martedì 27 luglio 2010
Ragazza con orecchino di perla
maric ha detto...
Torci, stendi e ritorci, avanti e indietro. Appena ti sembra di aver intravisto un disegno è il filo che si attorciglia 'motu proprio' e costruisce altre immagini. La mano può solo assecondarlo e seguire un tracciato imprevisto, bello forse,ma non voluto sicuramente. E rimane comunque la nostalgia per l'ennesimo sogno perduto.
Unica, preziosa sorella non hai descritto solo le tue sensazioni; qualcosa di simile provo quando arrivo alla fine di un oggetto,pupazzo o borsetta o collana che ho realizzato.Forse per questo sento il bisogno di fotografare le mie piccole creazioni; è un modo per vederle dall'esterno, come se non fossero mie e così riesco a distaccarmene un po' e a non provare la nostalgia del finito che non è mai un finito perfetto, ma solo uno dei tanti che si potrebbero realizzare.In un altro modo,ma molto simile provo una certa sensazione di malinconia quando finisco un libro che mi ha appagato completamente. Ricordo ancora l'ultimo capitolo del settimo libro della saga di Harry Potter; l'ho centellinato, poi sono tornata indietro, rileggendo qua e là qualche brano. Non riuscivo ad accettare l'idea che non ci sarebbero state le attese degli anni scorsi per la pubblicazione dei diversi romanzi e Marina che ci fregava tutti, perché comprava l'edzione in in inglese che usciva prima. Poi ho riletto qua e là il primo della serie e ho cercato di far riemergere lo stupore e il gradimento della prima lettura. Capisco perché piacciono tanto quei personaggi dei fumetti, che non invecchiano mai,che hanno sempre la stessa ragazza, che vivono mille avventure. Con loro ritorniamo bambini, è come se ci facessimo rileggere tante volte la stessa storia .Nel caso dei libri,è diverso, a volte l'autore è costretto ad uccidere il protagonista di una serie per liberarsene; se la Rowlings l'avesse fatto, avrei nutrito nei suoi confronti pericolosi istinti omicidi. E' raro, oggi, provare il desiderio che non sia finito un libro. Ieri mi è successo con "La ragazza con l'orecchino di perla".Per la prima volta ho fatto una ricerca su Google e ho pescato due o tre video tratti dal film; volevo ritrovare le sensazioni provate nel leggere il libro e ci sono riuscita con somma soddisfazione.Non solo gli attori, ma anche tutta l'ambientazione rispecchiano perfettamente ciò che si immagina leggendo.
E anche questo succede raramente. Se è vero che un'opera d'arte vive mille vite, perché ognuno di noi la sente in modo diverso, figuriamoci quando ciò che vede in un libro il regista di un film non è quello che "vediamo" noi,o quando per esigenze di cassetta stravolge del tutto un romanzo imponendo un lieto fine che non è mai esistito nella mente dell'autore. Il libro su Vermeer e la sua modella, ha un fascino particolare anche perché parla di un artista,che sicuramente prova nei confronti della sua opera il tormento della creazione per rendere fisso ciò che è mobile e mutevole, imprigionando l'essenza della vita in qualcosa che rimane poi lì fermo e stabile, immobile sul cavalletto o sul muro,ma mobile e vitale in chi lo osserva. Leopardi ha colto bene questa condanna che ci ha inflitto la natura matrigna,ogni piacere che deriva dal possesso di un oggetto è qualcosa di finito, mentre l'uomo aspira all'infinito. Così ora, mi accorgo che la routine quotidiana deve iniziare, ritorno con i piedi per terra e scopro che c'è una cosa che non finsce mai, ma non dà nessun piacere né prima né dopo: le faccende domestiche!
Oggi, martedì sono ancora a Roma
SPAGHETTI CON ALICI E MOLLICA DI PANE
IN UN PADELLINO, TOSTARE CON POCO OLIO, 2 FETTE CIRCA DI MOLLICA DI PANE BEN SBRICIOLATA E CON UNO SPICCHIO D’AGLIO TRITATO.
IN UNA GRANDE PADELLA SCALDARE UN PO’ DI OLIO, POCO PEPERONCINO, AGGIUNGERE CINQUE O SEI FILETTI DI ALICE SOTTO SALE, BEN PULITI E LAVATI, FARLI DISFARE MOLTO BENE NELL’OLIO . SPENGERE IL FUOCO. SCOLARE GLI SPAGHETTI METTERLI NELLA PADELLA, UNIRE LA MOLLICA DI PANE TOSTATA E GIRARE MOLTO BENE E SERVIRE .
SPAGHETTI CON ALICI FRESCHE
FARE UN SUGHETTO DI POMODORO FRESCO, CON AGLIO E OLIO. E COTTO MOLTO VELOCEMENTE. AGGIUNGERVI I FILETTI DI ALICE FRESCA CUOCERE DUE MINUTI, SPENGERE E AGGIUNGERE DEL PREZZEMOLO TRITATO. CONDIRE CON QUESTO SUGHETTO LA PASTA.
( ZIA RITA )
Ieri mattina ero partita con le migliori intenzioni; il mio solitario difficile era riuscito per ben due volte consecutive e questo per me era di buon auspicio, avevo finito altre due borsette, che ho pubblicato, e mi accingevo a descrivere le mie sensazioni di aspirante vacanziera ancora in città, si spera per pochi giorni. Poi la mia attività si è limitata a copiare le due ricette con le alici che avevo promesso.Qualcosa ha interrotto la mia produzione, o meglio il mio sfogo mattutino che perde il suo significato quando gli altri membri della famiglia si alzano.Questa del blog diventa a volte una esigenza imprescindibile, credo che mi mancherà quando sarò a Colle Romito. Forse mi sfogherò con tanti"pizzini" scritti a mano. Il fatto è che il passaggio da Roma a Colle Romito (solo 40KM) diventa a volte un ostacolo da superare che richiede nervi saldi e una programmazione efficiente. Teoricamente, avendo una casa mia completamente attrezzata non ci dovrebbero essere problemi di bagagli, il fatto è che ogni anno tutti i buoni propositi,- parto solo con un sacchetto a mano e vado, libera e leggera-,se ne vanno in fumo, perché trovo mille e una cose che starebbero meglio là che qua. Ho bisogno dei miei piccoli attrezzi del mestiere, le pinze per i metalli, qualche vasetto di colore particolare che non mi va di ricomprare e altro ancora. Inizia allora il tormentone, questo lo porto?, e se quest'altro mi servisse? e se mi viene in mente di fare un'altra borsetta, perché non dovrei portare quella bobina di fettuccia che ancora non ho utilizzato? La cosa più difficle è scegliere e decidere una volta per tutte, l'altra, di conseguenza è trovare il modo di non stipare eccessivamente il portabagagli della macchina e lasciare posto a Danilo che più o meno ha i miei stessi problemi con qualche variante. Ogni anno sente l'irrefrenabile esigenza di portare con sé qualche libro-mattone che ha comprato e mai letto perchè pensa che, cambiando aria, si allegerisca e diventi più commestibile. E il poblema del vestiario dove lo mettiamo? La teoria, due reggiseni e due mutande non regge, perché ci sono i completi da appaiare.Il top viola,tanto per fare un esempio, con la gonna che è restata a Colle e poi bracciali e collane che ogni anno vanno su e giù e cambiano sede a seconda dell'umore,come se poi non trovassi lì qualcosa di nuovo ed accitante da comprare. Logorata da questi frivoli pensieri, vorrei per magia una sera addormentarmi qua e svegliarmi già nel mio letto a Colle Romito, magari senza altro con me, perché tanto so benissimo che sopravviverei anche senza tutte le cose che ogni anno mi porto appresso.Stamattina, comunque, ho deciso: farò un elenco rigoroso e ristretto al massimo e mi atterrò a quello senza deviare di una virgola.Boh!?
domenica 25 luglio 2010
idee fresche
Da ieri il tempo è cambiato secondo le previsioni.Le idee sono divenute più fresche e sembrano circolare liberamente nel cervello o dovunque circolino, non so bene. Si affollano alla mente brandelli di poesie "Godi se il vento ch'entra nel pomario. vi rimena l'ondata della vita." Montale, ancora lui, si vede che non ne posso fare a meno, ma anche "Fresche le mie parole nella sera, ti sieno come le foglie del gelso.." Qualche volte anche D'Annunzio non ci sta male. L'unico vero male è il mio imprinting di Prof. del quale non mi posso liberare, ormai è la mia seconda pelle. E. tanto per restare in tema, quella delle idee fresche l'ho copiata dal papà di una mia collega, ex prof. di mate; quando un alunno sparava qualche fanfaronata lui , con voce garbata:"Figliolo mio, tu non hai le idee fresche" Non so a quale voto corrispondesse questa valutazione, so che c'è da temere quando un prof.è troppo dolce.Una mia carissima amica esordiva con " tesoro mio,tu.." quando stroncava ogni più vaga ed illusoria speranza di promozione.Una volta, un suo alunno fu sorpreso da una collega mentre piangeva come una vite tagliata, accasciato sul banco." La prof. di filo, mi ha detto, Tesoro mio!" rispose a chi gli domandava cosa gli fosse successo. Basta! E' ora di andare fuori tema e dalle idee fresche passare alle mie fresche borsine, diventate quattro, con i colori pastellosi dei fiori e dei gelati e alle alici fresche, ottime d'estate soprattutto se cucinate con ricette veloci e gustose come quelle che mi ha dato la mia amica Anna. Ne copio una, utilizzata qualche sera fa, quando le alici dal frigo mi guardavano male, ma io non avevo nessuna voglia di arroventare la cucina accendendo il forno.
ALICI IN PADELLA
TOGLIERE LA TESTA E L’INTERNO ALLE ALICI, LASCANDOLE INTERE, METTERE IN PADELLA CON POCO OLIO , AGLIO E PEPERONCINO E SALE (POCO). CUOCERE POCHI MINUTI DA UNA PARTE E DALL’ALTRA, SPRUZZARE ABBONDANTEMENTE DI ACETO BALSAMICO, FARE SFUMARE UN POCO E SPENGERE. ( L'aceto balsamico può essere sostituito dall'aceto di vino)
Ottime! Provare per credere. Pubblicherò le altre ricette domani. Parola di ex prof.
martedì 20 luglio 2010
Ebbene sì, lo confesso
Lo confesso, mi piacciono i giochi di carte, mi piacciono i solitari, quelli che faccio col computer, in cui l'apparente facilitazione consiste nel poter annullare la mossa e tornare indietro. Mi piacciono quelli difficili che riescono raramente, perché ti danno l'illusione, quando riescono, di aver conquistato chissache, ti consentono di trarne dei pronostici su come andrà la giornata, o su qualcosa a cui tieni e che deve riuscire. Mi sono sempre ben guardata dal giocare a soldi, perché so benissimo che avrei rischiato molto. Si dice che le carte siano state inventate dagli arabi e che addirittura Goffredo di Buglione abbia importato in Occidente questa novità appresa dai suoi nemici, nonché infedeli da sconfiggere. Quindi un certo fascino devono averlo esercitato pure su di lui, irreprensibile eroe della prima crociata! So benissimo che i giochi del computer seguono un programma prestabilito, eppure non posso fare a meno di pensare che tutto sia casuale, quindi imprevedibile e che la vittoria sia di buon auspicio. Vai a capire dove in certi casi va a finire la logica! Altrettanto illogica può sembrare l'immagine dei gioielli, opera di Marina, messi su questa pagina. Ebbene no! Un qualche nesso c'è; anche loro nascono dal caso, o meglio dalla fantasia che guida la mano e fa compiere mille giravolte al filo di metallo, imprigionando pietre e conchiglie, indietro e avanti,a volte distruggendo tutto perché il progetto non è riuscito bene. Quando il lavoro riesce, ci si sente realizzati. Abbiamo piegato la materia secondo la nosra volontà, come con le carte abbiamo costretto la sorte a dirci di sì. Forse quello che sto dicendo è piuttosto sconclusionato, è colpa dell'estate calda, della nostalgia che a volte ti prende di luoghi e di tempi perduti, del desiderio di qualcosa di bello e imprevedibile ....Chissà se " lo sbaglio di natura" di Montale era una non pronosticata perturbazione atlantica?
domenica 18 luglio 2010
esserci e condividere
Dove la rupe scoscesa bacia il mare e il sole feroce martella a mezzogiorno, la' fra rocce, ginestre e castelli sommersi è la mia casa. torneremo un giorno e passeremo indenni fra Scilla e Cariddi. Marina
17 luglio 2010 14.47
E' il commento di mia sorella al blog sul mare nostrum;non sapevo di dove cominciare le mie riflessioni di oggi,e lei , senza saperlo, ha scritto quello che mi serviva, o forse Lei lo sapeva, perchè esiste spesso tra di noi una condivisione a distanza.Una psicologa cretina con la quale ne ho casualmente parlato, mi ha chiesto se siamo gemelle; dico "cretina" perché non sa che certe condivisioni non fanno parte della carne e del sangue, ma dello spirito. Oggi è un giorno speciale, Fulvia viene con la sua mamma e il suo papà a festeggiare con i nonni e lo zio, il suo diciottesimo compleanno,peraltro ormai trascorso da tre giorni e condiviso solo in modo virtuale.Anche la condivisione con mia sorella è, ormai da tempo solo virtuale, telefono, facebook e blog. "Noi della razza di chi rimane a terra", direbbe Montale ( e chi se non lui ?) possiamo solo accontentarci di quello che la odierna tecnologia ci offre,ma soprattutto di quello che il buon Dio ha dato agli esseri umani, la capacità di vedere con gli occhi della mente, quando i piedi o le ali che vorremmo indossare non ci consentono di essere là dove vorremmo. So già che le ore che trascorreremo insieme passeranno troppo in fretta, mentre l'attesa è stata lunga; Fulvia avrà il suo regalo, scelto con amore, parentesi rosea in questi giorni soffocanti; scambieremo libri con Sabina in una allegra e confusa ricerca di quello che è stato messo da parte e regolarmente spostato qua e là da Danilo, anche il telo da mare, comprato con un assurdo desiderio di acqua fresca in cui immergersi, troverà la sua giusta destinazione. Anche Fulvia aspetta l'abbraccio del mare, l'ha scritto su facebook,e io ho condiviso la sua attesa.Poi tutto tornerà nella normale routine e spesso ci troveremo, rimanendo qui, a condividere beghe condominiali,sognando appunto quella casa sul mare di cui parla Marina, passando indenni tra Scilla e Cariddi,depressione e malinconia, caldo afoso e scocciature quotidiane...... Dicono che i popoli del Nord, immersi per tanti mesi nel buio che incomincia alle tre del pomeriggio, siano più inclini alla malinconia, alla riflessione e alle fantasie lugubri. E' sicuramente vero,ma anche "il sole che abbaglia" fa perdere i giusti contorni delle cose e non solo a me. Strani effetti dell'estate torrida! Forse è il caso di finirla qui; la mia mamma, quando mi lamentavo di qualche cosa che andava storta diceva sempre:" Nani, non la fare lunga!" Appunto, diamoci un taglio!
17 luglio 2010 14.47
E' il commento di mia sorella al blog sul mare nostrum;non sapevo di dove cominciare le mie riflessioni di oggi,e lei , senza saperlo, ha scritto quello che mi serviva, o forse Lei lo sapeva, perchè esiste spesso tra di noi una condivisione a distanza.Una psicologa cretina con la quale ne ho casualmente parlato, mi ha chiesto se siamo gemelle; dico "cretina" perché non sa che certe condivisioni non fanno parte della carne e del sangue, ma dello spirito. Oggi è un giorno speciale, Fulvia viene con la sua mamma e il suo papà a festeggiare con i nonni e lo zio, il suo diciottesimo compleanno,peraltro ormai trascorso da tre giorni e condiviso solo in modo virtuale.Anche la condivisione con mia sorella è, ormai da tempo solo virtuale, telefono, facebook e blog. "Noi della razza di chi rimane a terra", direbbe Montale ( e chi se non lui ?) possiamo solo accontentarci di quello che la odierna tecnologia ci offre,ma soprattutto di quello che il buon Dio ha dato agli esseri umani, la capacità di vedere con gli occhi della mente, quando i piedi o le ali che vorremmo indossare non ci consentono di essere là dove vorremmo. So già che le ore che trascorreremo insieme passeranno troppo in fretta, mentre l'attesa è stata lunga; Fulvia avrà il suo regalo, scelto con amore, parentesi rosea in questi giorni soffocanti; scambieremo libri con Sabina in una allegra e confusa ricerca di quello che è stato messo da parte e regolarmente spostato qua e là da Danilo, anche il telo da mare, comprato con un assurdo desiderio di acqua fresca in cui immergersi, troverà la sua giusta destinazione. Anche Fulvia aspetta l'abbraccio del mare, l'ha scritto su facebook,e io ho condiviso la sua attesa.Poi tutto tornerà nella normale routine e spesso ci troveremo, rimanendo qui, a condividere beghe condominiali,sognando appunto quella casa sul mare di cui parla Marina, passando indenni tra Scilla e Cariddi,depressione e malinconia, caldo afoso e scocciature quotidiane...... Dicono che i popoli del Nord, immersi per tanti mesi nel buio che incomincia alle tre del pomeriggio, siano più inclini alla malinconia, alla riflessione e alle fantasie lugubri. E' sicuramente vero,ma anche "il sole che abbaglia" fa perdere i giusti contorni delle cose e non solo a me. Strani effetti dell'estate torrida! Forse è il caso di finirla qui; la mia mamma, quando mi lamentavo di qualche cosa che andava storta diceva sempre:" Nani, non la fare lunga!" Appunto, diamoci un taglio!
martedì 13 luglio 2010
Oh, che bel castello!

Mi è giunta dalla mia amica Anna la foto di un meraviglioso castello, fotografato durante una delle sue visite a Tosi Vallombrosa. E'il Castello dei conti Guidi, dove, secondo la tradizione, sarebbe stato ospitato il Divino Poeta.
L'immagine è stupenda, desta stupore e venerazione, come giusto è che sia per ogni reliquia che ci rimane del passato, di un nobile, grande passato che dobbiamo amare e rispettare. La foto è stata scattata con profonda indignazione, sentimento che io condivido pienamente, perchè al di là della sua facciata, a guardarci dentro il castello è ora divenuto la sede di un agriturismo. La storia è vecchia, tutti la conosciamo, monumenti, statue, colonne sono stati trasformati, prelevati, destinati ad altri luoghi e ad altri scopi. Templi pagani sono divenuti chiese cristiane,reliquie preziose del passato hanno adornato ville e castelli di ricchi signori. Ora c'è di peggio! Trasformare significa rendere comune, volgare, usuale.Ve l'immaginate il turista che soggiorna in una delle antiche stanze, che mangia qualche specialità della saporita cucina toscana nel cortile di un castello antico; cosa può sapere o gustare dell'atmosfera che circonda questi luoghi? Ripenso ad un vecchio film"L'uomo dal guanto grigio", ladro di preziosi quadri che accumulava nella sua casa, non per venalità, solo per preservarli dagli sguardi indiscreti e irriverenti di chi non li sapeva apprezzare e, perdonatemi il tuffo nell'estetismo, Andrea Sperelli di D'annuzio che assiste alla vendita all'asta dei mobili di casa Ferres e viene assalito da una profonda nausea, pensando ai ricchi borghesi che avrebbero adornato le loro case con quei mobili fragili e preziosi senza gustarne la bellezza. Quando i nostri figli erano ancora ragazzi li abbiamo portati e visitare Castel Sant'Angelo; mentre io tentavo con somma fatica di scendere la scaletta che conduceva alle anguste, soffocanti prigioni, ripensavo a Benvenuto Cellini, riudivo le note della Tosca, Danilo nauseato contemplava il bar e il piccolo ristorante nella corte centrale e giurava a se stesso che quella era l'ultima volta che veniva a vedere un luogo così barbaramente profanato. Chissà com'è adesso! Chissà quante orde di "barbari" sono passate in quel luogo e hanno guardato con falso interesse torri merlate e colubrine, mangiando pane e porchetta? Cara, carissima Anna, capisco la tua indignazione! Non sono nata in Toscana, ma luoghi e antiche famiglie mi sono noti, li ho conosciuti, prima di averne notizia studiando la Divina Commedia, tramite le leggende delle "Novelle della nonna" di Emma Perodi, una scrittrice che, se fosse vissuta nel nostro secolo, avrebbe eguagliato la fama della Rowlings. Con le sue storie, scovate nella biblioteca di casa, mia sorella ed io abbiamo trascorso parecchie ore della nostra infanzia. .Chissà quanti film dalle sue affascinanti leggende toscane!Cerchiamo di consolarci ammirando quello che resta e giocando con la nostra fantasia, calandoci nello spirito dei secoli passati con la dovuta venerazione, anche se si fa di tutto per distruggere il nostro ricco patrimonio culturale.
mercoledì 7 luglio 2010
mare nostrum
In questi giorni in cui la temperatura sale e l'umdità ti fa sentire come uno straccetto umido, sogno il mare, l'abbraccio invitante dell'acqua nella quale distendersi, nuotando pigramente. Ma quale mare? Non certo quello delle spiagge affollate, della sabbia rovente, del bagnasciuga popolato di bagnanti esitanti e di bambini che giocano a fare le buche. Quel mare lì lo conosco bene,l'ho vissuto per tanti anni, quando i figli erano piccoli, sorvegliandoli per ore sulla riva, dove l'acqua ti bagnava appena fino alla caviglia, poi, quando, muniti di ciambella facevano il bagno godevi dell'acqua che ti bagnava anche le gambe, raramente saliva fino ai fianchi. Quello non è il "mio" mare e neanche quello di mia sorella che ha dipinto la tavola "mare nostrum";so bene che per gli antichi romani, fieri delle loro conquiste, "nostrum" era tutto il Mediterraneo, ma sono sicura che Marina pensava a quel mare che NOI abbiamo goduto, quando lei era ragazzina ed io poco più grande. Il mare di scoglio o dalle calette sassose, quello impietoso con chi non sa nuotare, perché a quattro passi dalla riva ti trovi immerso fino al collo e dopo cinque o sei non hai più piede e ti affidi al sicuro e confortante nido di un'acqua profonda, ma trasparente, di un intenso colore azzurro o turchese che ti invita ad andare un po' più in là, ma senza nessuna fretta per godere ogni istante di una intensa beatitudine.Sono anni che non vado più sulla spiaggia, ma non ne ho alcuna voglia,è QUEL mare che suscita in me una profonda nostalgia, forse perché i luoghi della giovinezza hanno sempre un fascino particolare. Ricordo che parecchi anni fa (poteva mancare un ricordo di scuola?)le aule erano ridotte maluccio, sporche e poco invitanti e la Provincia, come sempre piuttosto avara, non aveva nessuna intenzione di ripulire l'edificio. Il Preside diede ad ogni classe due giorni di tempo-scuola per ripulire la propria aula. Come premio di tanta fatica il permesso di decorare a piacere una delle quattro pareti. La mia meravigliosa quinta riempì tutta la parete di fondo, quella di fronte alla cattedra con un meraviglios scorcio di fondali marini, popolati di pesci, alghe, molluschi; ogni ragazzo si sbizzarrì nell'aggiungere alla vasta distesa azzurro-verdina i soggetti più rari, mescolando anche razze e specie di mari diversi. Quell'anno credo di aver fatto delle lezioni bellissime, avendo di fronte quello scenario, che, anche nel più freddo inverno ( la provincia era tirchia anche nel riscaldamento) ti faceva sognare l'estate e le vacanze. Compativo le mie colleghe che non erano state così fortunate; ripenso con orrore a una parete con gli orribili e antipatici Simpson,ad un'altra ispirata ad un fumetto horror.... Il momento magico è finito,qui sotto un pulman di turisti vocianti si accinge a partire verso chissà quali mete ed io mi preparo ad affrontare un'altra giornata che si prevede caldissima.. forse farò una doccia, ma.. odio la doccia, dà solo un momentaneo refrigerio.. l'acqua dolce per me è buona solo per bere e cucinare ..
Una barchetta di salvataggio
Lo sapevo che ci sarei cascata! Avevo detto che la mia manovra anticaldo (e quello di questi giorni è asfissiante) sarebbe stata di realizzare un oggetto per la mia casetta di Colle Romito, un qualcosa che ricordasse il mare. Ebbene eccola lì la mia barchetta in tela jeans, altro avanzo recuperato dall'armadio della cameretta,una barchetta da mettere nel mio minibagno, per infilarci pettini o spazzole o fermagli o creme e oli solari. Il progetto è semplice perché basta ricordarsi di come facevamo le barchette di carta e per le dimensioni basta fare un modellino con la carta del giornale. La tela deve essere un po' rigida e se non lo è, basta metterla a bagno in acqua e vinavil ( o acqua e zucchero come facevano le nostre nonne; i loro centrini inamidati erano da leccare, perché sempre dolci). L'oggetto è, come è giusto che sia, del tutto inutile, altrimenti non avrebbe senso.Aveva ragione mia nonna, lei si arrabbiava sempre se qualcuno pensava di regalare una cosa utile per una festività o un compleanno, perché le cose utili, diceva uno se le può comprare, mentre per quelle inutili, a volte ci facciamo scrupolo di spendere i soldi. Altri tempi! e, soprattutto altri budget! Consuetudini aristocratiche che da tempo abbiamo abbandonato, ma almeno negli hobby questa eredità psicologica mi è rimasta, soprattuto se sono quasi a costo zero. Il problema sta nel fatto che, non contenta della barchetta, al supermercato ho comprato un telo da mare, quello su cui ho poggiato la barchetta per fotografarla. Ora, mi domando, cosa ci faccio con l'ennesimo telo da mare, se io da un pezzo non vado sulla spiaggia? Qualche soluzione la troverò, per esempio posso adagiarlo, così, come buttato per caso, sul divanetto del saloncino. Può sempre dare l'illusione che si stia per andare al mare, oppure.. ci penserò, non domani, come Rossella, ma, ahimé, fra una ventina di giorni.
Nell'attesa di qualche provvidenziale perturbazione atlantica, non prevista (Qualche volta l'imprevisto non guasta ) chiudo il blog e procedo con la normale, noiosa routine.
lunedì 5 luglio 2010
Di luglio
"Quando su ci si butta lei
si fa di un triste colore di rose
il bel fogliame"
Ecco, me ne sono liberata, dei versi di Ungaretti sull'estate; da quando è cominciato il caldo opprimente, mi ronzano in testa come calabroni impazziti. Effetto dell'afa che mi fa sentire come la "foglia riarsa" di Montale,che manda in tilt i miei circuiti celebrali per cui non ho voglia di fare niente e durante il giorno mi trascino tra una faccenduola e l'altra senza troppa convinzione.Il fatto che illustri poeti la pensassero come me sull'estate non mi conforta più che tanto, anzi lo considero uno dei tanti rigurgiti di ex prof. in pensione che non sa liberarsi di certi frammnenti di un passato, comunque abbastanza recente. Eppure un antidoto ci deve essere. Ieri ne ho escogitati due. Di ritorno dalla messa ho cercato di rianimarmi seduta in poltrona con un bel ventilatore e mi sono messa a sfogliare una delle mie riviste "fai da te" di qualche anno fa.Ne è venuto fuori un progettino facile, facile che pubblicherò, forse domani, per la casa al mare. Ecco, pensare a qualche oggetto per la casa al mare ( come se non ce ne fossero abbastanza!) può essere una risorsa, anche se fa venire una voglia matta di passeggiare sulla battigia e di immergersi nell'unica acqua che dà refrigerio. Spesso mi domando se il mare sta ancora lì, per me ora è come se fosse scomparso, inghiottito da qualche catastrofe inaudita e imprevedibile. Ci sono ricascata! L'estate mi fa questo brutti scherzi, se non sto attenta pensieri allucinanti si impadroniscono di me. Colpa della pressione bassa e della noia.... Ebbene l'altra risorsa è venuta nel pomeriggio: Una bella granita di caffé da fare in casa. Ci vuole un bel po' di caffè e un adeguato quantitativo di zuzzhero sciolto sul gas in un pentolino con l'acqua (circa un terzo del quantitativo di caffé). Le dosi derivano dal gusto personale, bisogna assaggiare, prima di mettere il liquido in una ciotola, possibilmete di vetro, nel freezer. Poi ogni venti minuti circa aprire lo sportello e mescolare accuratamente la miscela che comincia a rapprendersi in modo che non si attacchi sul fondo. Ci vogliono tre ore circa per avere una bella granita, il vantaggio è duplice, gustarla è un piacere, ma anche mettere ogni venti minuti la testa nel freezer, rinfresca notevolmente le idee. Provare per credere! Se il caffé vi rende nervosi, c'é sempre quella di limone. N.B. A Lipari, nei verdi anni abbiamo fatto anche la granita con il caffé e latte ed era squisita.
si fa di un triste colore di rose
il bel fogliame"
Ecco, me ne sono liberata, dei versi di Ungaretti sull'estate; da quando è cominciato il caldo opprimente, mi ronzano in testa come calabroni impazziti. Effetto dell'afa che mi fa sentire come la "foglia riarsa" di Montale,che manda in tilt i miei circuiti celebrali per cui non ho voglia di fare niente e durante il giorno mi trascino tra una faccenduola e l'altra senza troppa convinzione.Il fatto che illustri poeti la pensassero come me sull'estate non mi conforta più che tanto, anzi lo considero uno dei tanti rigurgiti di ex prof. in pensione che non sa liberarsi di certi frammnenti di un passato, comunque abbastanza recente. Eppure un antidoto ci deve essere. Ieri ne ho escogitati due. Di ritorno dalla messa ho cercato di rianimarmi seduta in poltrona con un bel ventilatore e mi sono messa a sfogliare una delle mie riviste "fai da te" di qualche anno fa.Ne è venuto fuori un progettino facile, facile che pubblicherò, forse domani, per la casa al mare. Ecco, pensare a qualche oggetto per la casa al mare ( come se non ce ne fossero abbastanza!) può essere una risorsa, anche se fa venire una voglia matta di passeggiare sulla battigia e di immergersi nell'unica acqua che dà refrigerio. Spesso mi domando se il mare sta ancora lì, per me ora è come se fosse scomparso, inghiottito da qualche catastrofe inaudita e imprevedibile. Ci sono ricascata! L'estate mi fa questo brutti scherzi, se non sto attenta pensieri allucinanti si impadroniscono di me. Colpa della pressione bassa e della noia.... Ebbene l'altra risorsa è venuta nel pomeriggio: Una bella granita di caffé da fare in casa. Ci vuole un bel po' di caffè e un adeguato quantitativo di zuzzhero sciolto sul gas in un pentolino con l'acqua (circa un terzo del quantitativo di caffé). Le dosi derivano dal gusto personale, bisogna assaggiare, prima di mettere il liquido in una ciotola, possibilmete di vetro, nel freezer. Poi ogni venti minuti circa aprire lo sportello e mescolare accuratamente la miscela che comincia a rapprendersi in modo che non si attacchi sul fondo. Ci vogliono tre ore circa per avere una bella granita, il vantaggio è duplice, gustarla è un piacere, ma anche mettere ogni venti minuti la testa nel freezer, rinfresca notevolmente le idee. Provare per credere! Se il caffé vi rende nervosi, c'é sempre quella di limone. N.B. A Lipari, nei verdi anni abbiamo fatto anche la granita con il caffé e latte ed era squisita.
venerdì 2 luglio 2010
Due borsine per l'estate
Quando la calda estate
Il caldo è arrivato e si fa sentire soprattutto durante il giorno; mi ero affezionata all'idea di un'estate fresca, invece.... Le ore del pomeriggio sono lunghe; l'ora legale in questo periodo è implacabile, soprattutto per chi, come me, non riesce a stare del tutto senza far niente. La lettura? Quella purtroppo per inveterata abitudine è confinata alla sera, a letto, perché non riesco a leggere quando ho qualcuno intorno che fa qualcos'altro. Allora?. L'unica risorsa è inventarsi qualcosa di piacevole da fare,qualcosa che non ti faccia sentire troppo il caldo e che consenta comunque alla mente di essere impegnata nella scelta delle stoffe e dei colori, del modello o delle piccole aggiunte personali ad uno schema ripreso da qualche rivista. Così sono nate queste due borsine, destinate a moltiplicarsi e a riprodursi con altri colori. Forse non serviranno a nessuno, forse le userò solo una volta, ma il piacere è tutto nel fare, con tutte le annesse operazioni, scelta del colore del fiocco, dei materiali da aggiungere per decorare, frugando nelle scatole o negli armadi dove di trova sempre di tutto un po'. Così la calda estate, ormai da tempo divenuta nemica, è allontanata per un po'. Il resto della giornata è normale routine.
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