giovedì 5 agosto 2010
Storie di donne senza frontiere
Avevo deciso di finirla e di rimandare il blog a settembre come un alunno che non ha studiato il latino o la matematica.Oggi,tra l'altro sembra debba essere il giorno della partenza, con altri diecimila impicci da caricare in macchina.Manca solo, come dicono in Sicilia, la iargia (gabbia) col canarino. Quella non c'è, ma un tempo c'era Uga la tartaruga, ereditata da mia figlia, dopo che ha traslocato a Grottaferrata e che per qualche anno ci ha dato un po' da fare e poi a Colle Romito è sparita, lasciando un piccolo vuoto dietro di sé. Non è di questo che volevo parlare; ieri ha telefonato Liuba dal suo paese in Ucraina dove sta sistemando la casa in attesa della figlia che andrà lì per la prima volta con il suo fidanzato. In mezzo alle diverse faccende e agli operai che stanno ultimando i lavori ha trovato il tempo e la voglia di telefonare per informarsi della nostra salute, della partenza di Fabrizio e di rassicurarmi che avrebbe provveduto al più presto a comprarmi il mazzo di carte che le ho chiesto. (- Tanto devo andare al centro commerciale per il frigorifero nuovo..-) E' da un pezzo che volevo parlare di lei,ex prof. di letteratura russa, una collega dunque, che ha piantato lì lavoro e famiglia per cercare in Italia i soldi per andare avanti, dato che era in arretrato di sette mesi di stipendio e non poteva pagare il riscaldamento. Storie orribili si leggono sui giornali di badanti sadiche e perverse, altre storie me le ha raccontate la mia amica Nanda che per anni ha dovuto combattere con badanti che hanno portato via tutto dalla casa dei suoi genitori e la facevano da padrone approfittando di due persone anziane e malate. E' giusto, però anche parlare di donne come Liuba e la sua amica Natàlia (già in russo l'accento è diverso)che lavorano duramente e seriamente, senza risparmiarsi, che diventano amiche e confidenti, che sanno entrare in casa sempre col sorriso sulle labbra e con una forte, invidiabile carica di umanità. Oggi, noi donne, anche anziane,siamo in prima linea,i tempi e le circostanze non ci permettono di" andare in pensione" e forse è meglio così. Spesso siamo stanche, o perdiamo la pazienza e ci piacerebbe, almeno a me, dedicare più tempo agli hobbies o a qualche innocente svago, comunque "giochiamo in casa". So bene i miei limiti; non sarei mai potuta essere una donna "senza frontiera".
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