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lunedì 31 maggio 2010

uno strano volatile e un'aspirante dinamitarda

 
Posted by Picasa
E' cominciato rovistando nel mio cassetto "mettitutto" dal quale sono emersi oggetti di vario tipo,scatole di perline,cucchiaini d'argento,una matassa informe di fili colorati, candele assortite, cartoline, e foto. Queste sono di una griliata a Colle Romito dove con alcuni/e colleghi/e e preside, nonché relativi consorti abbiamo organizzato una grigliata. Danilo in uno slancio teatrale ha simulato i passerotti che vanno puntulamente a beccare i primi acini maturi di uva e Lillo,si è impegnata ad accendere il fuoco per la griglia: munita di una bottiglietta di alcool tentava di accelerare la combustione, quando all'improvviso la bottiglietta è partita come un piccolo razzo e. sfiorando la guancia del preside, sibilando, è volata nel giardino del vicino, per fortuna assente.Lo scampato pericolo dapprima ci ha tolto la parola, poi per sdrammatizzare abbiamo cominciato a scherzare sulle nascoste aspirazioni incendiare di Liliana, nonchè sul suo tentativo mal riuscito di far fuori il nostro preside per liberarci tutti dalla sua dittatura.Morale della favola:anche i miei incasinatissimi cassetti qualche volta sono utili. La domenica piuttosto uggiosa si è illuminata del colore dei ricordi.

domenica 30 maggio 2010

E' arrivato un bastimento carico di..

Tutti noi ,credo da bambini abbiamo giocato a questo gioco, non so perché mi è rivenuto in mente.Colpa di Gabriella e dei suoi bambini di II elementare, o di Danilo che ha tirato fuori il suo quaderno di prima con le aste e i fonemi ( ops! scusatemi )le lettere dell'alfabeto in belle file allineate? E perché poi proprio la lettera C? E' una lettera ambigua,( pensiamo a Caino, o alle C pericolose nei legami di parentela o in vecchiaia),ma per me affascinante perchè molte parole che mi piacciono cominciano con questa lettera. Ecco tutto è nato da CORIANDOLI, non quelli di carnevale, ma quelli della memoria, frammenti, flash che si affacciano all'improvviso, quando meno te l'aspetti, poi si è presentata la CIOCCOLATA, cibo degli dei , dalle molte virtù, ma ipercalorica e dalla cioccolata CACCHETTA SANTA, quella di un bambino, secondo l'espressione romanesca; in forma perfetta di cacchetta la mia meravigliosa nonna Titta aveva modellato un impasto di cioccolata e di non so che ( ma come avevi fatto, nonna? non ce l'hai mai detto). Il tutto rendeva realistico il dono di un vasetto per Sabina inserito in una comoda seggiolina rosa.Non so chi di noi per primo ha avuto il coraggio di assaggiare quella delizia, superando l'impatto iniziale.E il CIAUSCOLO? Ottimo salame dall'aspetto poco invitante. Una collega l'aveva portato da Foggia e gentilmente depositato in un misterioso pacchetto sulla scrivania del Preside. Lui, quando si trovò davanti l'informe oggetto che ricordava molto da vicino un escremento, andò su tutte le furie e aprì una indagine, interrogò bidelli e professori per sapere se avevano visto qualche alunno entrare in Presidenza prima delle 8.Per fortuna la"colpevole" svelò il mistero di quello che doveva essere un gentile omaggio e che rischiava di diventare il caso irrisolto del giono, uno dei tanti.A questo punto altre parole si affollano nella mia mente, COLAZIONE ( il mio pasto preferito, che farei senza il mio CAFFE' e latte quotidiano?), CENA, non quella quotidiana, ma quella con gli amici, soprattutto se il piacere della buona compagnia è accompagnato dalle leccornie preparate dalle mie amiche, tutte cuoche abilissime.COMPUTER ( " una seconda pelle" dice Fabrizio ),CHIAMATA senza risposta,sgradevole e inopportuna se il numero non è in Rubrica e ti lambicchi il cervello per cercare di capire chi è stato,COLIBRI',non il piccolo uccello coloratissimo che non ho mai visto, ma la macchinetta della Ronson, ragalatami da Danilo, che tenevo come prezioso portafotuna nella borsa.Ho pianto per tre giorni, quando qualcuno mi ha rubato il borsellino in cui era custodita, pensando che fosse il portafogli. Che ci avrà fatto mai il ladro? Se ci ripenso,medito feroci vendette; Danilo me la voleva ricomprare, ma ho rifiutato, meglio che sopravviva tra i ricordi di ciò che abbiamo perduto nel tempo.Lettera ambigua la C,dicevo, ambigua come tutte le cose della vita; spinoso il CACTUS, delizioso il film "Fiore di cactus",comincia con la C la malattia devastante del secolo, ma in compenso arrivano al galoppo CILIEGIE,CONFETTI,CAREZZE,CHAT..... no, basta!, mi devo fermare,anche perché il gioco diventa maniacale, o forse lo è già. Tra l'altro si è affacciato un cladestino a bordo, B ,come BORSA, oggetto irrinunciabile per il quale nutro una folle attrazione.E' comparsa all'improvviso perché, riesumandone una della scorsa estate, ho trovato in una tasca delle PALLINE multicolori lavorate all'uncinetto.
( Cosa mai pensavo di farci? ) Già perché anche la P........

sabato 29 maggio 2010

Tu di che negozio sei?

Ho appena fatto un paio di giochini su Facebook del tipo "sei una strega o una principessa?" e " quale tipo d arte ti rappresenta meglio?" Questo mi ha fatto ricordare un gioco fatto con una signorina pressocché sconosciuta in un luogo triste, nella sala d'aspetto di un pronto soccorso dove Danilo era stato ricoverato, di notte. Faceva un gran freddo, ma non avevo sonno, forse la preoccupazione, e una sigaretta fumata ogni tanto, mi tenevano sveglia.Vicino a me una signorina di mezza età ogni tanto si addormentava e ben due volte l'ho riacchiappata mentre stava cadendo a faccia in giù. Dopo ci siamo messe al parlare per ingannare il tempo e scacciare i pensieri tristi. Ad un certo punto le ho domandato:"Se tu avessi un negozio, che tipo di negozio sarebbe?" Di lì ci siamo ambedue lanciate in una ricerca sul tipo di negozio che ci piace di più; dopo averne, con qualche rammarico scartati alcuni, abbiamo condiviso l'idea del rigattiere, ovvero, almeno una volta si chiamava così, quel magico luogo dove si trovava non tutto, ma di tutto. Ovviamente sarebbe stato un "Di tutto un po'" molto esclusivo, con oggetti raffinati, frutto di accurate ricerche , dalle collane esotiche alle spille vintage,e, all'insegna del più puro brocatage,mobiletti e tavolini, bambole di porcellana e cornici. Ho trascorso con questa amica improvvisata un'ora piacevole, in un luogo molto sgradevole; forse è vero che la costrizione aguzza l'ingegno e stimola la fantasia. Le più belle opere d'arte non sono forse nate, quando gli artisti avevano come unico tema Angeli, Santi e Madonne, oppure il ritratto del Signore che li ospitava per giunta neanche bello? Qualche volta ripenso al mio negozio e lo abbellisco con idee rubacchiate da qualche illustrazione, ma trasformate secondo le mie esigenza. Il manichino da sarta ( quanto mi piacciono!) ospiterà non spille, come ho visto di recente nella foto di un negozio di Roma, ma tante bellissime collane che lo avvolgeranno in mille spire sinuose e poi ci sarà l'angolo delle idee, dove "venderò" tutte le creazioni che qualche volta sogno, ma non ho il tempo di realizzare... Un consiglio, giocate anche voi a questo gioco, giocateci anche se, come me fate parte della categoria di individui che, se si mettono fabbricare cappelli, il Buon Dio decide che gli uomini nascano senza testa. Giocare non costa niente e fa bene all'umore. Parola di "Nanocchia, la strega che pastrocchia"

mercoledì 26 maggio 2010

Una vecchia insegnante in pensione

 
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Questa è la caricatura di una vecchia insegnante, foglio emerso da una accurata ricerca di tesine di maturità.traduco per chi come me non conosce l'inglese e non ha una sorella che interviene nei momenti critici:( a sinistra)Rughe permanenti per lo stress, udito compromesso per il lavoro di gruppo, perdita della voce per lavoro orale,aspetto spettrale per la polvere di gesso, piedi piatti per le passeggiate nella classe,
( a destra)capelli grigi per troppi anni di insegnamento, vista debole per correzione compiti, dolore alla spalla per lo stare curvi sulla cattedra,dolore al polso per scrivere sulla lavagna, vestiti stracciati per la misera paga. La caricatura venne fuori negli anni settana, o giù di lì, quando si polemizzava sul fatto che i docenti lavorano "solo" diciotto ore a settimana. Con questa immagine gli inglesi la misero giù pesante, io la guardo con un'intima sottile soddisfazione, perchè, pur essendo ovviamente invecchiata sono quasi immune da molti di quei difetti, ma anche con rimpianto per gli anni trascorsi,soprattuto quelli "caldi", quando eravamo giovani, intraprendenti e capaci di discutere con i nostri alunni"marxisti immaginari", ma soprattutto anche di ridere con loro quando sottolineavano le nostre gaffes o le nostre manie.La mia capiente borsa raccoglitutto, per esempio, felicemente etichettata "borsa di Mary Poppins",il braccialetto con cuoricini d'argento regalo di mia figlia, più da teenager che da insegnate matura, che ogni alunna guardava con invidia e molte altre cose. Il tutto veniva fuori spesso nella rituale cena di fine anno con gli alunni prima della maturità.Una volta fu un quaderno in cui qualcuno di loro aveva annotato le nostre "papere" di un interno anno scolastico; un'altra si presentarono con regali meravigliosi;un'enorme paio di occhiali da sole di plastica, ovviamente da mercatino, per una collega che ne esibiva sempre di bellissimi e firmati, una scatola vuota di antibiotici per il prof. che aveva sempre mal di gola, un pallottoliere di legno coloratissimo per la profia di mate.Quell'anno fui preservata dalla loro ironia perché come membro interno ero il loro angelo custode. Mi regalarono un bellissimo accendino che ancora conservo gelosamente e non ho mai usato per paura di perderlo.Basta così! Ecco uno dei difetti da cui non sono esente, quello di lasciarmi andare sulla scia dei ricordi, l'altro, imperdonabile,di ripetere spesso le cose in tre o quattro modi diversi per paura di non essere stata capita bene. Il marito di una collega (è un difetto molto diffuso) una volta esasperato ha reagito con un " Basta, amore mio, ho capito ,non sono uno dei tuoi allievi!

martedì 25 maggio 2010

Le dieci cose che io non capisco

La mia amica Anna mi ha mandato un power point molto divertente "le 10 cose che non capisco" con battute del tipo " Se quando cade un aereo si salva la scatola nera, perché non fanno tutto l'aereo dello stesso materiale?" Ieri, giornata in cui tutto sembrava andare per il verso storto ( presumo che ci sia una malignità insita anche negli oggetti inanimati), ho cominciato a scrivere le cose che non capisco io:
1)Perché invece di sfornare oggetti e strumenti vari ad alto livello tecnologico non inventano un agile congegno elettronico che consenta di fare emergere dalle borse quello che serve al momento e non dieci altre cose diverse?
2)Perché se ho mal di schiena gli oggetti continuano inesorabilmente a cadermi dalle mani?
3)Perché quando torno dal discount con il carrello pieno mi accorgo di non aver comprato l'unica cosa per cui ci ero entrata?
4)Perché mi ostino a comprare collane che non metto mai?( oltretutto mi sembra che mi guardino male, quando le scovo in fondo al cassetto )
5)Perché cercando una cosa che mi serve ne trovo sempre un'altra di cui avevo dimenticato l'esistenza?
6)Perché i genitori hanno sempre torto anche quando, per sbaglio dicono la cosa giusta?
7)Perché ogni volta che faccio il caffé la macchina del gas si sporca?
8)Perché non ho ancora usato il piumino da spolvero elettrico comprato prima di Natale?
9)Perché le amiche hanno sempre qualcosa di molto interessante da dirmi al telefono mentre lo spezzatino "borbotta" sul fuoco?
10)E, soprattutto,perché alla mia età non più verde mi è venuto in mente di scrivere un blog? Non sarà un inizio di demenza senile?

Condivisione

C'è una funzione su Facebook che mi piace molto;"condividi". mi piace per il suo significato più profondo, penso, infatti, che la vera amicizia sia condivisione Ieri sera ho parlato con la mia amica Liliana, Lillo per gli amici; non ci telefoniamo spesso perché abbiamo impegni diversi, lei con Maurizio, suo marito, sono nonni a tempo pieno, quel tipo di nonni di cui dicevo giorni fa.Non ci sentiamo spesso, ma ogni volta che parlo con lei trovo subito la nota giusta, come se ci fossimo lasciate il giorno prima. Siamo state colleghe, abbiamo condiviso alunni e battaglie,momenti belli e brutti della nostra vita. Impagabili i dieci minuti e il rituale caffé prima di entrare in classe e la pausa,la sigaretta fumata insieme ,finite le lezioni, prima di prendere la macchina e tornare a casa.Di noi si sono dette cose diverse;alcuni genitori sostenevano che, se il figlio andava male con noi due era fritto; una anno, invece in cui abbiamo fatto la maturità insieme come membri interni, i ragazzi ci hanno battezzato " la mamma ricca", io per il mio cognome e la mamma "galattica", lei per la sua nota passione per l'astronomia.Eppure, per molti aspetti siamo diverse, lei è molto più dinamica di me, più precisa, lavora a maglia divinamente e non incomincia un lavoro se non ha finito quello che ha incominciato, mentre io ne ho sempre almeno tre per le mani,però per istinto abbiamo sempre avuto le stesse percezioni su colleghi e presidi, nonché alunni e quasi sempre col tempo si rivelavano giuste.Anche senza facebook "condividiamo" ancora con telefonate , a volte chilometriche,ansie e risate, critiche e apprezzamenti su fatti e misfatti.Ciao Lillo alla prossima!

domenica 23 maggio 2010

Hai negli occhi tutto il mare..

 
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Quasi una favola.....

La scorsa estate la mia amica Fiorella improvvisamente, non ricordo di cosa stavamo parlando, si è messa a recitare una poesia, dedicata a lei, quando era bambina. La trascrivo:<< Bionda, piccola Fiorella,/un pochino capricciosa/sei una rosa rugiadosa/tutta piena di bontà./Hai negli occhi tutto il mare/ l'Adriatico e il Tirreno/ ed in te tutto è sereno/sei la gioia in ogni cuore/In questa vita ormai impossibile,/tutta inganni e falsità/Solo tu resti trattabile/per bellezza e per bontà.>> Sì, lo so, qualche verso zoppica,qualche altro è un po' scontato, ma l'immagine della bimba dagli occhi di mare è bellissima, ancora più bella l'incredibile storia di un giovane, vestito modestamente, pensieroso ed assorto che, seduto su di una panchina, nell'immediato dopoguerra, s'incanta a vedere una bimba che gioca. Comincia a scrivere e ogni tanto solleva lo sguardo e segue i movimenti della piccola, come se volesse impadronirsi della sua gaia inconsapevolezza. Poi si alza e, prima di andarsene dà alla domestica di Fiorella un foglietto di carta ripiegato. La donna lo prende, non sa leggere, ma tornata a casa lo consegna alla signora. Così, qualche anno dopo Fiorella ha sentito dalla mamma questa storia e ha letto la poesia. Non ha mai dimenticato quel giovane, più volte l'idea di ricercarlo, magari tramite qualche trasmissione televisiva del tipo << Chi l'ha visto?>> le ha attraversato la mente, perché vorrebbe sapere che fine ha fatto. Io non penso che sia una cosa saggia; meglio lasciar parlare il nostro cuore e credere che il giovane abbia trovato la sua strada, che l'immagine della bimba bionda che gioca, ignara delle storture del mondo sia stata l'"arca leggera" che lo ha fatto sopravvivere nei sempre "nuovi flutti" della vita. Rileggendo mi accorgo di aver citato Montale,scusatemi, ma spesso solo i poeti hanno le parole per dire, quello che abbiamo in mente. E adesso,(dulcis in fundo?)l'immagine della bambolina nata da questa poesia.

venerdì 21 maggio 2010

Quartiere

No, per carità, non vi aspettate un commento sul bellissimo libro di Pratolini! Lo so che da una ex prof. ci si può aspettare di tutto, oggi voglio solo parlare del modesto giro che abbiamo fatto ieri sera con mio marito intorno al palazzo e poco più in là. Era un po' di tempo che non ci concedevamo questo lusso, ma lui è diventato un po' pigro e, quando usciamo,( raramente!) prendiamo sempre la macchina. Intorno a noi molte cose sono cambiate, alcuni negozi sono scomparsi per lasciare posto a bar e punti di ristoro per i numerosi impiegati. Alcune postazioni sono rimaste ancora invariate. Tappa fissa la cartoleria, e il K18, sognando acquisti improbabili o progettando il regalo per Fulvia che presto compirà diciotto anni. Il negozio di abbigliamento di Susy è diventato ( manco a dirlo )un bar. E' stato bello entrare e ritrovare "loro", Susy and Luis, con i quali abbiamo scambiato qualche battuta e qualche risata.Non si comprano più i vestiti da loro, ma il caffé è buonissimo.Anche al K18 stessa accoglienza, e discorsi di vario genere, chiacchiere sul più (la nuvola, sempre lei tra i piedi, è l'argomento del giorno! e il meno ( il braccialetto trendy, il cinturino viola per l'orologio). Immancabile l'entrata da Tom, perché Danilo è un golosone, ma anche io non scherzo, con acquisti che è meglio non divulgare perché non rientrano in nessuna dieta. In tutto molto meno di un'ora, ma è stato gratificante, un po' come scoprire che non tutto è cambiato in questo Eur sempre più pericolosamente trasformista. Quando mi sono trasferita qui, dopo solo cinque anni di vita matrimoniale, felicemente trascorsi in una casa, meno bella, più piccola , ma "nostra", non ho molto amato questo quartiere.Niente più passeggiate con l'amica Teresa e i nostri bambini, il/la più grande per mano e l'altro/a in carrozzina, niente più sfoghi innocenti sui problemi quotidiani di due casalinghe e mamme in erba, niente più tappa al mercatino.(all'Eur all'epoca ,niente mercatini) A poco a poco mi sono affezionata al luogo, ed al quartiere, al pratone e al piazzale della Poesia, (che ora ha cambiato nome) dove la statua di Benito Juarez, non si sa bene perchè, col braccio destro indicava la scuola delle Suore di Nevers. Tante cose sono cambiate da allora, ma qualcosa è rimasto,e il giro serale di ieri mi ha fatto sentire ancora a casa mia, malgrado tutto.( Fuksas compreso !)

giovedì 20 maggio 2010

Ritagli di...

Ieri mattina, mentre cercavo di mettere ordine tra ritagli multicolori di stoffe per realizzare una ennesima borsa pazza, pensavo che la felicità è fatta di brandelli di memoria,frammenti di sensazioni e di ricordi,"oggetti atrani sparsi per casa", come dice mia figlia,profumi, colori,che dovrebbero comporsi per formare un meraviglioso quilt da indossare nei momenti tristi. Si era fatto tardi,la giornata doveva incominciare con la solita routine, prima di chiudere il computer ho dato un'occhiata alla posta:era giunto l'incipit di una storia, un ritaglio che pubblico nella speranza che leggerne il seguito.
LE AVVENTURE DI RICCIOLINA E SPAZZOLETTA
C'era una volta una bambina che aveva un bellissimo nome, un nome da regina, Ginevra, ma tutti la chiamavano Ricciolina per via dei boccoli biondi che incorniciavano un musetto tondo, tutto fossette con due occhioni dorati, un nasino impertinente e una boccuccia ridente con dentini aguzzi da volpacchiotta. Ricciolina, infatti, una ne faceva e mille ne pensava e molto spesso la nonna non riusciva a evitare i disastri perché, come una volpe, la bambina riusciva ad eludere ogni sorveglianza e, se veniva colta sul fatto, si affretava a negare ogni responsabilità con un sorriso innocente e lo sguardo più serafico del mondo. Non si sa come, i libri cadevano dagli scaffali almeno due volte al giorno, il bagno si allagava una volta alla settimana, le chiavi sparivano regolarmente e riapparivano nei luoghi più strani solo dopo un'estenuante caccia al tesoro, guidata dalle informazioni depistanti, fornite da Ricciolina, che seguiva le operazioni di ricerca comodamente seduta sul divano con Pillo, l'orso preferito e Spumina, la bambola dai capelli viola. Da sempre l'orso e la bambola erano i suoi compagni di avventure ( e sventure), che venivano severamente rimproverati e puniti perché secondo lei, erano gli unici responsabili di ogni disastro. C'è da dire però che la loro complicità era ricompensata da coccole e attenzioni speciali e, se gli animali e le bimbe di pezza hanno un cuore, quello di Pillo e Spumina batteva solo per Ricciolina." Marina Ricca
Conosco bene la protagonista di questa storia, e conosco bene anche Pillo e Spumina, potrebbero essere Susanna sogni d'oro di Sabina o Mio Mao il gatto di Fulvia o Apollonia la sua amatissima gallina e tanti altri pupazzi e pelouche che hanno fatto compagnia a tanti bambini. Certamente hanno un cuore, è quello di chi li ha donati, o creati o pazientemente mille volte ricuciti, come l'orso di Danilo, per far felici i propri bambini. Chissà se questa storia avrà un seguito,se troverà un suo spazio più ampio di questo blog... A volte è bello sognare, a volte anche i sogni diventano realtà.

lunedì 17 maggio 2010

Se è vero che.....

Se è vero che la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni, la mia sarà sicuramente tappezzata di lavori incominciati e non ancora finiti. Il pensiero non è confortante, perchè solo i geni possono lasciare muciche, statue, dipinti incompiuti,creando ampio spazio ai critici delle età future per le loro acute dissertazioni, gli esseri umani normali come me sono presi dall'angoscia sottile di lasciare in eredità ai figli mucchi di spazzatura da epurare. Pensieri lugubri? Colpa del solito cielo grigio che puntualmente ci ritroviamo ogni mattina e dell'umore nero, fatale conseguenza. E' vero che sono sensibile al tempo, ma certamente il tutto è pesantemente aggravato dal meteoterrorismo incombente che predice un'estate da deserto del Sahara e, in alcuni casi, altri imminenti disastri. Peccato che i disastri veri non riescano mai a preannunziarli, né ad evitarli. Unico conforto la tradizione popolare. Qualche giorni fa un amico citava il proverbio di suo nonno contadino:" 4 aprilanti, quaranta dì duranti" che, ho scoperto, risuona più o meno uguale in varie parti d'Italia. Mia figlia mi ha riportato la versione di Frascati:" Se piove a Santa Bibbiana, pioverà 40 dì e una settimana" con l'aggravante "Se se ne accorgono i parenti, pioverà altri venti". Tutto ciò riporta i capricci del tempo nel confortante alveo di una vecchia, anzi antica consuetudine e ci salva dal pensiero di una fine imminente. Nel frattempo,sono le otto, il sole si è fatto largo e risplende in un cielo limpido. Improvvisamente mi è venuta una voglia di fare qualcosa e mi sono messa alla caccia del tappo di spumante scomparso, quello del compleanno di mio figlio.Questo ha comportato una ricerca nei pressi del tavolino rotondo che ospita sotto le gambe il pouf del salotto di mia nonna, ricoperto di riviste varie. Dopo aver spostato anche una pila di libri antichi, o meglio antiquati, elegantemente appoggiati a terra, il tappo è emerso dietro la mia poltrona prediletta, detta da mia marito " di nonna Speranza". Con l'occasione alcune vecchie riviste ed altri impicci hanno trovato la loro giusta destinazione nel cassonetto. La soddisfazione è durata poco. Mi sono accorta che dalla ricerca è emersa anche la sagoma di un delizioso gattino, già ritagliata nel panno, di cui mi ero proprio dimenticata. Accidenti! Un altro lavoro incominciato che aspetta ( da quando?) di essere finito.

domenica 16 maggio 2010

Collezioni di.....

Non di farfalle, odio vedere immobilizzate le leggere, mutevoli, coloratissime farfalle. Di tappi di Champagne, magari, come quella che fa mio marito, tappi con su scritta la data della ricorrenza in cui il vino è stato bevuto dopo brindisi rituale ai presenti e agli assenti. Il proble ma è che molte volte il tappo finisce non si sa dove, in qualche angolo della camera da pranzo o sotto il tavolino rotondo, o in mezzo alla collezione di elefanti. Ecco, appunto, un'altra collezione! Una tra le tante, orologi,tazzine,e.... ovviamente bambole di tutti i tipi, in continuo aumento per la compiacenza di care amiche e amici , per la mia attuale mania di crearne delle nuove. Qualche volta una di loro vola tra le braccia di una bimba, più meritevole di me di possederla e questo placa momentaneamente il mio senso di colpa.Il fatto è che sono una collezionista; l'ho scoperto quando da bambina mi regalavano una bambola nuova ed io andavo subito a ripescare quella vecchia, accantonata,e le mettevo insieme così erano due, ovvero l'inizio di una collezione. Da ragazzina, al mare collezionavo tappi di bibite. Percorrevo la spiaggia seguendo il"bibitaro" che all'epoca le portava ghiacciate in una cassetta ai bagnanti e le stappava su richiesta. Alcuni di quei tappi erano bellissimi lucenti, colorati a volte metallizzati. Ce n'era di che riempire una scatola messa da parte a tale scopo.. Non so quale delle mie collezioni sia la prediletta, ( e le collane dove le mettiamo? ) o quale la più inutile, forse tutte o nessuna. Certamente posso dire quella più economica: ritagli di riviste. Non posso fare a meno, quando sfoglio un rotocalco, di ritagliare e incollare su blocchetti di carta riciclata ( quella del computer stampata solo da una parte ) ricette, borse, collane, creazioni di qualche stilista o designer che colpisce la mia fantasia. Anche questa innocente mania ha talora effetti devastanti. Per esempio, da quando ho visto una tenda fatta con gli anelli di metallo delle scatolette a strappo non posso fare a meno, ogni volta che apro una scatola di piselli o di pomodoro, di mettere da parte il famigerato anellino. La collezione sta lì, cresce a vista d'occhio, non so ancora se riuscirò a mettere insieme tutta quella roba o se ad un certo momento me ne sbarazzerò. Sulla stessa rivista c'era anche una collana,a più fili, realizzata con un migliaio forse di palline fatte con la carta dei cioccolatini. Avevo cominciato con molta buona volontà, per fortuna ho scoperto quasi subito che non avrei mai avuto tanta pazienza,la titanica impresa mi ha spaventato. Ecco, ho confessato i miei peccati.....non tutti, veramente. C'è qualcuno che legge questo blog che ha da dire qualcosa di interessante sull'argomento, sono in fiduciosa attesa di interventi stimolanti.

sabato 15 maggio 2010

Spazzoletta

 
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Nuovola e...nuvole

"Anche il cielo stellato finirà"....Non sto pensando alla fine del mondo, Ungaretti mi è venuto in mente così, improvvisamente,( perdonatemi sono una ex prof.)quando ieri sera, vedendo il Tg3, ho scoperto che "la nuvola", o meglio quello strano enorme,dirigibile imprigionato in una griglia di ferro, emanerà di notte una luce azzurra che illuminerà l'Eur, in barba al risparmio energetico.Questo colpo mortale, puntualmente commentato via telefono con l'amica Anna, è stato inferto dall'autore del progetto che informava i teleutenti sulle fasi successive dell'avanzamento dei lavori, Ieri, 14 maggio,compleanno di mio figlio,è stata una giornata avventurosa, cominciata alle 9,30 con una prima visita al ventoso terrazzo condominiale con la mia amica Anna. Era previsto; la grande piattaforna di metallo aveva iniziato la sua ascesa mentre noi dormivamo ed ora si trovava a mezza strada. Poverina! data la mole viaggia all'credibile velocità di 5 cm. l'ora. Mi sono scoperta l'anima della paparazza in cerca dello scoop che cambierà la sua vita. Ho inviato foto via telefonino a mia figlia e ne ho scattate altre con la digitale. Anna ed io non eravamo sole, altri due condomini, uno munito di cavalletto e di cinepresa ci facevano compagnia. Il piazzale di sotto cominciava a poco a poco a riempirsi di gente, per le 11,30 era previsto l'arrivo delle autorità.Noi fotografavano con lo zoom gli omini in alto sulle loro torrette di postazione. Uno di loro ci ha gaiamente salutato con la mano. Cominciavo quasi a riconcigliarmi, per questa atmosfera festosa, con l'orribile mostro che già da due anni abbiamo visto crescere e svilupparsi dalle profonde viscere della terra con disagi vari ( del tipo, improvvise scosse telluriche mentre stai comodamente seduta sul divano conversando per telefono con l'amica di turno); del resto ormai la nuvola è una realtà alla quale bisogna rassegnarsi, dato che l'Eur è entrato nell'occhio del ciclone delle trasformazioni che oggi vanno tutte nel senso dell'ipermegagalattico a scapito della bellezza e della poesia.Alle 12 nuova visita al terrazzo ,sempre con l'amica Anna, questa volta anche con mio marito, attratto dalla novità. La piattafrma era ulteriormente salita; di sotto il piazzale si era popolato di omini neri che parlavano a turno col megafono, poi si sono diretti verso delle tende in fondo; era quasi l'una e forse avranno approfittato di un buffet allestito per l'occasione. Il pomeriggio è stato di routine, ultima paparazzata, questa volta dalla finestra della mia amica,preparativi per la cena,sostegno alla adorata nipote in una versione impossibile di Livio. A sera, a conti fatti ci si accorge che la nuvola non solo ci oscurerà irrimediabilmente il sole verso ponente,questo già lo sapevamo da un pezzo, ma la notte saremo illuminati da una luce artificiale che, anche se azzurra, temo non sarà rilassante. Per fortuna, nel frattempo,è nata la prima delle mie tre bamboline, si chiama Spazzoletta, perchè i suoi capelli sono molto indocili e vanno di qua e di là , è mordida, di pezza e non di ferro, e, soprattutto piccola. Evviva!

martedì 11 maggio 2010

Il mondo azzurro

In questa mattina di maggio, grigia e monotona, mi viene in mente una favola di Tolstoi. Niente paura,è brevissima. Un bambino vuole disegnare un bosco, si accorge di avere solo il colore azzurro, rimane un po' perplesso e domanda alla mamma, che sta suonando il pianoforte se può disegnare un albero azzurro, la mamma, distratta risponde di sì. Anche il babbo è distratto, sta leggendo il giornale;quando il bimbo gli chiede se può disegnare una lepre azzurra, gli dice di sì. Il piccolo prosegue nel suo disegno, tenta di mgliorarlo avvolgendo tutto in una nuvola azzurra, ma non è soddisfatto. Con un sospiro straccia il suo disegno. Solo la notte, in sogno, riesce a "vedere" il suo disegno con tutti i colori. Non so bene cosa il grande scrittore abbia voluto dirci con questa storiella. Che i genitori distratti tarpano le ali ai figli? Che una vita "colorata" la possiamo solo sognare? O forse che una realtà, la nostra, monocolore, anche se il colore è bellissimo, alla fine risulta noiosa e deludente? Lascio ai miei pochi, ma preziosi lettori l'interpretazione; per quanto mi riguarda, le tre bamboline che sto realizzando saranno una bruna, una bionda e una rossa, perché....Chi mi conosce lo sa.

domenica 9 maggio 2010

Intercettazioni

Mia sorella ed io abbiamo l'abitudine di fare lunghe conversazioni telefoniche in ore antelucane.E' un momento di massima libertà, quando tutti gli altri in casa dormono. C'è stato un periodo in cui la linea dei nostri telefonini era disturbata e sembrava che ci fossero delle interferenze. Marina ad un certo punto ha detto:- E se ci avessero messo i telefonini sotto controllo?- Pura illazione fantasiosa che ci ha fatto ridere,pensando al malcapitato che avesse il compito di seguire i nostri discorsi. Da questo è nato il brano che segue:
La spia luminosa si accese, l'uomo sobbalzò infilandosi rapidamete le cuffie,guardò d'istinto l'orologio: le sei e un quarto. Oggi hanno cominciato un quarto d'ora più tardi - pensò, mentre si accingeva a versarsi un po' di caffé dal termos che aveva lì accanto - Adesso cominciano... tanto il primo argmento é..- scommise con se stesso- - la piccola. Puntualmente la più anziana domandò : Come sta G.? - Bene -La porti all'asilo oggi?-Non lo so, dipende da che ora si sveglia e dal tempo -L'uomo maledisse il suo lavoro, per trovare un latitante, ma chi era poi? magari una mezza tacca, possibile che dovesse sorbirsi le conversazioni di due vecchie galline che, a parer suo, non ci stavano proprio con la testa. Lui sognava ben altro, qualcosa di veramente interessante che avrebbe fatto fare un balzo in avanti alla sua carriera. Ecco ricominciava la solita tiritera. Che ne pensi dell'ultimo libro che ti ho mandato? - Bello ma un po' deprimente, comunque qualcosa su cui riflettere - Ti ho spedito l'ultimo capitolo di Apo, che te ne pare? - E' una ficata pazzesca - La più giovane delle due sorelle ( si fa per dire, andava sui sessanta) aveva di tanto in tanto queste espressioni un po' superate del linguaggio studentesco. Già, le due erano due prof. in pensione, figurarsi, lui con le sue insegnanti non aveva mai avuto buoni rapporti!..Queste ormai le conosceva bene, non ci avrebbe tirato fuori un ragno dal buco. Ecco,ora siamo sulla fase dei ricordi - le zeppole di carnevale, zucchero e miele, una voglia pazzesca di sapori perduti.. i quaresimali di nonna Renata per il suo compleanno, mamma faceva il cioccolato caldo - Ti ricordi quando lei e nonna Titta si accingevano a tagliare la stoffa per i nostri vestiti?- Sì, mi pare di vederle, nonna Renata era sempre esitante, all'epoca sprecare la stoffa era un delitto,- Taglia, taglia,nonna Titta era più decisa. - Ecco, sarebbe ora che anche voi ci deste un taglio, bofonchiò l'uomo, alquanto seccato, anche io ho i miei ricordi d'infanza, mia madre per esempio...-Sobbalzò perché nella casa della più vecchia un telefonino aveva squillato.- Ti devo lasciare, perché mi sta chiamando D.- Meno male, per quel giorno era finita, poteva rimettersi a sonnecchiare fino al cambio del turno. Manco a farlo apposta la spia luminosa si accese di nuovo, - Voleva solo un po' di caffé- Gli ci erano voluti giorni per capire che il marito della vecchia signora non stava fuori Roma, ma solo nella stanza da letto dalla quale chiamava la moglie col cellulare, versione aggiornata dei campanelli di una volta. Ecco, ora ricominciavano, stavolta erano fiori, la più giovane era appassionata di piante e descriveva quello che vedeva dalla sua finestra, la magnolia obolata - roba da chiodi, ma che cos'era mai? Ma lui lì che ci stava a fare? Quando una pista non è produttiva, meglio abbandonarla, e lo spreco di denaro pubblico dove lo mettiamo? Del cosiddetto latitante, che pare avesse avuto una relazione amorosa con la figlia della più giovane,non parlavano quasi mai, era acqua passata. Solo una volta era stato evocato come "anima d'inchiostro" Già perché loro avevano come un linguaggio in codice, il pennacchio bianco, l'amuleto che ti salva, per non parlare delle citazioni, Shakespeare e Montale e via discorrendo..Finalmente uno strillo acuto pose fine alla conversazione, per quella mattina, la piccola reclamava la colazione. L'uomo soddisfatto guardò l'orologio, il suo turno stava finendo. Sarebbe andato di corsa al bar, avrebbe ordinato un cioccolato caldo, non con i quaresimali ( quelli ormai chi li faceva più?), ma almeno con un bel cornetto croccante. Gli era venuta una voglia....>

lunedì 3 maggio 2010

Farfalle d'oggi: troviamo il coraggio di stendere le ali!

Riporto un racconto indiano che ho trovato come fonte al tema che ho svolto in classe sulla crescita.

Una farfalla sta tentando di liberarsi dal suo bozzolo: con sforzi pietosi tenta di liberarsi dalla sua piccola gabbia, di stendere le sue ali per spiccare il volo.
Un uomo impietosito la osserva e decide di aiutarla: con le dita lacera il bozzolo e distende le piccole ali. QUELLA FARFALLA NON VOLO' MAI . L'uomo aveva ne aveva infatti alleviato la pena , ma aveva accelerato i tempi e l'aveva condannata a strisciare; infatti solo contando SULLE SUE FORZE avrebbe reso le sue ali forti e pronte al volo.

Questo racconto offre una piccola metafora che rappresenta alla perfezione una piccola sfaccettatura della società di oggi , una società che ci spinge ad avere tutto e subito e sopratutto con il minimo sforzo, così che ormai non si desidera più nulla, perchè abbiamo tutto a portata di mano: come direbbe Hobbes, un uomo che non desidera più nulla non ha più sensazioni e un uomo che non ha più sensazioni... è un uomo senza vita.

Fulvia

Orchidee

 

 
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Piove. E' lunedì......

Anche oggi piove; ieri interminabile domenica pomeriggio ( la mattina c'era un po' di sole) con la sensazione di voler fare tante cose, ma di non riuscire a farne nessuna.In questa strana primavera la pioggia non è << la pioggerellina di marzo che picchia argentina sui tegoli vecchi del tetto..>>, è quella che piove sul cuore come nella nota poesia di Verlaine, è quella dei crepuscolari << Piove. E' Mercoledì. sono a Cesena>>.Allora per scrollarmi di dosso questa malinconia sottile, coloriamo un po' questo mondo grigio.Orchidee, per esempio, fastose,opulente e flessibili, fragili e preziose.Non quelle che Nero Wolfe coltiva con meticolosa precisione nella sua grande serra, ma quelle di una serra più piccola, più intima e accogliente, non di Nero Wolfe, ma della mia amica Anna, una signora carina e gentile, dalle molte abilità. Il suo piccolo balcone della cucina è un elegante contenitore di ceste e vasi dove le sue orchidee si moltiplicano e ogni anno rifioriscono più belle dell'anno precedente. Parlavo con lei di fiori giorni fa, di fiori che non sono più di moda, che rimangono indelebili nella nostra mente. I mazzi di violette che una volta si trovavano dal fioraio(le portavo sempre alla mia mamma), incantevoli e di breve durata,le violacciocche che fiorivano a Pasqua. Anche quest'anno Pasqua è venuta, ma le viole di Pasqua dov'erano? E' strano che, parlando di queste cose, si misura il distacco generazionale.Se ne parli con i più giovani ti accorgi di usare un linguaggio privo di riferimento concreto, come per noi fino a qualche anno fa non avevano significano tante piante, e anche tanti frutti esotici.Questi ultimi,hanno fatto il loro ingresso trionfale nei banchi dei supermercati,mango,lichties, avocado e..non so bene quanti altri. Ci siamo arricchiti di sapori e di odori nuovi? Forse, ma ne abbiamo persi tanti altri. In questa scietà multietnica ben vengano colori e sapori di altri paesi,ma non perdiamo, per favore, quello che fa parte delle nostre radici,quello che ci distingue,perché solo nella diversità della scala cromatica ogni colore acquista il suo specifico significato.