Powered By Blogger

venerdì 30 aprile 2010

Mattilda

 
Posted by Picasa
Orsetti, bambole e...
L'orsetto di Danilo ha parlato, ha commentato la sua foto, non fidandosi di me che di lui, del suo passato non so quasi nulla. Penso che vorrà proseguire la sua storia su queste pagine, perciò rimando al commento della foto chi non vuole perdere la puntata precedente. Io non ho avuto un orsetto, ma una bambola, la mia prima bambola quando avevo cinque anni, nel mio primo << vero>> Natale dopo la guerra. Ricordo che aveva dei bei capelli neri ondulati. E' arrivata con un lettino, opera di una fortunata combinazione dell'abitità manuanale di due zii:Zio Silvano aveva fatto la struttura in conpensato con una bella rete, zio Roberto, l'artista aveva dipinto le faccette di quattro nanetti sulla testiera e tre sulla pediera. A quel tempo Biancaneve di Walt Disney è stato il primo lungometraggio di cartoni animati che ho visto.Attribuisco la mia passione per le bambole di tutti i tipi e di tutte le taglie alla lunga astinenza nella prima infanzia, quando le bambole potevo solo sognarle ( c'era la guerra ) e mi dovevo accontentare di una specie di fagotto fatto con un pezzo di lenzuolo imbottito.Ho già messo la foto della mia ultima nata, Celestina. Oggi però vorrei parlarvi di Mattilda ( non è un errore di stampa, si chiama proprio così, forse perché qundo l'ho fatta mi sentivo un po'matta ). Lei sorregge il rotolo della carta igienica nel mio bagnetto e litiga continuamente con l'altra bambola, quella che regge le collane, comprata al mercatino. Io credo che, se bambole e orsetti,galline ( sì Fulvia ,mia nipote da piccola amava una morbida gallina, Apollonia ) e Mio Mao vari riescono ancora a parlare, ci sia qualcosa di buono e di bello in noi. Qualcosa che dobbiamo salvare a tutti i costi se vogliamo resistere alla musica stregata di cui parlavo ieri. A proposito, il commento di Sabina è molto significativo, ma non è solo di lì che proviene il perfido incantesimo che vorrebbe costringerti a ballare fino a consumare le scarpe, come accade alle principesse della fiaba, seguendo una musica che non è la tua.

giovedì 29 aprile 2010

Favole e realtà
La mia amica Gabriella che insegna in una scuola elementare sta preparando con i suoi picoli alunni un percorso sulla fiaba.Ne ho letto con lei una rumena che racconta di dodici principesse, vittime di un crudele maleficio. Sono condannate ad avere un cuore di ghiaccio, per cui rifiutano tutti i pretendenti e a recarsi di nascosto in un castello stupendo dove tutta la notte danzano al suono di una musica meravigliosa fino allo sfinimento.Chi le salva? L'amore di un giovane giardiniere per la più giovane; con l'aiuto di una buona fata ( dov'è? Fatemela conoscere! ) riesce a rompere l'incantesimo e a convolare a giuste nozze con la sua amata. Non so perché, mi sembra che tutti noi, o forse solo io? siamo condannati a seguire una musica, che tra l'altro non ci piace, suonata da malefici direttori d'orchestra. E' la musica dei media, e soprattuto della TV che propone senza interruzione gialli e polizieschi, crimini e misfatti, raramente riscattati da un sorriso, anzi sempre più macabri e truculenti con particolari abbominevoli. In realtà, io riesco a liberarmi perché ho altri interessi, un libro piacevole è un ottimo antidoto, ma penso che non tutti siano in grado di uscire fuori dal labirinto dell'horror. Che senso ha? Almeno la tragedia greca aveva una funzione purificatrice, orrendi crimini, dopo tre generazioni venivano riscattati e finalmente si giungeva alla pace spirituale. e poi, guarda caso, alla fine di un ciclo tragico c'era sempre la commedia. Commedie oggi? Molto poche e, comunque, non tali da essere riciclate. Già perché nel ramo del riciclo, ma solo ripetitivo, non creativo i gestori delle TV sono maestri. Che dire dei cosiddetti reality ? Meglio passare ad altro argomento, ma oggi mi sento come svuotata, forse troppo piena di idee che si accavallano per cui penso sia più saggio rimandare il tutto ad un altro momento. O forse ad un'altra favola, quella dei ricordi che forse solo per essere tali diventano piacevoli e rincuoranti.Buona giornata!

mercoledì 28 aprile 2010

C'era una volta....non un re e una regina, non un pezzo di legno (vi ricordate Pinocchio?) C'era una volta una scatola di cartone cilindrica, era la scatola di un panettone (adesso le fanno di metallo e non servono proprio a niente, ve lo assicuro io che amo ricliclare tutto); due bambine l'avevano trasformata,con l'aiuto di una zia meravigliosa, in una casetta per le bambole. Erano state intagliate nel cartone molto duro porte e finestre; da un catalogo della ditta Sgaravatti ( la zia era una appassionata di piante e fiori)erano state prelevate enormi rose che, incollate con l'immancabile e preziosa Coccoina,( a proposito esiste ancora, mia sorella l'ha scovata in formato big in non so quale negozio)si arrampicavano lungo i muri. L'arredo era formato con pezzi scovati nell'armadio a muro di quella grande casa. Conservo ancora religiosamente la "cassapanca", una piccola scatola di ebano con piccoli intarsi in avorio,a forma di parallelepipedo, ci tengo il mio ditale, ma non so a cosa servisse a suo tempo. Gli abitanti erano due pupazzetti, quelli fatti con la lana, vivevano in quell'impropabile stanzone circolare, dalle mura troppo alte per loro.A volte sono stata tentata di comperare un panettone di B., l'unico che faccia ancora scatole di cartone, ma la forma è diversa, troppo bassa, mentre quelle di una volta venivano usate da mamme e zie per riporre i cappelli.
C'era un volta, ma quella esiste ancora, la grande scatola degli scacchi di legno pregiato, dal profumo di liquerizia. I pezzi della scacchiera erano i protagonisti di infinite rappresentazioni e soddisfacevano pienamente la fantasia delle due bambine. Dopo la guerra i soldi erano molto pochi, ma loro avevano la fortuna di giocare anche con le reliquie di tempi molto migliori.

martedì 27 aprile 2010

Cari nonni

Martedì 27 Aprile,Oggi piove e in questo strano aprile con giornate novembrine scrivo dei nonni, o meglio delle nonne. Non so se ci avete fatto caso, ma sono tornate in auge. Anzitutto quelle di una volta; le riviste femminili sono piene di "i consigli della nonna", " i rimedi della nonna" e, soprattutto " le ricette della nonna"(slurp!). Penso alle pizzette fritte, mia nonna era napoletana, una ricetta semplice, ipercalorica, ma deliziosa. Ricordo una festa in giardino nella casa al mare; i miei figli e i loro amichetti, mia madre e mia zia nella minuscola cucina che friggevano pizzette, io le portavo calde e croccanti e sparivano in un baleno.Basta un po' di pasta di pane ( forse avere un forno che ve la può vendere); mentre finisce di lievitare ben coperta, bisogna preparare un sughetto alla napoletana, olio, aglio basilico pomodoro,da cuocere velocemente, una scodella di mozzarella tagliata a cubetti, una ciotolina con tanto parmigiano grattugiato. Si prende un po' di pasta lievita, la grandezza di un pugnetto chiuso di bimbo, e si apre con le mani per formare una pizzetta rotonda, non troppo sottile. Quando se ne sono preparate un po', si mettono a friggere nell'olio bollente;è meraviglioso vederle che si gonfiano in un attimo. Si depositano su di un piatto da portata, (mia nonna ne aveva uno grandissino, ovale, di acciaio che manteneva il calore), ci si mette un po' di sugo col cucchiaio, una manciata di dadini di mozzarella e un po' di parmigiano e si mandano in tavola. Il problema è che spariscono in un attimo e voi dovete continuare a friggere e a prepararne delle altre, intanto ne potete ingurgitare velocemente una, mentre state lavorando, qualcos'altro vi spetta dell'ultima mandata di pizzette, sperando che gli altri siano ormai sazi.
Anche io sono sono stata una nonna, non" a tempo pieno", come mia sorella ed altre ie amiche, diciamo a "mezzo servizio", per coprire le ore in cui la tata non era disponibile.Svolazzavo dalla scuola a casa di mia figlia,poi la sera a casa mia dove giacevo imbambolata in poltrona non sapendo più qual era veramente il mio luogo di appartenenza. Però era meraviglioso! Mi ricordo i martedì, mio giorno libero, il mio turno cominciava la mattina presto. Mia figlia e mio genero si recavano al lavoro, ma non la finivano più di fare raccomandazioni, non si volevano staccare dalla piccola. Quando finalmente la porta si era chiusa,la passerotta:"Se ne sono andati, adesso possiamo fare quello che ci pare!" inziavano allora mille piacevolezze, passeggiate con il lettino che navigava per casa,tentativi vani di farla vestire per portarla a spasso,immancabili salti sul divano e così via...Ora la mia adorata nipote è ormai quasi diciottenne ed io sono un po' il suo consulente nelle materie letterarie, la confidente occasionale di qualche piccolo segreto; condivido con lei la passione per i baccialetti, quelli con le charms,quelli a cerchietto ecc.ecc.:(Lo confesso nel ramo braccialetti sono ancora una teenager, ma non me ne vergogno perché bisogna in qualcosa rimanere bambini).Sulle nonne di oggi ci sarebbe molto ancora da dire, perché sono rampanti, al passo con i tempi, aggiornate e dinamiche. Il mio momento magico per oggi è finito. Ciao, a domani

lunedì 26 aprile 2010

 
Posted by Picasa
Lunedi 26 Aprile.Per cominciare mi devo scusare per gli errori nella scrittura dovuti al fatto che voglio fare tutto di fretta.Inoltre ringrazio la mia amica Anna perché è la mia prima sostenitrice e ci tengo a dirle che da lei mi aspetto qualche contributo speciale.Sul blog di Chiara che ho potuto visualizzare grazie a lei, ho letto una frase che mi è piaciuta molto"disegnare è la mia vita, perciò disegno la mia vita." Ho riflettuto molto su come potrei adattarla a me. Il verbo che mi si addice è "trasformare"; ogni mio hobby ha in sé il principio della trasformazione, anche il restauro, per esempio. In questi giorni ho riportato a nuova vita una bambola-relitto e sono particolarmente soddisfatta del mio lavoro, il che accade raramente. Sul post di mia sorella il verso di Keats la dice lunga, anche perché, dai "reami dell'oro",ovvero dalla Poesia è passata alla "nonna a tempo pieno".Tutta la vita è un continuo riciclo. Chi non riesce a trasformarsi è perduto. Per quanto mi riguarda, riesco a trasformare un po' di pezze colorate in una bambola,un muro rovinato in un affresco, tanto per coprire la carta rovinata. Ci sono delle trasformazioni che non mi riescono:tento in tutti modi di far diventare le faccende di casa qualcosa di piacevole,ma è un continuo fallimento.Altre trasformazioni possono essere disastrose, per esempio quella di qualsiasi elemento commesstibile in carbone, se mi dimentico di aver messo qualcosa a cuore e mi siedo davanti al computer per fare qualche solitario. Una volta, prima di andare a scuola (c'era il doppio turno), avevo lasciato per il pranzo una frittata di zucchine. Peccato che invece di spegnere il gas, l'ho messo al minimo. Risultato? Una splendida frittata di cartone durissimo che mio marito ha conservato fino al mio ritorno e poi è andata a finire, rigida e impettita, nella pattumiera. Forse avrei potuto ricavarne una esperienza da pubblicare, del tipo"come disidratare alla perfezione un oggetto commestible senza bruciarlo" Suona bene,vero? Questa è la grande magìa delle parole, riescono a trasformare la realtà e renderla meravigliosa. Ci sono persone che mi stupiscono perché riescono ad operare trasformazioni prodigiose, non dico belle. Per esempio c'è chi è riuscito a trasformare una nuvola in un edificio ipermegagalattico non so di quante tonnellate. Non voglio insistere su questo argomento perchè anche il mio post diventerebbe molto pesante. Preferisco lasciare al mio vasto pubblico il commento, o meglio qualche suggerimento su trasformazione, riciclaggio e simili.Ciao a domani

gioiello cuore

 
Posted by Picasa

sabato 24 aprile 2010

Di tutto un po'

Due parole di presentazione.
Dato che non tutti leggono ma tutti,proprio tutti scrivono, ho deciso che scriverò anch'io. Suona come una minaccia, ma vi assicuro che sono una pacifista e non ho quindi intenzione di aggredire un ipotetico lettore con una sequenza di tormentate e tormentose elucubrazioni sul passato presente e futuro della sottoscritta o, peggio ancora, dell'umanità. Per questo bastano giornali, telegiornali, rubriche e dibattiti che si addensano sulle nostre giornate, le nere nubi di tragedie di vario genere, vere o presunte, che ci lasciano con la bocca amara e la certezza di non poter evitare la catastrofe. Ben vengano quindi varietà e romanzi rosa, e se il meteoterrorismo del mattino ci fa ritirare nelle quattro mura domestiche come tartarughe nel guscio, l'oroscopo del giorno ci spinge a osare impropabili avventure di sicuro successo. Comunque, vero che dobbiamo far i conti con le mille difficoltà del nostro mondo, del nostro tempo, delle nostre vicende familiari, ma è anche vero che la vita è fatta di giorni, mesi e stagioni. In sintesi i tempi di attesa perché progetti e aspettative trovino ua realizzazione sono abbastanza lunghi e a noi spetta il compito di arrivare a fine giornata senza troppi stress, stanchi forse ma sereni, il che di per sé è già un'impresa non indifferente.Eccoci dunque al punto. il quotidiano con la sua routine che varia con il contesto e l'età e si appesantisce nei momenti critici che a nessuno sono risparmiati. Questo sarà dunque un viaggio nel quotidiano, il mio ovviamente. Di me dirò solo che" molto ho viaggiato nei regni dell'oro (much have I travelled i the reamls of gold..J Keats) e oggi sono nonna a tempo pieno.Marina

venerdì 23 aprile 2010

Non so proprio come cominciare,perchè non ho preparato né testi,né immagini ,domani sarò, spero più pronta,ora sono solo emozionata,perché mi sembra di aver raggiunto un obiettivo,quello di condividere idee, progetti, hobbies non solo miei, ma anche di mia sorella, e , spero, delle mie care amiche che mi risponderanno nel corso di un anno, nel mutare del tempo e delle stagioni. Arrivederci a domani!
Oggi, 24 aprile è un altro giorno, mi sento più sicura anche se ancora non imparato a gestire questo nuovo strumento di comunicazione. Tanto per imcominciare voglio presentarvi la mia ultima nata tra le bambole di stoffa che mi pace realizzare.Si chiama Celestina ed è una fata che non è voluta crescere, un po' come Peter Pan. Se riuscirò a caricare la sua foto, spero proprio di sì, potrete vedere che il suo cappello è un cono tagliato, privo della punta , perchè non ha ancora l'età per portare un cappello intero. E' circondata di piccoli pupazzi di stoffa, perchè è lei che con la sua bacchetta rende magico il giocattolo preferito di ogni bambino, quello con cui vanno a dormire e che si consuma più degli altri, ma ricucito o spellacchiato è sempre il preferito. Mio marito ha ancora il suo orso, ridoto un po' maluccio, più volte ricucito dalla sua mamma ed ora restaurato da me che non ho fatto altro che mettergli una maglietta giallorossa ( è romanista come il suo padrone) che copre tutte le sue ferite "di guerra". A questo punto, rimandando a domani l'inserimento foto che non riesco a trovare nel caos del mio computer mi aspetto che qualcuno mi parli del suo giocattolo preferito e lascio la parola a mia sorella Marina alla quale devo l'idea di questo blog e con la quale condivido molti interessi e ricordi .