mercoledì 9 giugno 2010
Come le mele.....
Contagiata da un modellino e da una foto del blog di Chiara Nocentini, (chi mi conosce sa che non ho difese immunitarie contro il virus della creatività) ho cominciato a fare una prima piccola mela, poi un'altra e un'altra ancora; ora le mele sono già il doppio di quelle della foto.Non so bene se sia più eccitante farle o cercare in tutti i possibili contenitori i ritagli di stoffa più assortiti che abbiano un qualcosa di attinente con il "frutto del peccato"; non sono vere, niente può eguagliare la bellezza e la varietà della natura e la mela,forse per richiamo ancestrale ha un indiscutibile fascino. Come le mele sono certi frammenti di frasi che emergono così, senza preavviso ed evocano immagini succose, colorate, dolci da assaporare. "scarpette di vernice color lattuga", sono le scarpette della mucca Clarabella, ( accidenti dove è andata a finire!)invitata ad una festa a casa di Topolino. Mio padre mi leggeva e rileggeva a richiesta quella storia e di tante immagini, quella delle scarpette di vernice verde è rimasta lì nella memoria. Eppure non sono una maniaca di scarpe come Sabina,e la lattuga non mi piace più che tanto; forse è il suono della parola, forse è il colore, fatto sta che rimpiango la mucca Clarabella e il suo compagno, il cavallo Orazio che tra tanti personaggi Disney non sono più ricomparsi. Più dolce e misteriosa, la " Madonna vestita di blù",di una vecchissima canzone che mi cantava zia Andreina, la ricordo quasi tutta ed è quel "quasi" che mi tormenta. Ho provato a fare ricerche con l'amico Google, a quanto pare nessuno l'ha archiviata. Tra le tante immagini di Madonne, capolavori di artisti famosi, nessuna corrisponde alla "mia" Madonna che "in una chiesetta non lungi dal Piave" sorride al suo "celeste Bambino". Non è vero, come dice l'amato Montale, che la "memoria si sfolla", la memoria è come la mia cassapanca di dove escono oggetti riposti e lasciati lì ai quali sono legati momenti irripetibili della nostra vita. Se si comincia a tirare fuori qualcosa, un oggetto tira l'altro, senza alcun nesso logico.Il macinino da caffé, per esempio, quello attaccato alla enorme vecchia credenza di mia nonna:una struttura di ferro o di ghisa e una coppa grande di vetro pesante. Macinare il caffé era la mia passione, mi offrivo sempre come volontaria;lungi da me l'idea di collaborare come aiuto cuoca,non avevo di queste aspirazioni. In realtà quel macinino per me era magico, in quell'angolo tra la credenza e il monumetale frigorifero Bosch, uno dei primi in commercio, confidavo al macinino i miei desideri e mi illudevo che lui potesse realizzarli. Basta! Come al solito sono stata risucchiata dai ricordi; il problema è che certe parole più attuali non sempre sono così dolci, spesso ronzano nel cervello come calabroni impazziti. Vedi, per esempio, il cromosoma 11, al quale è imputato il vizio del fumo. Sicuramente fa parte del mio DNA, ma questo non mi assolve per niente. Mi sento lo stesso colpevole quando non so resistere alla tentazione di accendere una sigaretta. Tra l'altro ho provato a tirarlo fuori quando Danilo mi rimprovera, il risultato è stato una bella risata, e allora come la mettiamo? E il tacchino di Popper? Che c'entra il tacchino? Il tacchino era stato messo in una stia per ingrassare e ogni giorno, puntualmente alle nove, riceveva abbondante cibo di cui s'ingozzava. Aveva dedotto che: ore 9 = colazione abbondante, finchè un bel giorno alle nove lo prelevarono per sgozzarlo.Fine della storia. E' noto che Popper...... Lasciamo stare! E se in me c'è il cromosoma 11, perché mi manca il cromosoma 9, quello che aiuta a smettere di fumare? Allora è meglio ritornare ai macinini da caffé, a quelle deliziose immagini di una volta,o alle mele di Chiara, che ora sono diventate "mie".
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Clarabella e orazio non sono scomparsi cis ono ancora nei fumetti Disney, fumetti che io leggo sempre puntualmente tutte le settimane. Conservo anche quelli vecchi perché li comrevamo di doenica e io li leggevo dopo pranzo, dopo il pollo arrosto con le patate. E a proposito di scarpe sono maniaca perchè tu non me le compravi mai. Gli unici che me le compravano erano i nonni. La combinazione era nonna Andreina e nonno Raniero. Con questa combinazione sono partita più di una volta al crepuscolo verso viale Europa a piedi. Andavamo al negozio di Locatelli. Le mie prime scarpe belle erano di vernice nera con il cinturino, comprate per il mio compleanno, mi hanno tagliato sotto l'osso del piede, ma non mi importava, poi ho avuto le ballerine blu e poi le bicolori.... Regalare le scarpe vuol dire dare la possoibiltà di camminare a lungo e bene. Adesso anche tu cosa provo ogni volta che mi compro un paio di scarpe nuove.....
RispondiEliminaLa mia stellina d'oro è diventata come la protagonista di I love shopping (il film non il libro)? Povera iccola ncompresa da una mamma cattiva, per fortuna compensata da nonni più che genrosi!Non sai che le nostre passioni non devono essere giustificate, ci sono perché è cosi' o forse bisogna andare a scartabellare nella biblioteca del DNA, NON NE VALE LA PENA, perché non accettarle e cercare semmai di non diventarne vittime irrecuperabili, ma questo non è il caso nostro.
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