso che ognuno di noi abbia di queste strane cose sparse per casa. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano le mie poche, ma sempre amate lettrici.
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