"Ciò che di me sapeste/non fu che la scialbatura/la tonaca che riveste/ la nostra umana ventura..."
Ebbene si' voglio assumere una nuova "tonaca" e giocare con il nomignolo con cui mi chiamava la mia mamma e, siccome le streghe vanno di moda, ecco a voi "Nani Nanocchia", (ma potrebbe essere vero anche l'inverso, che lei sia quella vera e Luciana solo l'apparenza, chissà...):
Nani, detta Nanocchia affettuosamente dagli amci più intimi, era una strega; ehi!, andiamoci piano, non cadiamo nel solito equivoco medievale, secondo le più recente scoperte etimologiche l'inglese witch deriva da wise = saggia, quindi la strega all'origine è "colei che sa" più degli altri e può anche propinare pillole di saggezza. Quanto a questo non so se Nani fosse saggia, secondo qualcuno, anzi più d'uno, lo era. Spesso le dicevano "Parlare con te è stato un conforto, mi hai rasserenato/a", ma lei? Lei era una perenne irrequieta, le calzava a pennello quel verso di Montale "La tua irrequietudine è come gli uccelli di passo/turbina e non appare......" Una calma apparente e un cervello sempre in ebollizione, alla ricerca di qualcosa di nuovo, di non scontato, di imprevisto. Il suo look era spesso banale e conformista, quello che ci si aspetta da una strega un po' avanti negli anni, ma c'era sempre un particolare, un bracciale, una collana, una borsa che tradivano la sua vera natura. Spigolando sulle riviste delle umane guardava sempre le pagine della moda; le piaceva Cavalli con i suoi mix un po' folk. Di recente si era innamorata di un abito "vedo e non vedo" con frange lunghissime che partivano da una specie di collare per arrivare oltre l'ombellico. Quanto alle collane.. Ne aveva tantissime anche se spesso non le indossava, amava crearle mixando elementi diversi, era follemente attratta da tutto ciò che luccica e come Zio Paperone con le monete, le piaceva tuffare le mani nei suoi tesori....da mercatino. Dicevano che fosse "buona", "comprensiva, " sollecita", anche lei a volte lo pensava, ma guai a deluderla, guai a fare del male a chi amava, diventava rancorosa e vendicativa, e non riusciva a dimenticare. Non si sa bene perché amava gli elefanti, ne aveva una collezione, forse perché l'elefante è paziente, ma non dimentica. A volte come la musa inquietante di Carrà, avrebbe voluto staccarsi la testa e deporla lì per terra, per osservarla con calma e tentare di capirci qualcosa. Le piaceva giocare, ridere, ma di recente ci riusciva di meno, una cosa in cui riusciva sempre era pastrocchiare; "Ecco è arrivata Nani Nanocchia, la strega che pastrocchia", così dicevano di lei ed era vero, cotoni e colori, uncinetto pennelli ,legnetti e conchiglie, tutto andava bene purché fosse il momento giusto: Anche in cucina era così; combinava piattini deliziosi, purché improvvisati, variando gli elementi delle ricette tradizionali, si rifiutava di usare in questi casi la sua bacchetta magica, voleva fare da sè, come gli umani. Il risultato era che nella foga della creazione riduceva la cucina una campo di battaglia, sul tavolo al minimo giacevano alla rinfusa almeno cinque coltelli, quattro forchette e due mestoli, per non parlare di un numero imprecisato e variabile di tegami e tegamini. Lì neanche la bacchetta magica ce la poteva,perché non era conformata per riparare quei disatri e allora ci voleva un po' di pazienza per mettere tutto a posto e lei di pazienza, in fondo, ne aveva molta..ma è così?
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