Bello il titolo, sembra quello di un romanzo! Ancora più bello sarebbe:Ritorno all'Hermitage. Già perché la nostra cooperativa, che ha tirato su queste casette, si chiamava nientedimeno che Hermitage, residenza di Zar. La mia casetta si chiama AQUILONE perché è il nome della prima nave sulla quale è stato imbarcato mio padre. Sto tergiversando, perchè è difficile descrivere l'insieme di emozioni che provo ogni volta che ritorno alla casa delle vacanze dopo l'inverno. Significa prendere coscienza, come se il calendario e il mutarsi delle stagioni non ce l'avesse detto da un pezzo,che è trascorso un anno.
Durante il tragitto ( breve, eppure lungo perché, pur essendo pensionati, ci ostiniamo ad andare in fine settimana)il mio occhio indaga la strada percosa da quarant'anni, scopro le cose diverse, un nuovo ipermercato,una pasticceria che promette bombe calde a tutte le ore, sul ciglio i gigli dei campi con i loro colori vivaci che "neanche Salomone in tutta la sua gloria...con quel che segue), l'Elefantino re dello sport" che si è ulteriormente ingrandito, la mostra di Manzù che ogni anno mi riprometto di andare a visitare..... In realtà, tutto questo serve a ricoprire di frivolezze il rimugino interno, cosa è successo di nuovo dentro e fuori di me? Un anno è trascorso, ma nessuno degli annosi problemi, quelli che mi stanno a cuore e di cui non voglio parlare, nessuno è stato risolto. Arrivati al cancello, solito rituale; Danilo parcheggia la macchina ed io velocemente attraverso il giardino per andare ad aprire il portoncino e alzare le serrande. Veloce passagio in mezzo al prato, ma l'occhio indagatore cerca di cogliere se tutto è a posto, quale pianta è stata fagocitata dall'inverno, quali hanno resistito. Il caprifoglio è scomparso, rimane un tronchetto che si attorciglia lungo la rete, le begonie nelle ciotole sono miracolosamente in fiore, il fico abusivo, nato non si sa come, ha per la prima volta due frutti, per ora acerbi.Breve scarico dei bagagli, siamo venuti solo per due giorni. Immancabile , prima del pranzo a pagnottelle portato da casa, la ricognizione nell'armadio, con la scusa di andare a sollevare le serrande al piano di sopra, in realtà per vedere se ho lasciato qui la gonna abbinata al top che sta a Roms. Questa è la nostra casa, strana quanto basta, ci convivono i mobili seriosi di mia suocere,primo novecento, con mille oggetti sparsi qua e là, Cicciobello di Sabina seduto su di una seggiolina da bambini sopra uno scialle multicolor, primo esperimento di lavorazione all'uncinetto di mia figlia,imperfetto e bellissimo, cinque o sei borse da mare,attaccate alla ringhiera della scala.Guai a levarle di lì! E la testa di tigre in ceramica, testimone della passione di Fabrizio per gli animali,e la lampada con le rose ricamate a punto a croce da mia madre e... mille altri "nounours"nella vetrinetta. Bella questa parola francese,mi piace molto perché le due negazioni di cui è composta definiscono quegli oggetti fatti di niente,che non hanno alcun valore venale, preziosi solo per noi, perché intessuti col filo dei ricordi.Questo è Colle Romito, una dolce amarezza che ti invade per la quale ,unico antitodo la condivisione con la amici di sempre. Fiorella e Vittorio sono lì e con loro i nipotini; tutto rientra nell'ordine naturale delle cose, i fantasmi del passato diventano dolci presenze famigliari. E la sera l'immancabile partita a burraco. Danilo riprende il quaderno dello scorso anno dove con precisione sono segnate le vittorie e le sconfitte delle coppie in gara: "maschietti", contro "femminucce". Una nuova estate è cominciata, chissà che non porti qualcosa di buono?
mercoledì 30 giugno 2010
giovedì 24 giugno 2010
una aiuola con i colori dell'estate
La foto rappresenta l'opera della premiata Ditta A&M ( leggasi Anna, la mia amica, regina delle orchidee e il suo marito esperto di fiori, piante e quant'altro), è un dono che con amore e pazienza hanno fatto al nostro ingrato condominio. Scusatemi l'acredine, ma l'applauso incondizionato è venuto da tutti gli amici e conoscenti che frequenano la mia casa, oltre che da me e Danilo autore della foto."Tutto il resto è stato silenzio".
( Perdonami Shakespeare per questa interpolazione!)Eppure ho letto di recente che una ricerca dell'Università di Rochester ( manco a dirlo Usa, sono loro che fanno le ricerche più strane) ha evidenziato l'importanza di una immersione nella natura per curare la depressione. Bastano, dicono, 20 minuti al giorno e raccomandano pertanto di aumentare le aree verdi nelle città. Donare un fiore quindi è fare un'opera di bene, figuriamoci un'aiuola in questo Eur devastato dal progresso in cui solo i giardini possono salvarci dall'affogare in mare di cemento e metallo.
Amo i fiori e le piante, ma non ho la pazienza necessaria per farle prosperare,però quando qualcuna soffre, soffro anch'io.La cura dei fiori e dell'orto mi ricorda zia Andreina ( il salone di Via Baglivi aveva due enormi fiorere colme di piante stupende che lei curava amorosamente. Nel giardino di Colle Romito, il papà di Danilo ritrovava le sue radici campagnole e con un'energia insopettabile alla sua età dedicava almeno due ore al giorno alla cura delle piante, rivoltava le zolle di terra per farle respirare, annaffiava e potava con mano esperta. Per me i fiori sono una gioia degli occhi, ma anche un nesso con i poeti che amo di più.Il"girasole impazzito di luce" di Montale, messagero di speranza in una realtà ostile, la ginestra, umile "fiore del deserto" di Leopardi, simbolo della ostinata volontà di fiorire malgrado tutto per offrire il dono del suo profumo e dei suoi grappoli gialli al mondo che soffre,il "gelsomino notturno" del Pascoli, simbolo del mistero dell'amore ...Mi accorgo che se mi lascio andare finisco per impartire una lezione barbogia;concludo proponendo una mia variante al "non fiori, ma opere di bene": TANTI FIORI E TANTE OPERE DI BENE, non è meglio così?
( Perdonami Shakespeare per questa interpolazione!)Eppure ho letto di recente che una ricerca dell'Università di Rochester ( manco a dirlo Usa, sono loro che fanno le ricerche più strane) ha evidenziato l'importanza di una immersione nella natura per curare la depressione. Bastano, dicono, 20 minuti al giorno e raccomandano pertanto di aumentare le aree verdi nelle città. Donare un fiore quindi è fare un'opera di bene, figuriamoci un'aiuola in questo Eur devastato dal progresso in cui solo i giardini possono salvarci dall'affogare in mare di cemento e metallo.
Amo i fiori e le piante, ma non ho la pazienza necessaria per farle prosperare,però quando qualcuna soffre, soffro anch'io.La cura dei fiori e dell'orto mi ricorda zia Andreina ( il salone di Via Baglivi aveva due enormi fiorere colme di piante stupende che lei curava amorosamente. Nel giardino di Colle Romito, il papà di Danilo ritrovava le sue radici campagnole e con un'energia insopettabile alla sua età dedicava almeno due ore al giorno alla cura delle piante, rivoltava le zolle di terra per farle respirare, annaffiava e potava con mano esperta. Per me i fiori sono una gioia degli occhi, ma anche un nesso con i poeti che amo di più.Il"girasole impazzito di luce" di Montale, messagero di speranza in una realtà ostile, la ginestra, umile "fiore del deserto" di Leopardi, simbolo della ostinata volontà di fiorire malgrado tutto per offrire il dono del suo profumo e dei suoi grappoli gialli al mondo che soffre,il "gelsomino notturno" del Pascoli, simbolo del mistero dell'amore ...Mi accorgo che se mi lascio andare finisco per impartire una lezione barbogia;concludo proponendo una mia variante al "non fiori, ma opere di bene": TANTI FIORI E TANTE OPERE DI BENE, non è meglio così?
mercoledì 23 giugno 2010
Se è vero che....
Se è vero che non c'è peggior moralista del peccatore pentito e che il giocatore accanito che si vuole rifare, rischia di perdere tutti i suoi beni, niente è peggio di chi, abituato come me a tenere aperti quattro o cinque lavori alla volta, improvvisamente, colto da crisi di coscienza, decide di finire le opere incompiute. La crisi è scoppiata qualche giorno fa. Con la fredda determinazione di un cacciatore di taglie ( scusatemi è colpa di Renegade che da qualche tempo ha sostituito Walker Texas Ranger)ho prelevato dall'armadio il paio di pantaloni senza orlo e ho cominiciato a lavorarre alacremente. In realtà i pantaloni in giacenza erano due, io ho scelto quello che più si addiceva alla stagione estiva ( quella del calendario, perché nella realtà quest'anno poi è tutt'altra cosa). Il lavoro, noioso quanto basta, è andato avanti spedito. Ho messo a tacere la vocina interna che mi diceva:"Guarda questa fibbia così grande davanti, come ti è venuto in mente di comprarli?" e non solo ho finito rapidamente, ma ho anche indossato i pantaloni, che per fortuna mi entrano ancora, perché dopo un anno.. non si sa mai....Il guaio è che non trovo più il top per il quale li avevo appositamente comprati e il livello di autocompiacimento si è notevolmente abbassato. Il peggio è venuto quando ho deciso di finire un piccolo top per Ginevra, lasciato incompiuto; non ho ritrovato il giornale da cui avevo preso l'ispirazione, ma ho proseguito imperterrita, convinta tra l'altro che le misure ancora fossero quelle giuste, mentre si sa che " le mamme imbiancano e i figli crescono", come dice la vecchia canzone. Il risultato non è del tutto gratificante, ma è noto che i bambini si sporcano facilmente, quindi, almeno per cambiarsi forse andrà bene. Dopo questi sforzi ho deciso che mi meritavo una autogratificazione. L'ultimo numero appena uscito di Cucito Creativo è giunto in edicola proprio a proposito. Almeno così mi è parso in un primo momento. Il risultato? Adeso ho in ballo tre lavoretti imprevisti, una gattina bianca un po' vanesia, un pupazzetto buffo con capelli bicolori e una borsina porta trucco di cui non saprò che farmene, ma è proprio tanto carina. E poi sono lavori a costo zero, perché ho tutto l'indispensabile..... E poi i lavori in corso sono come le cambiali, testimoniano la nostra fiducia nella vita. Per quanto mi riguarda ne ho da qui.. all'eternità!
lunedì 21 giugno 2010
La Madonnina blù
Grazie, Stefania! Non so chi sia questa Stefania, so solo che ha postato su Internet, in un sito dedicato alle filastrocche,il testo integrale della canzone che cercavo da tanto tempo, quella che mia zia Andreina mi cantava quando ero piccola per farmi addormentare. Ieri mattina, non so per quale raptus (o meglio lo so, avevo fatto un sogno strano... e dolcissimo) ho nuovamente digitato le prime parole della canzone ed eccola lì, stampata in testo integrale, più lunga di come mia zia la ricordava, ma tanto bella e poetica, come lo sono tutte le canzoni di guerra.Se sapessi disegnare, forse riusscirei, dico forse, ad evocare le immagini che rimanevano impresse nella mia mente di bambina, una chiesetta semioscura, un altare ornato di rose, una Madonna dal viso soave che china la testa sul suo bambino. Può sembrare strano che una ninna nanna parli di tedeschi invasori e di una Madonnina che piange quando il vecchio Papa, Pio X, di umili origini, scende dal cielo per rivedere i luoghi della sua infanzia e raccomanda alla Madonna di custodire il suo Bambino dai nemici spietati che" se lo ciapa lo incioda de novo".Papa Sarto parla nel suo dialetto e forse quelle parole che non capivo bene del tutto aggiungevano un che di misterioso alla nenia. Può sembrare strano, ripeto, ma sono nata cinque giorni prima della dichiarazione di guerra dal balcone di Piazza Venezia e le Canzoni di guerra, anche quelle della I Guerra mondiale, come la Madonnina Blu, hanno accompagnato la mia infanzia. La saga di Giarabub che a due anni sapevo già a memoria, almeno così diceva mia madre, e che ancora canticchio nei momenti neri, quelli in cui bisogna resistere alle tempeste della vita."Colonnello non voglio l'acqua, dammi il fuoco distruggitore..." Ecco, ora passo per una guerrafondaia, invece sono una pacifista, ma la pace, anche oggi, è un bene che sfugge di mano continuamente. Ieri,ritrovare il testo di quella canzone è stato come un momento magico,ne ho ricavato una sensazione di gioia e di speranza, come se qualche alato messaggero celeste,servendosi dei mezzi della alta tecnologia, mi avesse portato un augurio e un incoraggiamente da chi sta lassù.Mo sono detta: " Andrà tutto bene, ora lo so." Ma domani?
lunedì 14 giugno 2010
Implacabile, improvviso è giunto..
Implacabile, improvviso è giunto il primo caldo.Ormai era ora, ma, come al solito mi coglie impreparata, perchè porta con sé l'ineluttabile e perentoria necessità del cambio di stagione.L'operazione di per sé abbastanza semplice, almeno così affermano le casalinghe esperte, quelle che scrivono i loro efficaci consigli per fare tutto al meglio sulle riviste femminili,risulta per me angosciosa e preoccupante perché aggravata da,1) una ben nota incapacità nelle faccende domestiche che provocano insopprimibili crisi di rigetto, 2) una insofferenza verso l'epurazione di capi ormai vecchiotti, che non posso regalare,perché consumati, ma non riesco a buttare perché sembrano tessuti di ricordi. La camicetta di seta di Baloon, regalatami da Sabina, come potrei aggiustarla? o trasformarla? In attesa di qualche idea continua a stare lì e penso rimarrà sempre con qualche altra compagna.Malgrado questi handicap, bisogna procedere,perché, come ho letto sul blog di Carlo, giovane letterato filosofo, "tra il dire e fare c'è di mezzo l'incominciare". Ho cominciato: per ora la seggiolina della camera da letto è sommersa da golf e giacchetti che devono essere sistemati altrove,la lavatrice funziona a rotazione per lavare tutto il lavabile, il marito e il figlio reclamano perché voglione le camicie con le maniche corte. Qui si profila l'altro insormontabile ostacolo, l'incapacità di salire oltre il terzo gradino della scala senza provare le vertigini.Allora bisogna pazientemente aspettare l'arrivo di Liuba per accedere ai piani alti dell'armadio che per me sarebbe meglio non esistessero.Sconfortata,mi sono messa a scrivere questo blog, consapevole del fatto che, ad operazione compiuta,avrò il solito risultato degli anni scorsi:ripiani dell'armadio perfettamente ordinati, dove è giunta la mano della ordinatissima colf ed altri in cui gli elementi sono accatastati in equilibrio precario, opera di una casalinga ancora apprendista malgrado la non più verde età.
mercoledì 9 giugno 2010
Come le mele.....
Contagiata da un modellino e da una foto del blog di Chiara Nocentini, (chi mi conosce sa che non ho difese immunitarie contro il virus della creatività) ho cominciato a fare una prima piccola mela, poi un'altra e un'altra ancora; ora le mele sono già il doppio di quelle della foto.Non so bene se sia più eccitante farle o cercare in tutti i possibili contenitori i ritagli di stoffa più assortiti che abbiano un qualcosa di attinente con il "frutto del peccato"; non sono vere, niente può eguagliare la bellezza e la varietà della natura e la mela,forse per richiamo ancestrale ha un indiscutibile fascino. Come le mele sono certi frammenti di frasi che emergono così, senza preavviso ed evocano immagini succose, colorate, dolci da assaporare. "scarpette di vernice color lattuga", sono le scarpette della mucca Clarabella, ( accidenti dove è andata a finire!)invitata ad una festa a casa di Topolino. Mio padre mi leggeva e rileggeva a richiesta quella storia e di tante immagini, quella delle scarpette di vernice verde è rimasta lì nella memoria. Eppure non sono una maniaca di scarpe come Sabina,e la lattuga non mi piace più che tanto; forse è il suono della parola, forse è il colore, fatto sta che rimpiango la mucca Clarabella e il suo compagno, il cavallo Orazio che tra tanti personaggi Disney non sono più ricomparsi. Più dolce e misteriosa, la " Madonna vestita di blù",di una vecchissima canzone che mi cantava zia Andreina, la ricordo quasi tutta ed è quel "quasi" che mi tormenta. Ho provato a fare ricerche con l'amico Google, a quanto pare nessuno l'ha archiviata. Tra le tante immagini di Madonne, capolavori di artisti famosi, nessuna corrisponde alla "mia" Madonna che "in una chiesetta non lungi dal Piave" sorride al suo "celeste Bambino". Non è vero, come dice l'amato Montale, che la "memoria si sfolla", la memoria è come la mia cassapanca di dove escono oggetti riposti e lasciati lì ai quali sono legati momenti irripetibili della nostra vita. Se si comincia a tirare fuori qualcosa, un oggetto tira l'altro, senza alcun nesso logico.Il macinino da caffé, per esempio, quello attaccato alla enorme vecchia credenza di mia nonna:una struttura di ferro o di ghisa e una coppa grande di vetro pesante. Macinare il caffé era la mia passione, mi offrivo sempre come volontaria;lungi da me l'idea di collaborare come aiuto cuoca,non avevo di queste aspirazioni. In realtà quel macinino per me era magico, in quell'angolo tra la credenza e il monumetale frigorifero Bosch, uno dei primi in commercio, confidavo al macinino i miei desideri e mi illudevo che lui potesse realizzarli. Basta! Come al solito sono stata risucchiata dai ricordi; il problema è che certe parole più attuali non sempre sono così dolci, spesso ronzano nel cervello come calabroni impazziti. Vedi, per esempio, il cromosoma 11, al quale è imputato il vizio del fumo. Sicuramente fa parte del mio DNA, ma questo non mi assolve per niente. Mi sento lo stesso colpevole quando non so resistere alla tentazione di accendere una sigaretta. Tra l'altro ho provato a tirarlo fuori quando Danilo mi rimprovera, il risultato è stato una bella risata, e allora come la mettiamo? E il tacchino di Popper? Che c'entra il tacchino? Il tacchino era stato messo in una stia per ingrassare e ogni giorno, puntualmente alle nove, riceveva abbondante cibo di cui s'ingozzava. Aveva dedotto che: ore 9 = colazione abbondante, finchè un bel giorno alle nove lo prelevarono per sgozzarlo.Fine della storia. E' noto che Popper...... Lasciamo stare! E se in me c'è il cromosoma 11, perché mi manca il cromosoma 9, quello che aiuta a smettere di fumare? Allora è meglio ritornare ai macinini da caffé, a quelle deliziose immagini di una volta,o alle mele di Chiara, che ora sono diventate "mie".
lunedì 7 giugno 2010
All'insegna di Apo
Non ho citato gli altri,ma la Befana Lucibimba li ha TUTTI nel suo cuore,anche quelli che sono venuti dopo,Elena, per esempio, che ancora si ricorda del mio compleanno e ogni giorno su Facebook mi manda in regalo un video, o una canzone, facendomi sentire incredibilmente giovane, o Liuba,ora colf e in Ucraina collega, che si è presentata alle due con una scatola di cioccolatini e una bottiglia di liquore. Apo è anche il futuro, il seguito delle sue avventure è già iniziato, le sue "scoperte" la porteranno nel mondo della scuola, quella degli umani, dove ha già incontrato e incontrerà molti affascinati personaggi.5 giugno, giornata piena di piccole grandi emozioni, di speranze e di sogni.Chissà se in un prossimo futuro, come dice Nanda, ( oh! anche lei ne ha di fantasia) firmerò autografi circondata dai miei pupazzi? Devo domandarlo alla fata dei sogni. A proposito, avete notato che l'immagine del mio profilo è cambiata? Ormai a settantanni sono proprio una Befana, comunque sono sempre io.
venerdì 4 giugno 2010
Il grande scempio
La giornata è cominciata male:la squadra del Comune, che ieri ha potato i pini, stamane ha inziato il grande scempio delle acacie di Viale Shakespeare. Impotente, dalla finestra del bagno ho visto crollare enormi tronchi, che per anni, anzi decenni, ci hanno protetto dal sole del pomeriggio ed ora in parte schermavano l'orribile visione dell'ALTO MURO di vetroresina(?) o nonsoche che circonda il cantiere. Ho gridato "assasini!", sono scesa a fare la spesa invasa da una furia omicida, mentre non riuscivo a levarmi dalla mente "lo strazio e il grande scempio" con quel che segue. Lo so, noi ex prof., o almeno io, (farò un'indagine tra le mie amiche)siamo ormai contaminate da frammenti di poesia che ci assalgono all'improvviso. Non so se il fantasma del Divino Poeta sarebbe indignato o compiaciuto, probabilmente indignato,dato il suo caratterino, ma anche perché, diciamocela tutta, tra la battaglia di Montaperti che insanguinò le acque del fiume e la fine di quattro vetuste acacie ce ne passa! Più tardi ho scoperto che il fattaccio non ha turbato solo me. La mia carissima Anna,"fata dei fiori", amica di tutte le piante, dalla sua finestra si è messa a strillare "Basta, Basta!"; di ritorno dalla spesa ho incontrato sul pianerottolo la mia vicina, che ha felicemente superato il traguardo dei novanta, che piangeva disperatamente. Ci siamo abbracciate e ho cercato di confortarla.Dopo questo sgradevole inizio, la giornata è andata avanti con un insolito ritmo da crescendo rossiniano. Rapido passaggio alle due dell'amico Andrea, che mi ha portato due prodotti della Ditta di cosmetici e affini,di cui è diventato rappresentante,destinati, come al mio solito, dopo il primo entusiasmo, a giacere con gli altri, allineati nell'armadietto del bagno. Breve, troppo breve pennichella pomeridiana senza la quale nel pomeriggio,sarei uno zombie, arrivo di Liuba alla quale ho comunicato che c'è un concorso per straniere,residenti in Italia, scadenza 31 dicembre. Si tratta di scrivere un racconto sulle loro esperienze di vita in una nazione diversa dalla loro. Lei ne ha tante di cose da raccontare, dato che in Ucraina è stata una prof.di letteratura Russa di Liceo, una collega, con la quale spesso disserto scambiando esperienze culturali. Danilo e Fabrizio alla GS e tutte noi sappiamo bene cosa sono in grado di portarti a casa due uomini quando hanno un intero supermercato da saccheggiare.Ieri si sono contenuti:solo tre bustoni da mettere a posto.A seguire passaggio della gestrice della ditta delle pulizie, venuta a riscuotere il dovuto; è una donnina avvenente, madre amorossissima di tre delizioni bambini, abile e scrupolosa piccola imprenditrice, ma ahimè, fashion victim. Ogni volta si presenta con una pettinatura diversa,di qui l'urgente necessità di parare le gaffes del mio consorte e i suoi commenti quando il nuovo look non gli piace. Ieri per l'appunto il capello scomposto non incontrava il suo gusto, per cui, mentre contemplavo con orrore le sue unghie variopinte, ho dovuto dire che i capelli così le donavano molto.Non contento l'infame ha incalzato, affermando che le donne devono seguire il gusto maschile e non quello delle altre donne.Dopo questa sconfitta sono stata risollevata dalla telefonata dell'amica Rosanna, con la quale ho trascorso una ventina di minuti di dolce- amara rimembranza. Sconcertante e bellissimo il motivo della chiamata:voleva contattare mia sorella,perchè gli alunni, Maturità sperimentale del '79 hanno invitato gli ex prof. per una serata di festeggiamenti.In questo pazzo mondo la cosa riapre il cuore alla speranza, anzi alla certezza che non tutti i valori sono andati perduti.Conclusione della serata:arrivo dell'amica Gabriella alle ore otto, in lacrime perchè doveva ancora finire il libro progettato con i suoi piccoli alunni per la manifestazione "Un ponte tra i popoli" Il tipografo che ha stampato i pezzi al computer e i disegni dei bambini, ci ha messo quattro ore(poveretto!) a capire la struttura di un libro origami, che sarà pure un capolavoro dell'arte del taglia, piega e ripiega, ma non è facile da stampare.Fino alle nove e mezza abbiamo corredato le diverse facciate degli opportuni scitti e disegni stampati su fogli autoadesivi. Commenti positivi di mio marito, che a 83 anni ama le favole a lieto fine, soprattuto se corredate da disegni bellissimi nella loro ingenuità,e finale di giornata con pizza portata a domicilio, che sarà pure un attentato alla linea,ma risolve in modo egregio le situazioni a rischio-pagnottelle. Domani è un altro giorno, cioé è il giorno del mio compleanno. Il traguardo dei settanta è stato raggiunto, poi si vedrà.
giovedì 3 giugno 2010
Zapping
Il popolo dei teleutenti si divide in due categorie; quella di chi odia lo zapping ( come me ) e di chi lo coltiva con passione e frenesia ( Danilo, mio amato consorte) . Questa arte da funamboli che saltano di palo in frasca, pardon di rete in rete, con atterraggi ben calcolati sul palinsesto che si sta seguendo, produce effetti stranissimi su chi non la ama, aggravati dal fatto che il digitale ha moltiplicato le occasioni e le possibilità di "gioco". Mi sono munita contro lo zapping.Sul mio tavolino ci sono sempre pronte un paio di riviste da sfogliare, un lavoretto prendi e lascia,un quaderno per appunti rapidi, giusto il necessario per sorvolare le pause di pubblictà senza farsi cogliere dal sonno che spesso mi impedisce di vedere l'assassino, dopo aver seguito QUASI per intero un poliziesco. Malgrado questi supporti spesso i suoni e le immagini mi attraggono per cui mi trovo a planare dolcemente sulla canzoncina di una deliziosa Shirley Temple, mentre sto seguendo l'ultima puntata di "Donna detective". il bello è che neanche i telegiornali sono esonerati da tagli improvvisi, proprio nel momento in cui, dopo le solite, ahimé, catastrofiche notizie si sta aprendo la pagina della moda.L'altro giorno seguivo una notizia apparsa sui titoli che scorrono in basso."Lascia sul bus la borsetta con 100mila euro, i carabinieri la ritrovano" Naturalmente, siamo passati ad altro ed io, in attesa che la pausa finisse e riprendesse il film, ho cominciato a ruminare...."guarda un po' che roba! Una pazza si dimentica 100mila euro ed è così fortunata che glieli ritrovano, magari un poveraccio....." Lo zapping mi rende anche cattiva per cui ho concluso che la sconosciuta non si meritava tanta fortuna. Poi, ci ho ripensato e la mattina dopo l'amico Google mi ha fornito la notizia intera. La donna in questione, settantenne, ha deciso, di sua iniziativa, di trasferire i suoi averi, ma ha lasciato la borsetta sul pulmann, ha avuto la prontezza di chiamare i carabinieri che hanno atteso il mezzo al capolinea e hanno recuperato la borsetta di cui nessuno di era accorto, altrimenti ne ritrovavano due! La donna però nella fretta ha fornito il suo numero di telefono sbagliato, per cui i poveretti hanno fatto ulteriori ricerche per ritrovarla e consegnare i soldi.Perché ho riferito questa notizia da "realtà romanzesca"? Ahimé, anche io ho settantanni , quindi inevitabile la riflessione su arterioscerosi, demenza senile,alzeimer e quant'altro che mi potrebbero colpire di soppiatto....... Conclusione:accidenti allo zapping!
martedì 1 giugno 2010
Bambini e draghi, principesse e farfalle e..
Gli alunni della mia amica Gabriella ( II elementare )con la guida esperta della maestra hanno creato una bellissima favola prendendo gli elementi da racconti diversi di diverse culture, cinese,russa, italiana,rumena. Hanno scelto i personaggi preferiti, hanno manipolato i luoghi (Bosco incantato, castello, fiumi e montagne invalicabili), gli oggetti magici e li hanno sapientemente ricuciti con l'aggiunta della loro fantasia. Anche io con Andrea ( il figlio della mia amica Lillo) una volta ho fatto un gioco simile, perché la sua prof.,dopo la lettura de "Il castello dei destini incrociati" di Calvino, (da cui è tratta l'immgine qui sopra) ha assegnato il compito di costruire una storia, servendosi delle carte dei tarocchi. Ci siamo, lui ed io, divertiti a comporre e scomporre le figure degli Arcani maggiori finché non ne è venuta fuori una storia accettabie. Il "gioco" è antico;lo conosceva bene Plauto che si serviva di dialoghi e frammenti di altre commedie per realizzare le SUE opere teatrali di irresistibile comicità.
Le donne dei pionieri, che si riunivano per comporre pezze di varia provenienza per una coperta matrimoniale, creavano dei capolavori irripetibili. Il bello è che ognuna sapeva riconoscere il proprio brandello di stoffa, ma ogni elemento trovava la sua giusta collocazione in un tutto perfettamente armonizzato.Anche noi ogni giorno della nostra vita cerchiamo di comporre e scomporre fatti e persone,sensazioni e progetti, cerchiamo di incastrare alla perfezione gli "elementi" a nostra disposizione alla ricerca di equilibrio e di armonia. Quando pensiamo, in rari momenti, di aver raggiunto il nostro scopo, improvvisamente un tasello del mosaico viene a mancare, una carta si distrugge col tempo, come nel famoso, preziosissimo mazzo di tarocchi Visconteo di cui due carte, la Torre e il Diavolo sono andate perdute. E se poi qualche carta esce fuori capovolta? Il suo significato cambia del tutto, così chi credevamo "aiutante" diventa "oppositore", come nelle funzioni di Propp. E "il viaggio" , " la partenza dell'eroe" e "il fallimento della prova"?
Dobbiamo sempre fare i conti con l'imprevisto. "La vita è un gioco, mischia le carte", diceva una canzone; se mischiando, mischiando il gioco di fa duro? E se il soffia un'alito di vento? Il castello di carte, quello che facevamo da bambini, crolla miseramente e bisogna ricominciare tutto da capo. Ahimé, dove sono andata a finire? Volevo raccontare una favola ( a proposito alla fine l'arciere uccide il drago, libera la principessa, la riporta a suo padre e felicemente la sposa) sono andata a parlare della vita... Meglio chiudere!
Le donne dei pionieri, che si riunivano per comporre pezze di varia provenienza per una coperta matrimoniale, creavano dei capolavori irripetibili. Il bello è che ognuna sapeva riconoscere il proprio brandello di stoffa, ma ogni elemento trovava la sua giusta collocazione in un tutto perfettamente armonizzato.Anche noi ogni giorno della nostra vita cerchiamo di comporre e scomporre fatti e persone,sensazioni e progetti, cerchiamo di incastrare alla perfezione gli "elementi" a nostra disposizione alla ricerca di equilibrio e di armonia. Quando pensiamo, in rari momenti, di aver raggiunto il nostro scopo, improvvisamente un tasello del mosaico viene a mancare, una carta si distrugge col tempo, come nel famoso, preziosissimo mazzo di tarocchi Visconteo di cui due carte, la Torre e il Diavolo sono andate perdute. E se poi qualche carta esce fuori capovolta? Il suo significato cambia del tutto, così chi credevamo "aiutante" diventa "oppositore", come nelle funzioni di Propp. E "il viaggio" , " la partenza dell'eroe" e "il fallimento della prova"?
Dobbiamo sempre fare i conti con l'imprevisto. "La vita è un gioco, mischia le carte", diceva una canzone; se mischiando, mischiando il gioco di fa duro? E se il soffia un'alito di vento? Il castello di carte, quello che facevamo da bambini, crolla miseramente e bisogna ricominciare tutto da capo. Ahimé, dove sono andata a finire? Volevo raccontare una favola ( a proposito alla fine l'arciere uccide il drago, libera la principessa, la riporta a suo padre e felicemente la sposa) sono andata a parlare della vita... Meglio chiudere!
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