martedì 27 luglio 2010
Ragazza con orecchino di perla
maric ha detto...
Torci, stendi e ritorci, avanti e indietro. Appena ti sembra di aver intravisto un disegno è il filo che si attorciglia 'motu proprio' e costruisce altre immagini. La mano può solo assecondarlo e seguire un tracciato imprevisto, bello forse,ma non voluto sicuramente. E rimane comunque la nostalgia per l'ennesimo sogno perduto.
Unica, preziosa sorella non hai descritto solo le tue sensazioni; qualcosa di simile provo quando arrivo alla fine di un oggetto,pupazzo o borsetta o collana che ho realizzato.Forse per questo sento il bisogno di fotografare le mie piccole creazioni; è un modo per vederle dall'esterno, come se non fossero mie e così riesco a distaccarmene un po' e a non provare la nostalgia del finito che non è mai un finito perfetto, ma solo uno dei tanti che si potrebbero realizzare.In un altro modo,ma molto simile provo una certa sensazione di malinconia quando finisco un libro che mi ha appagato completamente. Ricordo ancora l'ultimo capitolo del settimo libro della saga di Harry Potter; l'ho centellinato, poi sono tornata indietro, rileggendo qua e là qualche brano. Non riuscivo ad accettare l'idea che non ci sarebbero state le attese degli anni scorsi per la pubblicazione dei diversi romanzi e Marina che ci fregava tutti, perché comprava l'edzione in in inglese che usciva prima. Poi ho riletto qua e là il primo della serie e ho cercato di far riemergere lo stupore e il gradimento della prima lettura. Capisco perché piacciono tanto quei personaggi dei fumetti, che non invecchiano mai,che hanno sempre la stessa ragazza, che vivono mille avventure. Con loro ritorniamo bambini, è come se ci facessimo rileggere tante volte la stessa storia .Nel caso dei libri,è diverso, a volte l'autore è costretto ad uccidere il protagonista di una serie per liberarsene; se la Rowlings l'avesse fatto, avrei nutrito nei suoi confronti pericolosi istinti omicidi. E' raro, oggi, provare il desiderio che non sia finito un libro. Ieri mi è successo con "La ragazza con l'orecchino di perla".Per la prima volta ho fatto una ricerca su Google e ho pescato due o tre video tratti dal film; volevo ritrovare le sensazioni provate nel leggere il libro e ci sono riuscita con somma soddisfazione.Non solo gli attori, ma anche tutta l'ambientazione rispecchiano perfettamente ciò che si immagina leggendo.
E anche questo succede raramente. Se è vero che un'opera d'arte vive mille vite, perché ognuno di noi la sente in modo diverso, figuriamoci quando ciò che vede in un libro il regista di un film non è quello che "vediamo" noi,o quando per esigenze di cassetta stravolge del tutto un romanzo imponendo un lieto fine che non è mai esistito nella mente dell'autore. Il libro su Vermeer e la sua modella, ha un fascino particolare anche perché parla di un artista,che sicuramente prova nei confronti della sua opera il tormento della creazione per rendere fisso ciò che è mobile e mutevole, imprigionando l'essenza della vita in qualcosa che rimane poi lì fermo e stabile, immobile sul cavalletto o sul muro,ma mobile e vitale in chi lo osserva. Leopardi ha colto bene questa condanna che ci ha inflitto la natura matrigna,ogni piacere che deriva dal possesso di un oggetto è qualcosa di finito, mentre l'uomo aspira all'infinito. Così ora, mi accorgo che la routine quotidiana deve iniziare, ritorno con i piedi per terra e scopro che c'è una cosa che non finsce mai, ma non dà nessun piacere né prima né dopo: le faccende domestiche!
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